Ritmi dal Sud che rievocano atmosfere accoglienti, basate sull’armonia. Questo è il suono di Spirograph (2012 – Irma Records), un lavoro suggestivo dove l’autrice, promettente donna siciliana, fa emergere attraverso l’arte il proprio bagaglio emozionale.

Sono rintocchi di ritmo, per questo secondo cd, una miscela di influenze jazz, bossa nova, funk retaggi degli anni ’70 atmosfere che hanno lasciato una traccia definita nella cultura dell’autrice.

Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Ivana Parnasso, bentrovata.

Ciao Patrizio grazie per l’incontro.

L’arte trova nella tua persona la massima espressività: autrice, pittrice cantante. Quando hai scoperto queste sfumature del tuo essere?

Per quanto riguarda il mio interesse verso il disegno, la pittura, la scultura, sono cose che vivono in me da sempre, quindi posso dire di aver scoperto l’amore e la passione verso l’arte in tenera età anche per quanto riguarda la musica, dato che sono nata in un ambiente musicale, lo zio compositore/fisarmonicista, la sorella cantante jazz, ma soprattutto mio padre grande appassionato del jazz e batterista che ha certamente trasmesso in me l’amore per la musica e influenzato molto il mio essere. Mentre la passione per la composizione nasce circa quattro anni fa. Per quel che riguarda il canto non mi esibisco in pubblico cantando e non posso definirmi una cantante perché non lo faccio di mestiere. Posso dire sinora di aver sfruttato le mie capacità vocali unicamente nelle mie composizioni facendo della voce un uso più che altro “strumentale”.

Spirograph è il titolo del tuo secondo cd. Un lavoro che trasuda Sud, inteso per calore, accoglienza, festosità. Erano brani che conservavi o li hai scritti per l’occasione?

Decisamente no, la mia creatività nella musica, come anche nella pittura o nella scultura, gioca molto d’istinto; posso paragonare il mio modo di fare musica esattamente alla pittura come ad una estemporanea, quindi mi capita spessissimo di buttare giù un lavoro senza pensare molto alla sua destinazione, anche se nonostante questa concezione, ho certamente lavorato pensando a Spirograph e a quello che doveva contenere.

Un Cd soffice nell’ascolto era quello che ti eri prefisso?

In questa tua domanda il mio concetto di prima si ripete, in musica non riesco a premeditare, anche se la mia scelta si basa spesso alla morbidezza dei ritmi, andando verso una ricerca di suoni che tendono a formare un tappeto sonoro piacevole, non disdegnando comunque i ritmi frizzanti ed incalzanti.

Quali sono i tuoi ascolti, verso quale scena ti rivolgi?

Il mio ascolto è molto ampio, posso dire di rivolgermi a quasi tutti i generi musicali, perché farlo credo sia importante per stimolarne le emozioni, è chiaro che un genere musicale, come anche un’artista può darti un’emozione diversa, ma il mio ascolto è indubbiamente dedito alla buona musica. Ascolto i nostri grandi compositori italiani, come, Armando Trovajoli, Piero Umiliani , Piero Piccioni, Augusto Martelli e molti altri di loro che hanno segnato la storia della musica lounge in Italia e di cui noi Italiani possiamo davvero andare fieri. Amo tutto questo filone musicale degli anni ’60 e ’70 che ha dato una nuova chiave a generi musicali come jazz, funk, fusion, e che ha dato voce allo stile cinematic. Il mio ascolto si rivolge alle preziose colonne sonore di famosi compositori internazionali, da Ennio Morricone a Dave Grusin, da Lalo Schifrin a Eumir Deodato, fino al compositore Yuji Ohno dell’anime giapponese Lupin lll . Per quanto riguarda il funk il mio interesse va all’organista Jimmy McGriff e ancora al batterista Billy Cobham nella prima parte della sua carriera, mentre per il classic jazz e dei grandi compositori e musicisti della storia ci sarebbe da dilungarsi per ore.

Il titolo di questo disco rimanda ad uno strumento che viene utilizzato nel disegno: lo spirografo. Cosa ti affascina dello stesso?

Mi ha affascinato molto l’idea di uno strumento che riesca a tirar fuori dei disegni che non si possono tecnicamente realizzare a mano libera, coincidenza vuole che questo strumento didattico nasce alla fine degli anni sessanta, proprio negli anni che amo. Me ne innamorai da bambina, mi ricorda l’infanzia ed oltre ad avere un buon ricordo mi piacciono tantissimo i disegni a tema psichedelico che escono fuori, per di più nascono dal movimento di un disco che gira, quindi non potevo fare a meno che trovarlo particolarmente adatto come titolo per il mio album.

Autrice, compositrice, voce quanto ti diverte questo “gioco”?

É chiaro che mi diverte molto, svolgo il mio lavoro da sola e in assoluta pace, è inevitabile che io mi diverta, nonostante il lavoro complesso che c’è dietro. Aver modo di sfruttare le mie capacità in un unico luogo mi diverte quasi quanto un gioco, è come avere davanti un puzzle in cui bisogna incastrare bene i pezzi tra loro fino ad ottenere un prodotto unico.

Adesso parliamo d’arte, cosa ti ispira quali elementi ti portano a dipingere?

Un elemento valido che mi ispira molto alla pittura è proprio la musica. Difficilmente riesco a dipingere senza un background musicale, infatti, gli stessi colori che utilizzo su una tela, spesso vengono quasi come suggeriti dalla musica che sto ascoltando, del resto, le emozioni saltano fuori proprio in base al nostro stato d’animo, come può accadere il discorso inverso, un dipinto che può ispirare e suggerire contemporaneamente qualcosa alla musica come mi è successo in “Real Moon”, brano nato dalla vista di un dipinto, raffigurante un volto che era allo stesso tempo una luna, ed inoltre, per una strana fatalità, persino il nome del pittore è stato fonte d’ispirazione al titolo del brano stesso.

Foto: Archivio Irma records

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