manuel-casella-07.jpgIncontriamo Manuel Casella che si prepara al debutto in teatro con “La Surprise de l’Amour”, musical che lo vede protagonista al fianco di a Viola Valentino. Manuel ripercorre la strada del successo fra sfilate di moda, quando afferma di “aver interpretato un abito”, e una serie di impegni televisivi fra la tv italiana e quella francese dove è spesso richiesto. Parlando di se racconta che per un lungo periodo della propria vita ha sempre voluto far apparire i propri aspetti positivi negando i propri limiti per paura del giudizio degli altri. Della storia con Amanda Lear afferma: “Abbiamo modi totalmente opposti di vedere le cose. Però, ci adoriamo!”. In conclusione ci svela che considera questa interpretazione un’ambita conquista.

Come ti avvicini al teatro, faccio riferimento al musical “La Surprise de l’Amour” che ha debuttato il 20 dicembre al Teatro Verdi di Genova?

E’ un progetto che… mi hanno proposto un anno fa, e mi è piaciuto per l’entusiasmo che avevano le persone… che hanno avuto le persone nel propormelo. Quello del regista e del coreografo, e per il fascino che ho provato per quella che sarebbe poi diventata la mia coach. Quindi mi è molto piaciuta la loro idea, soprattutto il loro spirito, e perciò, siccome non sono mai tantissimo sicuro di riuscire a fare le cose, mi è piaciuto molto il fatto che loro ci credessero tanto, credessero tanto in me e mi dessero la possibilità di entrare a pieno in ciò che avrei dovuto fare venendo a Genova tanto tempo prima, avendo tutta la loro assistenza sul canto, sul ballo, sulla recitazione. Quindi per me è stata un’esperienza molto bella perché partita molto tempo prima e non sono stati solo di due mesi di prova. Bensì è stato rientrare, dopo tre anni che non facevo teatro, in teatro e in una famiglia stupenda. Il testo, poi… beh, è Marivaux. Avendo vissuto in Francia un pò della mia vita apprezzo e conosco Marivaux mi divertiva l’idea di fare una piece francese in Italia. E poi, beh, per fortuna almeno la mia “R” moscia era giusta, almeno per una volta lo sarebbe stata! [n.d.r. risata]. Quindi mi piaceva anche il ruolo, Lelio, mi piace, è l’ideale di uomo che tutti vorrebbero essere: raffinato, elegante, “al di sopra”, alla fine molto sensibile, umano, con le necessità di tutti, anche se celate e a volte mal celate. Mi è piaciuto! Poi ho trovato dei compagni di scena eccezionali con i quali sono andato molto d’accordo anche nella vita. E’ magnifica l’energia che dà il teatro.

Quali difficoltà hai incontrato dalla passerella al palcoscenico?

Sulla passerella dai molto di personale, porti sul palco il tuo corpo, cerchi di dare l’interpretazione minima all’abito, ma tu sei soltanto il manichino più o meno carino che porta in giro le cose. Io avevo accettato di fare il modello perché mi permetteva di avere abbastanza tempo per studiare e girare il mondo. Invece il palcoscenico è tutta un’altra cosa. È l’impegno quotidiano per cercare di scavare dentro di te e trasmettere qualcosa. Quindi penso che la difficoltà sia stata accettare molti limiti miei, combatterli, superarli e impegnarsi per emozionarsi ed emozionare gli altri. Questo è magnifico del teatro. Tutto ciò che ti muove dentro. Non so, le difficoltà… penso la difficoltà sia stata quella di imparare ad intonare delle canzoni. Io non ero propriamente bravo (ride) e quindi per questo ho trovato difficoltà. Per il resto è solo magnifico il lavoro che ho scelto di fare. Veramente eccezionale. Mi fa vivere emozioni di tutti i generi, tutta la mia vita ho capito che è condizionata dalle 8 ore sul palco. La rabbia, la gioia, l’emozione, la tristezza, lo sconforto, l’euforia è geniale quello che ti possano dare delle tavole nere e dei compagni di scena.

Fra le diverse esperienze che hai raccolto in questo periodo: fiction, programmi?

