Al microfono di EXTRANET con Alessandro Querci di Mondo Candido. Spesso sarà capitato di apprezzare le loro produzioni seduti in un lounge bar. Luogo ideale per assaporare le atmosfere che riecheggiano un tempo ormai passato. Dai suoni dell’America anni ’70 con Lalo Schifrin, Herbie Hancock, Henry Mancini, Quinci Jones alla Dolce Vita di Domenico Modugno, Bruno Martino e Patty Pravo. Questa la miscela che porta i Mondo Candido a proporre musica anche in Giappone con un inaspettato successo. Adesso si lavora alla realizzazione di un Cd di remix che avrà diverse collaborazioni da varie parti del mondo. Francesco lo definisce come un lavoro di “web-oriented”.

Magari preparate un gustoso drink per assaporare al meglio questo incontro.

All’inizio della vostra carriera artistica, quando eravate ancora Nite Bite, rivolgevate l’attenzione musicale al rendere omaggio a personaggi della scena anni ’70 americana come Lalo Schifrin, John Barry, Herbie Hancock, Henry Mancini, Quinci Jones ed italiana come Modugno, Bruno Martino e Patty Pravo. Dove il link fra queste due lontane scuole di pensiero?

Il progetto musicale Nite Bite ha rappresentato sicuramente la ‘palestra’ dove ci siamo ‘riscaldati’ per il futuro gruppo dei Mondo Candido, che altro non è che una declinazione più sontuosa e raffinata del primo.

Tu hai giustamente notato un certo ‘slittamento’ fra i repertori che presentavamo (quello italiano prevalentemente pop e quello americano più legato a composizioni ‘jazzy’) ma che comunque avevano come denominatore comune l’appartenenza ad uno stesso periodo, gli anni ’60.

Se vogliamo ricercare questo link, e non è una considerazione costruita a tavolino, probabilmente possiamo trovarlo nel brano "Meglio Stasera" di Henry Mancini. Si tratta di una canzoncina dalla composizione molto tradizionale, con testo in italiano, tratta dal primo film della Pantera Rosa. La mettemmo in repertorio per la nostra prima cantante, Caterina Vichi, che all’epoca era semplicemente un’ospite nei nostri live. Dopo quel brano abbiamo cominciato a prendere in considerazione il repertorio italiano vero e proprio, con brani come "Nel blu dipinto di blu", "La bambola" ed "Estate", che comunque venivano restituiti in una versione strumentale, senza la cantante. Inoltre c’era una forte omogeneità negli arrangiamenti di tutto il materiale, con una connotazione tipicamente soul-latin-jazz.

Siamo molto affezionati a quel progetto, tanto che proprio in questo periodo lo stiamo "rispolverando", abbiamo appena fatto una pagina su Myspace!

La scelta di trasformare il nome del gruppo da "Nite Bite" a "Mondo Candido" ha un riferimento cinematografico?

Certo, volevamo un nome italiano, incisivo quanto indefinito allo stesso tempo, ricco di suggestioni. Abbiamo scelto quello di un film poco conosciuto di Jacopetti, dei primi anni ’70. Un nome che ci collocasse subito in un certo ambito, cioè quello del recupero di sonorità “vintage”, in particolare a quello del cinema, che già avevamo preso a rileggere coi precedenti Nite Bite.

Una scelta più attenta anche alle vostro esigenze musicali?

Sì, appunto nel senso che il nostro lavoro mirava ad una rilettura ispirata alla produzione musicale popolare nazionale degli anni ’60-’70, soprattutto televisiva e cinematografica. Il tutto naturalmente rivisto con un gusto squisitamente contemporaneo e senza alcun tipo di riesumazione nostalgica e naif tipica di un certo ambito “lounge” italiano.

Come nasce l’incontro con Luisella la voce del gruppo?

Grazie al nostro produttore e amico Marco Lamioni, che aveva collaborato con lei in precedenza. Dopo la ‘dipartita’ della prima cantante stavamo provando altre voci. Luisella ha avuto la meglio dopo il primo provino e successivamente il consenso che ha ricevuto è stato unanime. Una scelta che si è rivelata vincente.

E della collaborazione con compositore francese Hector Zazou cosa mi raccontate dove nasce?

Vale lo stesso discorso, Zazou aveva appena iniziato una collaborazione con Marco Lamioni, il quale gli fece ascoltare il nostro progetto, che gli piacque immediatamente.

Hector Zazou si muove da sempre in altri territori – decisamente più ‘impegnativi’ – e vanta collaborazioni prestigiosissime (Bjork, Sakamoto e molti altri), quindi puoi ben immaginare la nostra sorpresa quando accettò di collaborare con noi in un brano dell’album, peraltro anche piuttosto dance-oriented!

La collaborazione è continuata nel tempo, e ci sono altri lavori in corso, ma è ancora tutto un work in progress, senza alcuna scadenza.

Perché la scelta di orientare lo sguardo ad una scena musicale che in quel periodo risultava "strana" lontana ad un comune ascolto?

