Un disco Inner Island scritto dopo aver ascoltato band rock ed influenzato dalla melodia di un isola lontana dalla tradizione della musica rock. Un lavoro che esprime alternati stadi d’animo nella forma canzone fra poesia e sentimento.

Al microfono di Patrizio Longo incontriamo i Thisorder per raccontare di questo primo lavoro.

Quanto la tradizione popolari hanno influenzato il vostro lavoro?

Siamo cresciuti in un contesto saturo di suoni e tradizioni popolari, anche se presto la nostra attenzione si è rivolta alla scena internazionale. Ma c’è un filo conduttore che unisce tutto e rende la musica linguaggio universale. Senza dubbio un certo “sapore” tipico della musica napoletana ha contribuito alla formazione di Marco come chitarrista. Tant’è che la chitarra di “Unus”, per quanto effettata e distorta, riprende uno stile comune alla ritmica della tarantella classica, come anche della pizzica. In Late Empire inoltre, la chitarra vira fortemente verso uno stile arabo, che rimanda a suoni che abbracciano tutto il sud Europa ed il medio oriente. Parliamo anche di flamenco, sintesi meravigliosa di mondi che si contaminano da millenni. Non è una piccola soddisfazione l‘essere riusciti a portare nel nostro rock questo tocco di “alternativo” che affonda le radici in secoli di storia e cultura mediterranea. In fondo, tutta la musica – o per lo meno tutta la musica migliore – è “world music”, no?

Perché Inner Island?

Viviamo in un mondo dalle priorità-etiche, estetiche, sociali, morali, materiali – capovolte, e non ci resta che guardare al nostro interno, come in uno specchio, per trovare elementi che ci guidino nel decifrare la realtà. Un filtro, un’isola interiore, solida, concreta, il “sé”, che si lascia bagnare senza farsi travolgere dal mare che la collega alla realtà esterna, fino a rendere questa realtà comprensibile. In 3Dawns Emanuele canta «madding with inner skull vast as outside»: oltre ad essere una citazione di Allen Ginsberg, questa frase ci dice che appunto l’interno è vasto come l’esterno, ossia che il dentro può, anzi deve, decifrare il fuori caotico e selvaggio che ci viene posto davanti come “razionale”. Quando questo fuori ci si limita a subirlo, invece – “annuisci, produci, consuma, crepa!!” – non c’è più alcuna speranza di libertà. Da questo punto di vista, la nostra “reale isolanità” è un privilegio. Tra metafora e realtà, il mare che separa ed unisce insieme ti permette un punto di vista più “profondo” e meditato sul mondo.

I’m Sorry è la traccia che presenta il disco ma di cosa vi scusate?

Abbiamo deciso di aprire con questo brano perché contiene molte delle suggestioni musicali che man mano si sviluppano più avanti nell’album. Esprimiamo l’alternanza – sempre “interiore”, quindi spesso caotica – degli stati d’animo innescati da un abbandono, ed il fatto che ad un abbandono corrisponde sempre una liberazione. Voluta o meno. Spesso capisci che ciò che abbandoni ti legava, e che “soli nella disgrazia” si può anche trovare la pace. Constatazione amara, di cui per istinto, si chiede perdono.

Come siete riusciti ad avere il giusto equilibrio armonico nella scrittura dei brani?

Beh, in realtà tutto ci è sembrato abbastanza spontaneo. Non che non ci siano stati mega-blocchi con mega-discussioni e mega-sindromi da foglio bianco, soprattutto sui cambi di tempo e negli inserti tra generi diversi. Nel complesso, però, il giusto equilibrio è giunto grazie alla pazienza di tutti noi nell’aspettare che ciascuno riuscisse a dare il suo meglio, lasciando che molte cose, intuizioni, si andassero quasi magicamente ad incastrare nella trama generale. Un pò come la questione della “non-appartenenza” della musica. Arriva e va dove vuole, se la riesci ad aspettare. Magia.

C’è anche un video che presenta il disco?

Sì, come singolo e video di lancio abbiamo scelto Unus, terza traccia dell’album. Il video è girato tutto in soggettiva, idea nata dallo spot “Nike Next Level” diretto da Guy Ritchie. Unus è un pezzo che potremmo definire indie-stoner, di conseguenza volevamo ricreare nel video un’atmosfera che avesse dei forti richiami alla periferia londinese….Proprio in questi giorni stiamo lavorando alla fase finale del montaggio, insieme al nostro regista – e soprattutto amico – Marco Bizzarro. L’uscita è prevista per fine febbraio.

Quali i vostri ascolti?

In realtà ognuno di noi ha un background musicale molto personale. Band come i Pearl Jam, A Perfect Circle, Radiohead, Queens Of The Stone Age, Rage Against The Machine hanno rappresentato e rappresentano tutt’ora dei punti di riferimento fondamentali. Ma se dovessimo scegliere un disco che ci metta tutti d’accordo, allora direi “Lateralus” dei Tool: semplicemente immenso! A dirla tutta, questa di “Lateralus” potrebbe essere una delle rotte principali del nostro sound per un secondo disco,già in cantiere. Anche se amiamo sempre giocare con la forma canzone nei vari generi, e speriamo di averlo almeno in parte già dimostrato in questo disco.

Chi scrive i brani e quali i momenti d’ispirazione?

