Marcello Batelli leader dei Planet Brain band della provincia di Belluno, in occasione della pubblicazione del nuovo lavoro “Compromises & Carnivals” (2007 – Indiemeno) racconta al nostro microfono il percorso artistico suonato a ritmo di rock con matrice anglosassone e statunitense.

Quale fonti ispirano i Planet Brain?

Il rock di matrice anglosassone o statunitense, nella sua accezione più ampia. Dai grandi classici (The Beatles, The Doors, Led Zeppelin, Black Sabbath, Jimi Hendrix, Pink Floyd, King Crimson) alle band anni ’90 (Smashing Pumpkins, Pearl Jam, Radiohead, Soungarden, Alice In Chains, Kula Shaker), fino agli ascolti più recenti (Porcupine Tree, Tool, Mars Volta, A Perfect Circle, Queens Of The Stone Age, Oceansize, Doves, Amplifier). Ecco, questo è solo un breve elenco sommario che va continuamente rivisto e aggiornato.

Quando avete deciso di iniziare a proporre le vostre produzioni?

Quasi da subito. Abbiamo iniziato a suonare insieme nel 1999, tutti e tre sulla media dei 15 anni. Dopo un periodo di “studio” e di esercizio sulle immancabili cover, e soprattutto una volta decisa la formazione definitiva, ci siamo dedicati alla composizione e agli abbozzi dei nostri primi brani.

La vostra musica sembra molto orientata ad un certo rock anni 80 di matrice inglese?

In realtà non abbiamo mai seguito con molta passione quella scena (a parte qualche grande eccezione come i primi U2, i The Cure e altri)…

Come nasce una canzone?

Mi piacerebbe scoprirlo! Di solito non nascono da un progetto o da un’idea presa a tavolino, a strumenti spenti. Le canzoni di “Compromises & Carnivals”, per esempio, sono per la maggior parte nate da lunghe improvvisazioni, sviluppate e in seguito fissate in una forma canzone. Per questo è difficile capire, a volte, quando sia effettivamente nata una canzone, se durante il momento libero dell’improvvisazione (il carnevale!) o nell’atto della sua stesura definitiva (il compromesso!).

Esiste un filo fra Dolimiti ed Inghilterra Se sì quale?

Al momento esiste questo filo che ci collega all’etichetta londinese Function Records (che produce il nostro nuovo album) e a un paio di concerti fatti a gennaio. Più avanti esisteranno altri fili – ovvero l’uscita dell’album in UK, sempre per la Function, e un tour promozionale.

Cosa rappresenta la copertina del disco?

La proposta del grafico era di riflettere la sensazione che le canzoni del cd gli trasmettevano. Da qui la sua idea di usare un’immagine notturna, d’atmosfera, che trasportasse in un’altra dimensione, desse l’effetto di una spirale e potesse ricordare vagamente una copertina di album dei ’60/’70.

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