I Modena City Ramblers, con la loro lunga esperienza internazionale, suggeriscono alla scena musicale italiana di ispirarsi alla Francia, un paese dove la passione per il rock e la musica straniera si fonde con un forte sostegno agli artisti locali. Nel loro nuovo album: Dopo un lungo inverno, ogni traccia ĆØ frutto di un’attenta selezione, con un’enfasi particolare sulle ballate, che esprimono la maturitĆ artistica raggiunta dalla band.
Nonostante i cambiamenti nella formazione, il loro stile unico e il loro messaggio rimangono inalterati, contribuendo a consolidare la loro identitĆ musicale. Tuttavia, la band osserva una mancanza di artisti contemporanei capaci di lasciare un’impronta duratura come i grandi del passato, citando nomi come Dylan, Springsteen e Waits come fonti di ispirazione costante.
Parallelamente al tour, i Modena City Ramblers sono impegnati in un progetto internazionale con Terry Woods dei Pogues, una raccolta di brani ri-arrangiati e inediti, alcuni dei quali cantati in inglese. Questo progetto sottolinea la loro continua evoluzione e la volontĆ di esplorare nuove sonoritĆ , mantenendo sempre vive le proprie radici musicali.”
Siete un gruppo che ha viaggiato parecchio allāestero e che ha visto realtĆ diverse dalla nostra, ma musicalmente parlando lo scenario italiano a quale paese potrebbe guardare per migliorarsi?
Senza dubbio alla Francia.
Un paese dove la passione per il rock e la musica straniera si coniuga da sempre con una grande attenzione e passione per le realtĆ nazionali. Da noi il āprovincialismoā diventa āesterofiliaā e può diventare ostacolo per chi cerca di fare musica.

CāĆØ una traccia nel nuovo disco alla quale vi sentite particolarmente vicini. Se sƬ perchĆ©?
Tutte le canzoni che abbiamo inserito nellāalbum per noi sono ugualmente importanti, hanno passato la selezione di ben otto Ramblers! Personalmente, trovo che soprattutto le ballate siano significative di quello che attualmente la band può artisticamente raggiungere. Forse ĆØ lāetĆ che abbiamo, ma mi sembra che lāesserci confrontati con atmosfere e ritmi più ālarghiā e ārilassatiā ci abbia permesso di realizzare cose davvero pregevoli. Almeno per il nostro interessato giudizio!
Nonostante i cambiamenti della line-up il vostro stile e il vostro messaggio sicuramente non hanno subito variazioni, anzi hanno contribuito negli anni a crearvi unāimmagine tale da rendervi riconoscibili?
Lo crediamo. Possiamo dire che lāevoluzione dello stile, nel quale sono evidentissime le influenze e gli amori musicali, ha contribuito a rendere il nostro suono abbastanza āpersonaleā.
Pensate che oggi ci sia unāartista o una band italiana o straniera che lascerĆ un impronta stilistica tanto forte da essere ricordata anche in futuro come rappresentante di questi tempi?
A ben pensarci, no. Sono effettivamente tempi difficili per il rock… lo dimostra il fatto che sono i vecchi ādinosauriā a richiamare ancora le folle. E difficilmente i nuovi artisti, anche quando raggiungono il grande successo, reggono alla distanza…
CāĆØ un gruppo o unāartista ai quali guardate sempre con particolare ammirazione. Se si perchĆ©?
BĆØ, ce ne sono molti… i āmostri sacriā, per esempio, Dylan, Springsteen, Waits… Manu Chao e i Pogues, grandi amori che, nel caso di Terry Woods sono anche oggi diventate frequentazioni e collaborazioni. In Italia, Guccini, i Gang…
Oltre al tour i MCR hanno qualche progetto futuro?
Stiamo appunto lavorando con Terry ad un disco che verrà pubblicato sul mercato internazionale, attraverso accordi di licenza con etichette indipendenti. Si tratta di una sorta di raccolta, con vecchi brani ri-arrangiati e reinterpretati, talvolta cantati in inglese, più qualche inedito. Abbiamo già registrato parecchie cose nello scorso settembre e chiuderemo il lavoro a fine gennaio con una ulteriore session. Si tratta di una coproduzione col musicista dei Pogues, che suona e contribuisce agli adattamenti in inglese dei testi originali.