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Da Venezia annunciano il loro primo lavoro: Tutto Qui (2015 – Dischi Soviet Studio) ma in verità sembra solo l’inizio di un lieto percorso sonoro, in quanto, risultano essere una band attenta alla ricerca sonora con un background tipico della zona d’origine fatto di torbida elettronica e tanto rock. Incontriamo Enrico dei Miss Mog per raccontare di questa avventura. Bentrovati.

Grazie, ci presentiamo: siamo Enrico (voce nelle canzoni, e voce narrante in questa chiacchierata), Graziano (tastiere e batterie elettroniche) e Tommaso (basso).

Un’evoluzione artistica fatta da numerose esperienze e modi di interpretare differenti?

Fortunatamente si, veniamo tutti da esperienze ed inclinazioni diverse. Grace è quello tra di noi che più si avvicina a un musicista, visto che sa suonare (o almeno strimpellare) praticamente ogni cosa: partito dal funky, ha avuto una lunga esperienza ska (con i Farenheit 451, di cui era il sassofonista) seguita da altre più o meno rock, fino a realizzare la sua passione per l’elettronica circondato da batterie elettroniche, tastiere e synth. Tommy ed io veniamo da esperienze in band rock più o meno normali, tra indie e hard rock.

Come vi siete incontrati e quando avete capito che il progetto poteva funzionare?

Miss Mog è nata in qualche cadente sala prove di Marghera ormai cinque anni orsono, dove Grace e Tommy praticavano elettronica becera ed irripetibile, cercando di coinvolgere, talvolta, chitarristi, batteristi e cantanti. Il progetto ha poi preso forma – parliamo del 2012 – con l’arrivo in pianta stabile mio e di Alvise, che ha suonato la batteria con noi per circa un anno, poi se n’è andato. Le canzoni sono venute fuori di colpo, e tutte insieme, nel corso del 2013: abbiamo pensato di registrarle, più che altro per dar loro una versione definitiva. Qui è subentrato Beppe (aka Zucca Veleno), diventato il nostro produttore, nonché, che a furor di popolo, quarto Miss Mog onoris causa. Il sospetto che le canzoni avessero molto di buono ce l’avevamo fin da quando sono nate, ma solo con la produzione di Beppe abbiamo capito che il progetto poteva funzionare. E’ quindi nato “Tutto Qui” (Dischi Soviet Studio, 2014), un Ep in cui abbiamo raccolto i primi quattro pezzi completati, quelli che, secondo noi, meglio descrivono il perimetro sonoro della nostra musica, che corre tra dance, ambient, synth pop e indietronica. La produzione delle dieci canzoni che comporranno il disco, in uscita quest’anno, è a buon punto.

La foto del comunicato stampa rappresenta tre corpi senza volto, una scelta mistica ma che riecheggia anche ad una band in voga negli anni 80, i Rockets?

Adesso che mi ci fai pensare il parallelo potrebbe anche starci: tutto sommato sempre di vocoder, sintetizzatori e percussioni elettroniche si parla, per noi come per i Rockets… magari faremo anche una cover di On the Road Again… A parte gli scherzi, la scelta stilistica non ha nulla di mistico, nè vuole omaggiare nessuno in particolare. Ed anzi, i corpi dell’immagine cui fai riferimento un volto, in realtà, ce l’hanno: è quello di un uovo, lo stesso uovo che sta sulla copertina dell’EP, tratto da un’opera che Simona Bramati, geniale pittrice marchigiana, ci ha permesso di usare come artwork di Tutto Qui.

In Tutto Qui si parla di meteoropatia e di barbe curate. Un modo per non prendersi troppo sul serio?

Si. Molto spesso nei testi delle nostre canzoni ci troviamo a parlare di come viviamo noi, persone quasi normali, in una società che ti spinge verso modi di vivere per niente normali: ci sono aspetti di tutto questo che percepiamo come angoscianti e drammatici… ma visti da una prospettiva differente, gli stessi aspetti finiscono per essere ridimensionati a quello che sono in realtà: patetici, ridicoli e grotteschi… e, in quanto tali, crediamo non vadano presi troppo sul serio.

Quali sono i vostri ascolti personali? Siamo tutti e tre abbastanza onnivori, e come molti di quelli che amano la musica siamo passati per più di un genere nel corso delle nostre esplorazioni. Io, per esempio, dopo una giovinezza musicalmente alimentata da amici più grandi che mi nutrivano a Marillon, Genesis, Queen e molto funk, ho iniziato ad esplorare tra i generi in autonomia, tralasciandone davvero pochi. Resto comunque un appassionato di voci, prevalentemente maschili e inquiete (Mark Lanegan, Buckley, Will Oldham e molto altri). Tommy è un fan di new wave e dintorni (Joy Division, Gang of Four, Wire, Talking Heads, eccetera) e indie rock (Modest Mouse, Built to Spill, Pinback solo per dirne alcuni). Grace va dal funk (George Clinton, Earth Wind & Fire, Kool & The Gang, Herbie Hancock) all’elettronica più o meno recente (Suicide, Aphex Twin, Underworld per fare qualche nome).

Foto: Ufficio Stampa

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