Ehh qui se ne potrebbero scrivere di cose!! Fondamentalmente le canzoni le abbiamo scritte insieme, ovviamente partendo dallo spunto di un giro di chitarra o di una lirica, ma insieme. Avendo avuto la fortuna, sfortuna, sfida di realizzare completamente da soli il disco (e per “da soli” intendo…scrittura, registrazione, missaggio, foto e grafiche), ci siamo ritrovati a convivere per circa tre mesi a casa di Domenico a Roma, dove, nella stanza da letto, abbiamo stabilito i Thisorder recording studios. Questo vivere così a stretto contatto e con un obiettivo creativo comune ha prodotto dei risultati fantastici, oltre che macchie indelebili sui muri. In pratica ci si svegliava la mattina e subito ci si buttava al computer per registrare o missare successivamente arrivavano i momenti di stanca ispirativa e si andava in giardino a giocare a calcio per sbloccarsi. Poi si rientrava si faceva un Martini e tutto diventava chiaro, l’ispirazione tornava a fluire e così, blocco, puntata di Lost, riff, pizza a domicilio, giro di basso, lirica, discussione su chi doveva pulire il bagno, etc.. In definitiva siamo molto lontani dai momenti d’ispirazione dell’immaginario collettivo (tipo contemplazione di mare tempestoso al tramonto o dramma amoroso). Alcuni spunti invece arrivano da molto lontano,nel tempo. Proposti al momento giusto, hanno dato un giusto risultato.

Il nome della band è un gioco di parole per intendere un tipo di ordine quale?

L’ordine di un sette ottavi seguito da un nove ottavi, senza perdere il filo melodico. In pratica il genere a cui aspiriamo, un cross-prog-over-alternative-grunge…ahaha. Scherzi a parte sì, è la musica ad averci dato lo spunto: un disordine solo apparente che nasconde un ordine tutto nostro, questo ordine! In più, come abbiamo detto prima, crediamo, anzi notiamo che quest’ordine è disordine anche nella realtà, con tutte le sue priorità capovolte, etc. Ognuno di noi, insomma, ha un suo punto di vista personale confermato dal termine thisorder. E poi è un bel gioco di parole e basta, anche se purtroppo non sono in molti ad afferrarlo subito…

Cosa pensate dei talent show, avete provato una candidatura?

Bella domanda, speravamo che prima o poi arrivasse! In tutta sincerità crediamo che i talent shows stiano massacrando la musica e il mercato discografico invertendo il rapporto musica-media. Una volta i talenti approdavano alla televisione e quindi ad un successo più ampio solo dopo anni di gavetta, di passaparola innescato dalla qualità della loro musica e delle performance. Oggi si diventa famosi cantanti senza aver scritto neanche una canzone e solo grazie allo spamming televisivo e mediatico!! Sempre più spesso il disco che uscirà in seguito è quasi una formalità, con canzoni scritte sempre dai soliti noti, sempre uguali, che occuperanno il top delle charts mortificando il lavoro di chi cerca di innovare, di chi continua a produrre ottima musica ma che non avendo visibilità, non avrà mai la gratificazione che merita. E qui ovviamente entra in gioco l’opportunismo un po’ becero delle majors che, avendo ogni sei mesi un bel po’ di pappa pronta, hanno praticamente abbandonato la ricerca e la valorizzazione vecchio stile di giovani promesse e sonorità diverse, creando quindi il danno finale e forse peggiore -non certo per i loro bilanci, certo – che è quello di uniformare sempre più i gusti musicali dei più giovani che, poverini, non sanno quasi più neanche cosa siano il rock, il punk, il grunge e via discorrendo. Quindi per favore non parlateci di talent show che ci innervosiamo!!! Al tempo stesso, e proprio per questo, ci preme ringraziare il coraggio, la voglia di scoprire e la sensibilità di persone come Fabrizio Galassi (Kataweb) e Govind Khurana (New Model Label), a cui dobbiamo la maggior parte delle nostre opportunità di seria crescita artistica.

C’è un tour in programma?

Certo! Appena finito il lavoro sul video ci dedicheremo esclusivamente a quello. Abbiamo in programma di iniziare verso il 15-20 Marzo, partendo da Napoli e Roma, con uno spettacolo che possa divertire anche le persone che non conoscono ancora la nostra musica. Uno show curato e coinvolgente, che non sia insomma la solita successione di canzoni, ma più un percorso continuo, condito da versioni rivisitate di qualche pezzo per noi classico e formativo, che possa davvero farci conoscere ed apprezzare in un modo un po’ più intimo e personale.

foto: Archivio Thisorder

2 commenti a “Intervista ai Thisorder: “Inner Island” il suono apparentemente in ordine”
  1. cari thisorder è tutto
    cari thisorder è tutto maledettamente vero quello che dite sul caos esterno che deve essere decifrato e riequilibrato dal nostro interno anche se il più delle volte i due caos sono talmente legati come una ingarbugliata matassa che non ne riesci a trovare il capo..e rischia di strozzarti se ti si attorciglia intorno al collo perchè non trovi nessuno che ti dà una mano a dipanarla ..solo dentro di te devi trovare la forza per riuscire a farlo.Scusate forse sono pensieri pazzoidi ma mi è piaciuta molto l’intervista e il vostro modo spontaneo e di gioco di vivere la musica di comporla di tirar fuori dsa soli e con sacrificio il vostro interiore.Ho un pò di anni più di voi ma mi ricordate tremendamente il mio modo da sempre di vivere la vita.
    Qui dice che l’indirizzo mail è anonimo ma non bisogna mai vergognarsi e nascondere i propri pensieri:
    la mia mail cristi.pie@libero.it

  2. Ciao Thisorder!!!
    Non vedo

    Ciao Thisorder!!!
    Non vedo l’ora di ascoltare il vostro disco…
    Mi piace tanto la musica, il buon rock, e soprattutto le novità sonore che da il rock intrecciato ad altri generi!
    Detto ciò, visto il vostro backgroud e i gruppi da cui prendete ispirazione, credo che ci sarà solo da divertirsi.
    In bocca al Lupo ragazzi… e per pulire il bagno chiamate una donna delle pulizie a 10Euro/h!!! Teste
    un abbraccio

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