Un progetto musicale nato dall’incontro di Vito Astone e Pippo Sblendorio.

I quali dopo una serie di partecipazioni con diversi artisti della scena, come Gatto Panceri, Paolo Vallesi, Pino D ‘Angio, Massimo Varini decidono di fondare gli Orologi Rotti. La Band si caratterizza per creatività artistica, soprattutto nella scrittura dei brani dove si possono leggere numerosi stati d’animo dall’ironico al sentimentale.

Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Pippo Sblendorio la voce della band per raccontare questo percorso e presentare il nuovo brano: Ciao sono E.T. Quale il riferimento con E.T.?

Ciao sono E.T. è la visione del nostro mondo attraverso gli occhi di una creatura extraterrestre. Egli naturalmente vede tutte le contraddizioni e le debolezze delle creature, a lui “extraterrestri”, che abitano questo meraviglioso pianeta chiamato “Terra”, e non riesce a capacitarsi di fronte a cotanta meravigliosa bellezza e di contro a tanta scelleratezza dei loro abitanti. Il suo sdegno arriva a tal punto da rifiutarsi completamente di scendere sul nostro mondo e di intraprendere qualsivoglia contatto con noi. Non mancano nell’arrangiamento del brano dei riferimenti storici quale l’inserimento nel bridge delle note del famosissimo film “Incontri ravvicinati del terzo tipo” note che servivano allora per creare il contatto con gli alieni. Il resto penso che sia abbastanza palese nello svolgersi del brano fino alla fine quando il nostro “amico” E.T lascia spazio alla speranza con una frase ad effetto.

Numerose le esperienze con artisti della scena pop. Un ricordo particolare che vi lega ad una di queste?

Senza dubbio la partecipazione attiva ai concerti di alcuni di loro (vedi Gatto Panceri e Paolo Vallesi) alla creazione degli arrangiamenti di alcune loro produzioni discografiche (Pino D’Angiò) fino al legame di amicizia e stima reciproca con degli artisti e produttori ormai icona della scena musicale italiana (Massimo Varini).

Quando decidete di dar vita la progetto Orologi Rotti?

Il tutto nasce intorno al 2006 dopo aver fatto le proprie esperienze a volte insieme, altre in modo separato, con l’esigenza di fondere le nostre idee, crediamo abbastanza originali, cercando di creare nel modo più naturale il nostro repertorio seguendo il nostro istinto, il nostro modo di percepire il mondo partendo da una base ironica, senza tralasciare nel repertorio la visione del pop/rock tradizionale.

Perché questo titolo?

Gli Orologi Rotti è il desiderio di fermare per un momento il tempo, ormai tiranno, e avere la possibilità di soffermarsi e vivere ogni momento la nostra vita. Ma anche lasciare che il pubblico abbia un po’ di tempo per fermarsi ad ascoltare anche quello che noi artisti indipendenti abbiamo da dire, e non solo quello che i media solitamente ci costringono costantemente.

Come scrivete i vostri brani, in quale situazioni trovate l’ispirazione?

La sinergia è totale, nel senso che normalmente partiamo da una bozza di testo nata dalla mia inaudita e infinita fantasia (diurna, notturna, storie di vita vissuta e non, gesti quotidiani, insomma tutto può essere un pretesto per fare un bel brano) e dopo cominciamo, grazie alla sapiente e ormai inesorabile capacità di Vito Astone a crearci la melodia più adatta. Infine il tocco del “Maestro”, titolo secondo me ormai conseguito sul campo, Vito nel vestire con l’arrangiamento migliore quello che poi verrà ascoltato dai nostri utenti finali. Naturalmente a voi giudicare, accettiamo anche critiche costruttive, il nostro lavoro. Nella scena musicale quali sono i vostri riferimenti? Io personalmente sono cresciuto mangiando pane e Pooh, con contorno di Pino Daniele, poi tutto il resto della musica pensabile e immaginabile: dal liscio alla disco, dal rock al melodico napoletano, adesso mi nutro con gli Orologi Rotti. Vito preferisce invece le produzioni pop-rock-rnb americane e inglesi, la lista sarebbe interminabile.

Come valutate programmi quali X-Factor?

È ormai noto che le majors discografiche non investono più sugli sconosciuti ne tanto meno hanno il tempo di attendere che un artista riesca ad ottenere consensi di pubblico e di incassi nel medio/lungo termine. Ecco che spuntano i realityes musicali e le suddette majors si buttano a capofitto sul nuovo metodo di selezionare un artista sfruttando il devastante impatto della tv, con conseguente immediato indice di gradimento e quindi in prospettiva un sicuro investimento su un personaggio ormai conosciuto e accettato dal pubblico. Se vogliamo vedere il fenomeno dal punto di vista del discografico, direi che hanno trovato la panacea dei loro mali, ovvero investimento iniziale quasi vicino allo zero, visto che la promozione avviene già durante lo svolgimento della trasmissione, e poi, a parte il costo della produzione del cd e tutto il circo che segue l’artista, l’incasso decuplicato è quasi certo. Se vediamo il fenomeno da parte dell’artista ci sono tanti aspetti da considerare. Senza nulla togliere alla professionalità e competenza degli artisti che partecipano a queste trasmissioni, si può notare una sorta di impoverimento generale dell’arte nel senso più profondo del termine.

Vi immaginato un Luigi Tenco che partecipa a un music reality con un repertorio intimo che magari non incontra il parere favorevole del giurato di turno con la sua visione moderna e commerciale del momento. Tutti noi avremmo perso un meraviglio brano come “Mi sono innamorato di te”. O un piccolo e insignificante Bruno Lauzi, non avremmo mai ascoltato “Piccolo Uomo”, oppure un romanaccio/donnaiolo Franco Califano e anche Minuetto sarebbe rimasto nel cassetto. Mi domando quanti artisti hanno nel loro repertorio dei capolavori che nessuno forse, con questo sistema, conoscerà mai. È vero i tempi cambiano, ma la vera arte cambia anche parallelamente, manca solo lo spazio dove farla esprimere e vivere, e si sa di arte riescono a vivere solo in pochi. Pertanto viva l’arte, viva la musica, e bravi tutti quelli che alla fine riescono a sopravvivere alla jungla dei music realityes.

Quali sono i vostri prossimi impegni?

Al momento ci stiamo dedicando alla promozione di quest’ultimo singolo, ma inizieremo a breve le riprese per il videoclip;chi vuole seguirci e sostenerci può farlo attraverso il myspace, facebook, youtube; poi abbiamo molti brani nel cassetto quindi forse più in là un cd, ma pensiamo ad oggi: i nostri orologi si sono rotti non possiamo fare previsioni.

One thought on “Inervista ad Orologi Rotti: “Ciao sono E.T.””
  1. Ho avuto modo di sentire le
    Ho avuto modo di sentire le vostre canzoni tramite youtube.. Siete grandi.. la canzone di E.T è fantastica. Mi fa ragionare parecchio e son anch’io del parere che E.T ha ragione.. abbiamo una terra straordinaria e la roviniamo giorno dopo giorno .. Un po come la canzone di Rio(il gigante) .. Son parole che dovrebbero far ragionare i giovani ma anche gli adulti .. Per capire che la terra è la nostra casa e la dobbiamo trattare nel migliore dei modi..

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