La difficoltà è quella di dimostrare se stessi: il lavoro pubblico ti porta ad essere giudicato. Ed hai… Io ho passato tanto tempo ad avere paura che le persone potessero giudicarmi per ciò che non ero, per ciò che non volevo sembrare, cercavo di nascondere i miei difetti. Cercavo di far vedere cose di me che esistono, ma… volevo che si vedessero quelle, ben definite… magari io non le avevo ancora definite. Non lo so… a volte si cerca di essere l’uomo perfetto, quello “figo”, bravo, forte che ce la fa, E invece non siamo sempre così… per fortuna a volte. E quindi in tutto ciò che ho fatto, ho avuto problemi. Caratterialmente non sono… non amo molto mostrarmi: perché ho sempre paura di… ho sempre la consapevolezza più la paura di non valere tantissimo. E quindi, accettare di non essere proprio così bravo da essere guardato, ma farsi giudicare è difficile. Penso che la difficoltà sia stata questa, rendere sempre il meglio… io sono molto perfezionista (estremamente perfezionista), e quindi non vorrei mai deludere le persone che mi danno fiducia… vorrei mai deludere me stesso. Perché non sapere fare qualcosa è spiacevolissimo. Penso sia stato questo il problema mio in tutte le cose che ho fatto.

Tv, sfilate… Quale fra queste esperienze ti ha arricchito maggiormente e perché?

Dovendo andare davanti a un pubblico che giudica te… le sfilate, si, giudica se sei carino o no, quando vai in tv e fai un reality giudicano il tuo essere. Quando sei sul palco giudicano il tuo valore artistico. Quindi penso che mi abbia arricchito molto di più la tv della sfilate. E che mi abbia ancora arricchito di più il teatro rispetto alla tv. Anche se, boh… forse sono ancora in rosso come in banca, non lo so [n.d.r. ride]. Però, penso… avere davanti delle persone che… alle quali tu devi qualcosa, perché se no non è giusto che tu gli stia davanti e gli occupi tempo, beh, è un impegno che prendi, con loro e innanzitutto con te stesso. Io la vedo così. Non posso rubare tempo alle persone se non valgo quel tempo. E quindi ho dovuto ricercare tantissimo per riuscire a sentirmi in coscienza a posto e non un ladro di minuti.

Cosa ti ha dato il rapporto con Amanda Lear, la tua madrina televisiva?

Non so cosa voglia dire “madrina televisiva”, perché l’ho incontrata lavorando e non ho mai, quasi mai, voluto lavorare con lei. Cerchiamo sempre di non lavorare assieme. Perché… abbiamo due modi totalmente opposti di vedere le cose. Però, ci adoriamo! Non so per quale strana ragione lei adora me, invece reputo abbastanza ovvie quelle per cui io adori lei. Però non penso mi abbia dato tantissimo, televisivamente. Non è un persona che da consigli, per fortuna. Perché i consigli sono cose esterne, e non… a volte guidano la persona, e non la guidano verso la direzione che è propria della persona, ma nella direzione che chi consiglia reputa migliore. Quindi… lei fa il suo, io faccio il mio, e siamo contenti entrambi quando l’uno o l’altro raccoglie un successo, una soddisfazione, e viene giudicato positivamente.

La televisione francese spesso ti ingaggia per le proprie realizzazioni. Noti differenze con quella italiana?

Sì la tv francese… è più ironica, da noi… la satira è un problema che si affronta da tantissimo. E’ difficile prendere in giro qualcuno in Italia perché pensi sempre che essere… si pensa che essere presi in giro voglia dire far vedere il proprio punto debole, essere considerato un po’ più stupido, o far vedere una propria magagna. In Italia ni non lo accettiamo, siamo molto orgogliosi. Invece, quando io lavoro per la tv francese è molto più diverte. Intanto io arrivò là come straniero, quindi posso giocare sul significato delle parole, posso far finta di capire o non capire le cose, posso prenderli in giro, perché loro prendono in giro me, e quindi la trovo più divertente, più spumeggiante, più libera. Poi là si hanno questi salotti, talk show che non sono di discussione necessariamente come la nostra, sono pungenti ma non volgari, perché noi a volte siamo volgari quando discutiamo. Quella italiana è ok, mi piace abbastanza, ma quella francese è un po’ più divertente.

La bellezza nel tuo percorso artistico è stata importante?

Penso che essere giudicati carini… Visto che sentirsi belli io penso che sia difficile, quando inizi la tua vita lavorativa facendo un lavoro comunissimo… poi, puff, sbarchi a Milano, e da lì vai in tutte le città più grandi del mondo e vivi sempre assieme a dei modelli… è difficile reputarti bello, perché son tutti più belli di te e, o comunque sono tutti come te. Quindi vivi in una società un po’ particolare. Io non mi sento particolarmente bello, ma gli altri (visto che a volte me lo domandano, anche) forse pensano che io lo sia. Q quindi questo mi ha rasserenato, sai, un complesso in meno, un’occupazione in meno: visto che tanto sei considerato carino, beh, che cosa ti serve concentrarti sul tuo look, spinzettarti le sopracciglia, o metterti duecento creme o fare gli addominali per essere figo. Tanto ti reputano carino, hai più tempo per occuparti di cose più importanti e quindi ho studiato meditazione shatsu, sono iscritto a lettere… mi sono preso il tempo per guardare le persone vivere, e guardare me stesso di più. Se non devi guardare ciò che c’è fuori, hai più tempo per guardare ciò che c’è dentro.

