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La società in cui viviamo anche senza volerlo ci condiziona quanto la tua musica rispecchia la cultura del Sud?

Tantissimo. Tanto che nel primo e nel secondo disco i tre elementi fondamentali che continuano ancora a vivere anche nel terzo sono sole mare e vento. Non per niente siamo particolarmente metereopatici. Il nostro carattere muta con il cambiare del tempo, e siamo davvero orgogliosi delle nostre radici, ed è anche per questo che abbiamo voluto una location quì da noi nel Salento e non in altre città tipo Roma o Bologna.

Perché nella scena italiana ma in particolare nel sud Italia si è radicato negli ultimi tempi la cultura del suono Jamaicano?

Sicuramente molto è dovuto ai precursori i Sud Sound System, che secondo hanno costruito una scuola letteraria utilizzando il dialetto salentino e facendolo conoscere a tutta l’Europa. Piu che jamaicani potremmo sembrare piu cubani, e cioè tutti con dei problemi ma sempre con il sorriso stampato in volto

Après la Classe, alcune reminescenze scolastiche mi invitano a tradurre “dopo la classe” è una metafora in gioco linguistico?

Tutte e due allo stesso modo, perché inteso letteralmente vuol dire dopo scuola, potrebbe sembrare anche come una forma di evasione, uscendo dai canoni e dai binari. Après La Classe inteso anche come oltre la classe senza aver paura di spingersi oltre, come cerchiamo di fare noi sia linguisticamente che musicalmente aprendoci a 360 gradi, non cerchiamo di porci dei limiti ad essere solamente reggae o solo ska, cerchiamo di fare coesistere i differenti caratteri all’interno del gruppo e le differenti età, che poi danno vita a quello che è il sound degli Après.

Parliamo del vostro singolo di successo che vi ha fatto conoscere alla scena internazionale “Ricominciamo” – 2003. Come nasce l’idea di fare una canzone con diversi riferimenti allo Ska. Precursori di uno stile che da li a poco tempo avrebbe coinvolto diverse nuove realtà italiane?

La partenza della cover è nata per gioco, perché volevamo mettere una cover all’interno del disco e abbiamo scelto “Ricominciamo” perché ci è sempre piaciuto ironizzare tantissimo su quello che è il carattere e quello che poi è l’energia vitale del gruppo. Abbiamo preso anche altre cose trash italiane oltre quella di Pappalardo, come “Sognando California” dei Dik Dik che abbiamo in una versione inedita che ho riascoltato proprio giorni fa ed è una cosa veramente devastante. La sorte di Patchanka è nata giorno per giorno senza quasi accorgercene di quello che stavamo facendo. Siam partiti come cover band che suonava nei locali, a poi trovare una identità propria scrivendo i pezzi, poi la maturità è arrivata strada facendo, anche perché il cammino è iniziato nel settembre del 96 oggi siamo nel 2005 perciò sono quasi nove anni, con i primi quattro di gioco gli altri cinque di lavoro più impegnativo

Abbiamo ricavato alcune notizie su Cesko in riferimento ad un periodo della tua vita dove lavoravi in radio. Cosa ricordi di quel periodo è perché finito?

La radio vive ancora in me nel cuore fortissimo, mi sento a casa mia per tanti versi, e spero di continuare un giorno, proprio per gioco senza nessun obiettivo e credo che sia stata l’esperienza che mi abbia formato più di tutte musicalmente.

Il sito internet di Après la Classe. Che rapporto avete con il media?

Sì www.apreslaclasse.it

Il nuovo lavoro su cosa è basato?

Il secondo cd si chiama Numerò ed uscito per Venus nel novembre dell’anno scorso, abbiamo tolto due singoli, adesso uscirà il terzo come abbiamo detto all’inizio dell’intervista, si chiama Patchanka ed è preceduto dal video che è da pochissimi giorni in rotation. E’ un lavoro riflessivo che nasce da quello che abbiamo visto e maturato in questi due anni di tour in 200 date sempre da nord a sud. Si chiama Numerò perché abbiamo constato che l’uomo rimane un numero dalla data di nascita per data di morte per codice fiscale ecc, sempre numeri…E poi comunque anche il nostro cd andrà a finire per essere anch’esso un numero catalogato in uno scaffale. Questo è proprio il concetto del disco, e la maggior parte dei brani ruotano attorno all’essere umano. Per me è un dito puntato a me stesso e non un dito puntato verso gli altri.

Ascolta intervista

 

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