I processori erano settati su una voce calda, morbida ma presente. Quello era lo standard: suonare avvolgente, vicino, quasi familiare.

Tra un brano di Caparezza con Fuori dal Tunnel e uno spot imparavo che non bastava annunciare una canzone o leggere un comunicato. Bisognava raccontarsi. Costruire un’identità.

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Quel promo lo modellavo come un abito su misura: ritmo, pause, intensità. Era il mio biglietto da visita per le altre radio, un file audio che diceva: “Eccomi. Questo è il mio modo di abitare in FM.”

Non era solo una demo ma una dichiarazione di identità. Era il suono di chi voleva restare, non solo passare.

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