Anzitutto non avevamo alcuna mira di ‘successo’ in ambito pop, programmazioni radiofoniche e via dicendo. Questo magari è accaduto in secondo momento, quando abbiamo visto un discreto interesse al nostro lavoro.

Siamo stati catalogati dalla stampa – e non del tutto a sproposito – con l’etichetta di “lounge”. Pur considerandoci stilisticamente ‘eclettici’ possiamo sicuramente trovare molte caratteristiche che ci legano a quel filone: la bossa nova, la scelta delle cover, un tocco di jazz condito con ‘spezie’ elettroniche.

Certo non ci interessava essere catalogabili in un preciso cliché stilistico, però ci siamo trovati, nostro malgrado, in un campo dove non c’era molta concorrenza, quindi – paradossalmente – non abbiamo incontrato troppe difficoltà a raggiungere una certa visibilità.

Qual’è il vostro Mondo Candido?

Una domandona! Abbiamo “dipinto” un mondo dai contorni sfumati e dal disegno raffinato, romantico e sognante, o perlomeno ci abbiamo provato. Ma anche ricco d’ironia, con un pizzico di realistico disincanto nei testi, ed una continua ricerca nella cura di ogni dettaglio.

Un territorio dove riecchieggiano suggestioni di un mondo del quale conserviamo una memoria affettuosa, legata alla nostra infanzia. Suggestioni non soltanto musicali ma anche rivolte all’immagine: il cinema, i media, il design…

Questo, lo ripetiamo, senza voler ‘rifare’ copie carbone degli originali, ci sentiamo assolutamente ancorati al nostro tempo!

Dal lavoro "Moca" il vostro primo album numerosi i successi come: "stupide parole", "cambiare idea", "la vie à deux", "meglio stasera", quest’ultima inserita anche in una raccolta Buddha Bar. A quale canzone siete particolarmente legati e per quale motivo?

Successi ci sembra una parola grossa, anche se l’essere presenti in Buddha Bar, soprattutto alla lunga distanza, ha rappresentato un ottimo punto a nostro vantaggio nell’ottica dell’acquisizione di una visibilità internazionale.

Non abbiamo favoritismi per i nostri brani, forse giusto un affetto particolare per i brani strumentali, rivolti ad un’audience un pò più matura.

“Bizzarre” è il vostro secondo lavoro cosa è cambiato rispetto al precedente. Una ritmica più accattivante?

Più che accattivante preferiremmo usare il termine ‘in primo piano’, ma si tratta probabilmente di sfumature.

Pur nella continuità col precedente "Moca", Bizarre si distacca un pò da certe atmosfere lounge, e presenta una maggiore varietà nella composizione e negli arrangiamenti. Inoltre c’è una presenza maggiore di collaborazioni esterne, e vorremmo approfittare per menzionare il prezioso apporto in fase di ‘chiusura’ di Leonardo Pieri, al pianoforte acustico ed elettrico.

Altra caratteristica, non indifferente, Bizarre non presenta alcuna cover.

Questo lavoro è stato pubblicato anche in Giappone. E’ interessante muoversi su una scena nuova per noi occidentali. Quali le possibilità offerte?

In periodo di vacche magre per la maggior parte delle produzioni nostrane la possibilità di pubblicare in campo internazionale può rappresentare una salubre ‘boccata d’aria’, non tanto per i ritorni economici che non sono poi così ‘grassi’, quanto per la possibilità di una maggiore durata della vita del prodotto. Moca è uscito in Giappone quando ormai in Italia le vendite si erano esaurite, mentre Bizarre è uscito quasi in contemporanea. Dopo quasi un anno dall’uscita di quest’ultimo album abbiamo ricevuto un’offerta di distribuzione negli Stati Uniti, che si tradurrà in una prossima uscita. Inoltre ci sono ancora ampie aree di mercato ancora inesplorate, pensa soltanto alla Cina o ai paesi dell’Est europeo.

Per quel che riguarda il Giappone si tratta di confrontarsi con un pubblico estremamente attento ed esigente, nonché ad un alto profilo delle professionalità, una sfida quindi molto interessante.

Pensate di fare un tour anche in Giappone?

Sarebbe molto bello! Purtroppo i ritorni economici delle vendite dei nostri dischi non giustificano le enormi spese di gestione di un simile tour.

Ma noi non abbiamo di che lamentarci: siamo già stati due volte a Tokyo ed abbiamo presentato la nostra musica in vari showcase.

Ma se è vero che non c’è due senza tre…

Adesso state lavorando alla realizzazione di alcuni remix dei vostri precedenti lavori. Qualche anticipazione?

Possiamo dire che si tratta di un progetto molto particolare, ed in qualche modo “trasversale”….

Ci saranno diverse collaborazioni da varie parti del mondo, molto "web-oriented", e qualche ospite insospettabile.

Contiamo di terminare il lavoro per la fine dell’anno, quindi l’uscita è programmata per l’anno nuovo.

Poi ritireremo le fila del discorso, e probabilmente cambieremo le carte in tavola…

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