Se non avessi intrapreso la carriera mediatica?

E, cosa avrei fatto?… Boh! [ride] Non lo so, c’è stato un periodo che mi piaceva molto l’economia: volevo fare il broker sul mercato americano stando in italia, così avrei potuto giovare del fuso orario e svegliarmi tardi, finire di lavorare tardi, però avere la mattina libera. Poi son crollate le borse, e quindi ho pensato non sarebbe stata molto mia come strada… ed avevo 18-19 anni. Poi mi sarebbe piaciuto fare il terapista shatsu, perciò ho studiato 5 anni per fare questo. Ma la mia idea era… la mia idea è, a tutt’oggi, avere un lavoro nelle mani, uno in testa e uno nel cuore. Quello nelle mani… ho studiato shatsu per 5 anni, quindi posso aprirmi uno studio, posso praticare shatsu in ogni parte del mondo come e quando voglio, senza che mi serva nulla, in più delle mie mani e della mia conoscenza nel settore. E poi è un lavoro stupendo, perché ti permette di sopravvivere e, contemporaneamente, aiutare chi ha bisogno. Quindi mi piace come idea. E avrei fatto quello. Però c’è un lavoro che devi avere nel cuore, e per me era quello che sto facendo, perché è un po’ il sogno. Poi, in tanti sognano di fare le veline, sia uomini sia donne. Io non volevo esattamente la velina, ma guardavo un sacco di film e dicevo «wow, che bravi che sono, guarda che bravi a riprodurre la vita, chissà cosa hanno in testa, chissà cosa gli passa… riescono a trasmettermi cose, emozioni, pensieri, magnifici!». E quindi… boh, forse cercavo di fare quello. Poi cercavo di viaggiare, quindi ho fatto il modello, cercavo di guadagnare abbastanza per permettermi le piccole cose che si permettono i ragazzi giovani, avendo un po’ più di libertà, magari. Cercavo, ecco, l’indipendenza, quando ho iniziato a fare il modello. Vivere da solo per come va a me, e cercare la mia strada. E poi ci vuole un lavoro che hai in testa e per quello ci vuole una preparazione, uno studio, una laurea, una cultura. E perciò, con il tempo, quando ho capito che cosa mi mancava, mi sono iscritto a lettere… poi purtroppo ho capito che per questo lavoro che ho nel cuore mi ci devo impegnare tanto e mi assorbe un sacco di tempo. E sono felicissimo di ciò. Però non riesco a fare tutto, e quindi finirò la mia università quando mi sentirò abbastanza pronto nelle altre cose. Ma voglio assolutamente finirla, mi piace troppo studiare.

Il tuo prossimo punto d’arrivo quale sarà?

Beh, è questo, riuscire ad essere una persona veramente preparata, avere studiato tanto, aver vissuto tanto, aver conosciuto tanto. Questo è il mio punto di arrivo. Non penso che Dustin Hofman sia meglio di altri che non hanno fatto gli attori. Professionalmente vorrei fare un film stupendo… una parte stupenda, ma anche in teatro. Ecco vorrei… io dico sempre che ci sono tanti che quando fanno una professione artistica dicono che hanno qualcosa da dire. Io non so esattamente cosa ho da dire, ma mi piacerebbe dire qualcosa a mio modo. Quindi vorrei trovare un modo mio di fare le cose e che questo modo potesse cambiare qualcosa nella… nella testa delle persone. Come leggere un libro… lo leggi e, ad un certo punto, wow, trovi una frase che ti apre un pensiero, un’idea, una strada. Vorrei fare una cosa così. Sarebbe bello per me, perché prima di darlo agli altri vorrebbe dire che l’ho trovato io, e poi darlo agli altri è un regalo magnifico. Quindi penso sia questo, non so in che campo. Di solito faccio sempre le cose che mi capitano, che mi piacciono e con il massimo dell’impegno. Qualsiasi siano, basta che piacciano a me e che mi chiedano di farle. Vabbè, questa è un po’ di vita mia… Ciao a tutti, grazie!

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