Alla continua ricerca della tradizione folk, dj e produttore. Incontriamo Stefano Miele per ripercorrere alcuni tratti della propria carriera artistica e discutere del nuovo lavoro “Glocalizm Vol. 1 – Samples, traditionals & folk!” (2007 – Mòglocal).

Hai percorso anche il territorio della “musica dance alternativa”.

Mi riferisco a “Pista Connection” e “Flux”. Qual’è quella che definisci “musica dance alternativa”?

Bah, in realtà io non ho mai dato la definizione di Dance Alternativa alle mie produzioni, immagino che ci si riferisca al fatto che tutta la mia musica è permeata di influenze che vanno dal funk all hip hop al dub all electro, mentre magari in Italia molti sono abituati ad associare la musica dance alle siglette di Striscia La Notizia hehehe…. Pista Connection era un esperimento di bigbeat all’italiana (era il 1998 quando cominciai a produrlo) e quindi era un meltin’ pot di tante influenze musicali con delle puntatine anche nel pop, ancora oggi mi diverte ascoltarlo… Mentre Flux era già più maturo e meno cazzaro, musicisti veri e propri, strutture e suoni più elaborati…

La tua ultima realizzazione s’intitola “Glocalizm Vol. 1 – Samples, traditionals & folk!” (2007 – Mòglocal). Quando hai deciso di orientare la tua attenzione sulle tradizioni locali ed il folk. Sembra sia diventata una moda in questi ultimi anni?

Già in Pista Connection (Antidotum Tarantulae) feci il primo esperimento in tal senso riadattando in chiave breakbeat la Tarantella Del Gargano su un sample di mr Sepe… In Flux c’era Kewok che riadattava le ritmiche della tammurriata in chiave acidhouse e Batek che ribattezzava la batucada in chiave breaks… Il pallino per la musica delle radici ce l’ho sempre avuto… Con Glocalizm ho deciso di basare tutto il discorso album su quel sound… Fondando una vera e propria etichetta che si chiama GLOCALOVA e che avrà per “tema musicale” il crossover tra i generi…

Il tuo terzo Album è nato dalla tua tesi di Laurea in “lingue e letterature straniere” presso l’Istituto Orientale di Napoli. Una tesi che ti porterà anche dei rientri economici?

MAGARA. Non dovrei essere io a dirvi com’è difficile campare solo di musica, quindi se quest’album porterà un po’ di soldini per andare avanti e fare nuove produzioni (io produco tutto da solo senza aiuti di etichette major) che benvengano… Poi vi offro una pizza…

Come si coniuga la tradizione del canto popolare con il downbeat da te mixato?

Tutto dipende dal gusto con cui lavori, io sono decisamente contento del mio lavoro su quest’album. Non voleva essere invasivo (tranne in un paio di occasioni) e soprattutto era mirato a coinvolgere un numero più ampio possibile di ascoltatori di tutte le età mantenendo comunque una sua dignità artistica ed il fatto che la prima stampa autoprodotta sia andata a ruba dimostra che il lavoro è stato fatto bene! (in ogni caso il Vol 2 sarà più sperimentale.

Quali le collaborazioni stabilite?

Nessuna, l’album si è sviluppato nel corso di 3 anni quindi le collaborazioni sono nate man mano tramite un lavoro di contatti e conoscenza (fondamentale secondo me per ottenere un risultato più omogeneo). Tanta ricerca, telefonate, chiacchiere, incontri… Tutto qui, e poi questo è stato anche il bello di questa produzione…

Interessante il packing che presenta il Cd. Al suo interno una scacchiera che ricorda un datato album di Manuel Göttsching, “E2-E4” (1984). Una casualità oppure altro?

Conosco molto bene quell’album perché Mantra stà preparando un tributo a Gottsching, tra l’altro E2-E4 fu campionato su un pezzo storico dell’house music “Sueno Latino” pubblicato sempre su Mantra…

Però la copertina di Glocalizm non ha niente a che fare con Gottsching, l’ha ideata e disegnata l’arch. Maria Grazia Savito e si basa sugli ex-voto. I quadretti devozionali che i fedeli donano ai santuari dopo aver ricevuto i miracoli (e che raffigurano il miracolo stesso)… Lascio a voi il compito di decifrarne il significato sulla mia copertina…

Il tuo alias (Ndr soprannome) nella collaborazione con l’etichetta Mantra Vibes è Madox come ti sei avvicinato ad una Label che di base fa elettronica?

Quello è il mio progetto principale. Pubblico in tutto il mondo e mi chiamano a suonare in tutto il mondo, ho già fatto 2 tour in Cina e Giappone e suono regolarmente al Fabric di Londra ed in generale in Tutta Europa… Io nasco come dj e poi sono diventato produttore, mi piace la musica in generale quindi non credo sia un grosso problema produrre cose differenti… E poi la cosa mi diverte e mi dà la possibilità di autoprodurre…

MySpace.com – Stefano Miele

One thought on “Intervista a Stefano Miele”

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