La storia degli Assalti Frontali è una corsa ribelle lunga più di trent’anni, iniziata tra le frequenze di Radio Onda Rossa e mai arrestatasi.
Dalle prime rime in italiano di Militant A al secolo Luca Mascini, pionieristiche e taglienti, fino a diventare la voce di un’intera generazione che con Batti il tuo tempo scopriva un nuovo modo di fare rap: politico, diretto, radicato nei quartieri e nei movimenti. È il 1991 quando nasce ufficialmente il collettivo, ma già da prima la loro musica è colonna sonora di lotte e sogni.

Gli Assalti Frontali hanno attraversato i decenni come una bandiera che non si piega: dai graffiti alla Roma Nomentano ai palchi dei centri sociali, dai dischi autoprodotti alle major, per poi tornare fieramente indipendenti.
Ogni album è un manifesto: Terra di nessuno, Conflitto, Banditi, HSL, Mille gruppi avanzano ed ancora il più recente Courage, una dichiarazione d’amore per la comunità e per il futuro.
Tra battaglie sociali, poesia urbana e impegno civile, la loro musica racconta chi siamo e dove potremmo andare, se solo trovassimo come cantano il coraggio di esserci davvero. E oggi, con il documentario Una vita all’assalto, prodotto dai Manetti Bros., questa storia viene finalmente celebrata anche sul grande schermo.
Intanto sono in tour con il nuovo lavoro Notte Immensa che è più di un disco. È un grido, un bisogno, una luce accesa nel buio. Militant A, voce storica degli Assalti Frontali, ci accompagna in questo nuovo viaggio con la lucidità di chi ha sempre avuto una missione chiara: raccontare la realtà, anche quando fa male.
“È il disco di cui avevo bisogno”, confessa. Nasce da un’oscurità diffusa – guerre normalizzate, relazioni svuotate, giovani chiusi nelle proprie stanze – ma non si arrende. Come in un quadro di Caravaggio, dentro il nero esplodono luci. Notte Immensa è questo: una mappa fatta di stelle, parole e beat.
Anticipato dal brano Fanculo ci siamo anche noi, il disco affronta temi urgenti, come la tragedia in Palestina, con uno sguardo diretto e umano. “Non siamo numeri. Siamo persone”, dice Militant A. E la musica, per lui, non è mai stata solo intrattenimento. È cultura, etica, presa di posizione. È il coraggio di dire, quando molti tacciono.
Dopo vent’anni torna al fianco del collettivo DJ Disastro, produttore leggendario degli anni ’90. Con lui si riscopre un suono ruvido, autentico, costruito con i vecchi campionatori e i floppy. Il passato che si mette al servizio del presente. Il risultato? Un album compatto, potente, che parla dritto al cuore.

E se la musica è sempre stata politica, qui lo è ancora di più. Ma mai disgiunta dall’umanità. “La politica nasce dall’empatia. È nel modo in cui ci prendiamo cura gli uni degli altri”, spiega. “Le parole nutrono il pensiero. E il pensiero guida il cambiamento”. Per questo resta attento al linguaggio, anche oggi, nell’epoca dei social, degli slogan, dello scroll compulsivo. Perché ogni parola ha un peso.
Oggi Militant A si definisce più maturo, più consapevole. Non ha più l’ansia di dover spaccare tutto. “Mi godo l’atmosfera, la comunità che si crea ai concerti. La musica è ancora un rituale collettivo, una connessione vera”. Una connessione che attraversa le generazioni. Dai primi graffiti sulla Nomentana ai palchi dei centri sociali, dagli anni del rap militante alle produzioni indipendenti, Assalti Frontali continua ad esserci. E a portare avanti, con coerenza rara, la propria visione.
Il documentario Una vita all’assalto, prodotto dai Manetti Bros., celebra tutto questo. Una storia che non si è mai arresa. Che non ha mai smesso di credere che le parole quelle giuste possano ancora cambiare le cose.
Notte Immensa, in tre parole? “Compatto. Necessario. Parla al cuore.”
E oggi più che mai, ne avevamo bisogno.
Al microfono di System incontriamo Militant A di Assalti Frontali
Foto: Ufficio Stampa Big Time