Il prossimo 25 marzo si esibirà presso il Jet Cafè a Milano. Un live che vedrà un’inconsueta performances di Eneri che suonerà il piano in un atmosfera di grande effetto per una serata a tempo di jazz, pop e sonorità etniche.

Un progetto raffinato che contamina i ritmi della cultura salentina con i suoni metropolitani di New York. Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Eneri al secolo Irene Bello. Bentrovata?

Ciao Patrizio, ben trovato.

Un crossover che spazia dalle atmosfere metropolitane con sonorità ampie e richiami al jazz a quelle chiuse della cultura popolare salentina. Questa potrebbe essere la sintesi della tua espressività sonora?

Il mondo del cantautorato femminile “overseas” mi ha sempre affascinato (parlo di grandi cantautrici/musiciste come Tori Amos, Norah Jones, Fiona Apple, Joan as a Police Woman…). Da qui parte il mio progetto, che conserva comunque una forte individualità innestandovi elementi ritmici della mia terra.

Sonorità che raccontano, una ricerca analitica, il proprio mondo interiore?

Indubbiamente la musica prende vita traendo spunto dalle esperienze, dagli ascolti, da quello che ci ha plasmato negli anni. Io ascolto di tutto, anche se non mi piace tutto quello che ascolto, ma da questo si può trarre ciò che più ci identifica e ci si cuce addosso un abito fatto su misura. Il mio abito è cucito di storie che, seppur non mi hanno sempre vista protagonista, hanno comunque interagito con me. Indubbiamente si tratta di una visione personale e tutta la femminile.

Il tuo percorso di studi spazia fra lo studio della musica, del teatro e della danza. Perché hai scelto di rappresentare la tua espressività attraverso la musica. Te lo sei mai chiesto?

Diciamo che piaceva fare così tante cose che alla fine ne ho fatte più che potevo. Evidentemente questo percorso doveva sfociare poi nella consapevolezza che la musica è quello che più mi rappresenta, e non c’è un perché…

Hai partecipato anche ad alcuni lavori per la realizzazione di corto. Una bella esperienza?

Assolutamente si! La macchina del cinema è davvero imponente, finché non ci sei dentro puoi solo immaginarne i meccanismi. Il mio compito è stato quello di rendere intellegibili le sensazioni che il regista voleva comunicare attraverso i suoi protagonisti. Ho lavorato provando a immedesimarmi nei personaggi e cercando quelle sonorità che avrebbero potuto parlare per loro.

Cosa proporrai in questo live al Jet Cafè che ti vedrà al pianoforte?

Il Jet Cafè ci vedrà in formazione ridotta, in duo acustico. Con me sul palco ci sarà uno dei miei musicisti: Roberto Fedele, che mi accompagnerà alla batteria in questa avventura milanese. Proporremo un repertorio inedito, ma omaggeremo il pubblico anche con un brano della nostra tradizione, e forse anche quacos’altro…

Se dovessi tributare un’artista su chi ricadrebbe questa scelta?

L’artista che seguo da sempre in tutte le sue sperimentazioni è Thom Yorke (Radiohead) , uomo dalla personalità eclettica; ma ci sono anche altri artisti che mi piacciono molto, adoro la stralunata genialità di Bjork, i testi di De Andrè, i Beatles, che hanno segnato un’epoca nella musica, nella pop art e nel costume…ecc…

Come nascono le tue canzoni. Nasce prima la musica o le parole?

Non seguo regole precise, talvolta mi ritrovo in testa un riff, e da li si sviluppa una successione di note e parole con una propria identità espressiva.

Hai un album in pubblicazione?

Proprio in questo periodo stiamo lavorando al disco, che non tarderà a uscire. Non anticipo nulla ma vorrei davvero ringraziare chi crede in me e nel progetto.

Cosa ti aspetti da un prossimo futuro?

Di fare questo lavoro e farlo sempre con passione.

Un abbraccio e a presto.

A presto e grazie a voi.

Foto: Ufficio Stampa Parole & Dintorni

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