Salento in Dub è il nuovo lavoro degli Insintesi, duo di compositore salentini che hanno come obbiettivo quello di reinterpretare la musica popolare, della loro terra, attraverso una chiave interpretativa che rimanda a ritmi elettronici, al dub.

Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Francesco Adriani De Vito per raccontare di questo ultimo lavoro. Come nasce il lavoro Salento in Dub?

Nasce sperimentando. Quando abbiamo iniziato a lavorare sui brani che poi hanno formato il disco non avevamo coscienza di voler creare un album, noi abbiamo iniziato collezionando una serie di remix. É stato il tempo a focalizzare l’idea, ad un certo punto ci siamo resi conto di avere prodotto tanta musica e che si poteva dare una direzione a questo lavoro.

Avete spostato la chiave musicale verso sonorità reggae?

Sì, in realtà negli anni anche quando eravamo più vicini a sonorità legate alla jungle o d’n’b, abbiamo sempre guardato al reggae come uno dei nostri punti di riferimento, soprattutto abbiamo ascoltato il reggae che più era vicino al dub. Possiamo dire che il dub è sempre stato il nostro punto di riferimento al di là dei generi con cui ci siamo confrontati.

Quanto è stata evidenziata la ricerca dei suoni rispetto ai testi?

Le sonorità sono alla base delle nostre produzioni, sono il colore della nostra musica, e qualche volta utilizziamo i cantati più per il loro suono che per il concetto. In realtà, per quanto mi riguarda, a volte i suoni hanno più significato delle parole…

Come sono state selezionate le canzoni dalla tradizione salentina?

Un ruolo molto importante l’ha svolto Giuseppe Conoci di Anima Mundi, che è il produttore del nostro album. La sua etichetta si occupa di produzione di musica etnica, in particolar modo salentina, è lui che ci ha messo a disposizione il suo catalogo musicale per cercare brani che potessero fare al caso nostro. In tal senso abbiamo remixato e collaborato con Salentorkestra, Anna Cinzia Villani, Raffaella Aprile ed Alessia Tondo.

Tradizione popolare e i ritmi del reggae quale il punto d’incontro?

Il ritmo ripetitivo è il punto d’incontro, l’idea che la musica possa essere uno spazio atemporale, un passaggio. La sensazione che la musica possa coinvolgerti immediatamente e quindi essere popolare… popolare è la musica reggae e popolare è la musica etnica.

Un disco che vanta collaborazioni con nomi della scena locale nate per gioco?

Non tanto per gioco, ma più per piacere e ricerca. Le scelte che abbiamo fatto sono state mirate e pensavamo, collaborando con gli artisti che per noi potevano essere i più adeguati, di utilizzare le melodie che si amalgamassero meglio con il dub. In tal senso, oltre ai già citati, abbiamo collaborato con Sud Sound System, Après la Classe, Opa Cupa, Nidi d’Arac e Treble. Insomma con parte della scena salentina che fa sentire la sua voce anche fuori dal Salento.

Come si smonta una canzone popolare per darle nuova melodia?

Non c’è un’idea sempre uguale, credo che il modo migliore sia quando, dopo aver sentito una canzone, hai immediatamente in testa come vuoi interpretarla. Da qui inizi a costruire la ritmica ecc.

Un lavoro che avrà altri volumi sul Salento?

É una delle possibilità, non mi stanco mai di dire che il Salento è una terra piena di talenti e quindi si potrebbe ampliare tantissimo la ricerca, vedremo….

Avete altri lavori in registrazione?

Sì, a breve usciranno una serie di remix che abbiamo realizzato per General Levy e Ghetto Priest più un nuovo singolo con Miss Mykela e brani strumentali, tutto per Altipiani records. Un saluto a te e per qualsiasi tipo di info su Insintesi, visitate www.myspace.com/insintesi

Foto: Archivio Insintesi

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