Populous inizia il suo percorso musicale come chitarrista e programmatore di sequencer MIDI. Con l’avvento della computer-music, il suo approccio al suono si trasforma grazie a software che rispecchiano la sua visione creativa.

L’album Queue for Love, pubblicato dalla tedesca Morr Music, mescola influenze jazz, soul e colonne sonore anni ’60/’70, riflettendo un ritorno alle radici sonore. Ha abbracciato collaborazioni con artisti come Doseone, valorizzando contaminazioni musicali. Da un background rock-noise, si ĆØ avvicinato a generi come hip hop, r’n’b e folk. Per lui, creare musica in casa ĆØ una scelta di indipendenza e filosofia DIY (acronimo di Do It Yourself, equivalente dell’italiano fai da te).

Come inizia Populous a sperimentare a lavorare il suono?

Populous comincia come chitarrista. Poi come programmatore di sequencer-midi rotti e ridicoli. L’avvento della ā€œcomputer-musicā€ ha rimesso in discussione tutto. Mi ĆØ bastato usare un paio di software per capire che era esattamente quello che stavo cercando.

Il nuovo lavoro Queue for Love su Morr Music la label tedesca di Thomas Morr. L’album ĆØ vicino alle influenze della atmosfere jazz e soul con riferimenti anche a colonne sonore anni 60/70.

Intervista di Patrizio Longo ad Andrea Mangia Populous


Si ĆØ modificata la tua attitudine verso il suono elettronico?

In certo senso sƬ. Questo perchĆ© anche i miei ascolti e i miei gusti sono cambiati. Ho smesso di sentire tutta quell’electronica fredda e glaciale e ho preferito un ritorno alle radici del suono. CosƬ ho scoperto un interesse verso vecchie registrazioni di rock-psichedelico, soul, funk, reggae ecc. Questo anche perchĆ© credo che il modo in cui quei dischi siano stati registrati ha dell’incredibile.

La collaborazione ed amicizia che intercorre fra te e la band Studio Davoli ha influenzato la realizzazione di questo lavoro viste le infiltrazioni ā€œpre-elettronicheā€ dei compositori italiani tra fine sessanta ed inizio anni settanta?

Ammetto di aver ascoltato molta musica elettronica degli albori, Raymond Scott su tutti. Anche molto Piccioni e Umiliani, adesso che ci penso… …e l’amicizia con gli Studio Davoli può essere senza dubbio collegata a questi ascolti, ma di base c’è anzitutto un rapporto umano.

Sono delle belle persone con cui fa piacere parlare di musica, ma in pratica starei bene anche parlando di ā€œnienteā€. Parliamo del tuo background musicale quali erano i tuoi primi ascolti, quelli che ti hanno dato una struttura….

Adesso cosa ascolti?

Ho un background di stampo rock, più o meno rumoroso. Considerando l’etĆ  non posso nascondere che la mia adolescenza ĆØ stata turbata dalla scena di Seattle e da tutto quel noise-rock di cult labels come touch and go, dischord e amphetamine reptile.

Poi chiaramente ho cambiato, spostandomi su altre cose senza mai rinnegare il passato. Ora ad esempio ascolto tutt’altro: r’n’b, un sacco d’hip hop (anche old school), dischi Stax e Motown e poi folk, molto folk.

Intervista a Andrea Mangia Populous negli studi di Radio System con la regia dei Revox

Risulta evidente che nei tuoi lavori spesso sono presenti collaborazioni con persone amiche, ĆØ una casualitĆ ?

Visto che io ho una buona stima dei miei amici, collaborare mi sembrava una cosa abbastanza naturale. Sono state tutte ottime esperienze, da ripetere senz’altro. Andiamo fuori dal confine italiano. Diverse le collaborazioni internazionali con cui hai realizzato Queue for Love. Come nasce la scelta di far cantare un brano con Doseone.

Non ĆØ possibile parlare di generi definiti ma di contaminazioni? ā€œgenerei definitiā€ ĆØ un concetto che non m’è mai piaciuto. Mi considero una persona senza preconcetti, aperta a qualsiasi soluzione. Per cui ben vengano le contaminazioni e i rimodellamenti.

Avere un guest come Dose nel disco ĆØ stato un vero onore, considerando quanto io ami i Clouddead e tutto quello che l’anticon records sta facendo per l’hip hop. Ricordo un disco ai primi del 1990 con l’avvento della house music recitava cosƬ Music in the house. I primi esperimenti di musica house (fatta in casa). Corsi e ricorsi storici….

A tuo avviso ĆØ tornata questa ā€œmodaā€ di realizzare i dischi in casa. Un problema di costi o di gusti?

Il fattore ā€œmodaā€ credo rappresenti solo una piccola percentuale. Per quanto mi riguarda ĆØ una necessitĆ , non avendo a disposizione budget da spendere in studi di registrazione e stronzate da star. Poi, una volta appurato ciò, entra in gioco l’orgoglio di fare tutto con pochi mezzi, cioĆØ la cara e vecchia filosofia del Do It Yourself.

Hai collaborato alla realizzazione della bellissima raccolta Condominium edita dalla label napoletana Mousike Lab. Cosa pensi dell’idea di realizzare un condominio virtuale.

Apprezzeresti l’idea di vivere in un vero condominio abitato solo da Artisti?

I condomini virtuali in un certo senso esistono giĆ , basti pensare a tutte le communities che ruotano attorno a determinati siti musicali o di arte in genere. Mentre l’idea di vivere in un vero condominio sarebbe invece terribile ed elettrizzate allo stesso tempo. Si sa che gli artisti sono strane persone, lunatiche, metereopatiche e quant’altro… ah ah..

Però è anche vero che sarebbe impareggiabile dal punto di vista culturale, una cosa veramente stimolante. Paragoni sonori e riflessioni.

Un aggettivo per definire questi Artisti: Sigur Ros, Aphex Twin, Alva Noto, Telefon Tel Aviv, Sigur Ros: eterei. Aphex Twin: datato. Alva Noto: chirurgico. Telefon Tel Aviv: Newroots.

Ascolta intervista ad Andrea Mangia aka Populous

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