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In occasione del contributo che MEG insieme a ZU ha voluto dare per il Cd tributo a Renato GARBO, incontriamo l’Artista e ne approfittiamo per ripercorrere alcuni tratti fondamentali della "nuova" scena partenopea.

Con Meg a ripercorrere la storia di 99 Posse ed il singolo della cover di un brano storico. Interpretato da Toquinho e Vinicio de Moraes e cantato da Ornella Vanoni "Senza Paura".

L’Artista racconta alcuni tratti della esperienza artistica e privata.

Quando la scelta di allontanarsi dai 99 Posse. Realtà musicale che ha dato una forte immagine anche alla tua personalità?

Non è corretto dire che mi sono allontanata io dai 99 Posse. Loro si sono fermati, non c’è stato uno scioglimento ufficializzato ma qualcosa del genere, per cui nel momento in cui c’è stata questa frenata mi sono messa a lavorare da sola come hanno fatto anche gli altri componenti del gruppo. Da lì poi è nato il mio primo disco da sola.

Una realizzazione di qualche tempo fà “Senza paura”. Cover della canzone di Toquinho e Vinicio de Moraes intepretata da Meg insieme Elio di “Elio e le storie tese”. Quando si realizza la cover di una canzone così popolare non si ha la paura che questa non venga apprezzata per come dovrebbe essere?

Ti rispondo con una battuta, il titolo del pezzo è "Senza paura" e questo significa molto nel senso che il pezzo dice anche questo cioè di andare per la propria strada senza paura, senza drammatizzare troppo in situazioni che magari non meritano tanti drammi. In più quello è un pezzo che fa talmente tanto parte del mio DNA poiché lo ascoltavo da piccola a casa e mi aiutava nel vero senso della parola a superare una serie di paure. Nel pezzo si cita la paura del buio, dell’uomo nero e da bambina effettivamente avevo paura del buio, in quel caso mi serviva a esorcizzare quel tipo di paura, adesso che sono cresciuta un pò mi serviva ritornare, facendo una specie di chiusura del cerchio, a questo pezzo forse per esorcizzare altre paure, forse anche quella di andare per la mia strada dopo l’esperienza con i 99 Posse che è stata così forte e fondamentale.

Definiresti la tua personalità come un "Puzzle". Se sì per quale ragione?

Sì sicuramente. In certi momenti della mia vita mi sento una persona frantumata in tante parti diverse. I momenti migliori della mia vita sono quelli in cui tutte queste parti spezzettate riescono in qualche modo a formare il puzzle in questione, una figura più ampia. Probabilmente anche le mie origini, la città che mi ha dato i natali è da questo punto di vista un punto di partenza nel senso che è anche essa una città fatta di tanti pezzi diversi fra di loro, molto spesso contrastanti fra di loro, in contraddizione apparente o reale e forse da questo tipo di idea della realtà ho poi scritto questo pezzo che parla un pò di questo cioè del fatto che spesso contemporaneamente voglio una cosa e voglio il contrario di quella cosa. Per esempio, riportando il discorso a Napoli, contemporaneamente vorrei partire e scappare da questa città folle e violenta e allo stesso tempo vorrei restare perché è la città più bella del mondo, è ricca di umanità e di cose bellissime. Oppure molto spesso mi sento tutto e il contrario di tutto, mi sento parte di una terra che conserva ancora delle caratteristiche così legate ad un passato rurale, le campagne, il verde, il mare, la natura selvaggia del Vesuvio e allo stesso tempo però mi sento figlia di una cultura urbana, metropolitana fatta di aggressività, stare sempre con gli occhi aperti attenta a non farsi aggredire o scippare dal motorino che sta arrivando alle spalle.

Quest’ultima riflessione sui ritmi metropolitani si coniuga anche con il tuo amore verso l’elettronica, la sintesi musicale. Poposta da Band come i Prodigy?

Sì, con i 99 Posse c’è stato un momento in cui questo tipo di sonorità le abbiamo proprio assorbite come delle spugne. Nel ’93 prima di entrare nel gruppo io mi trovavo a Londra dove ho vissuto per un anno e lì c’è stato il primo "arraffare" di queste sonorità, era l’inizio della jungle a Londra, il primo disco di Bjork era appena uscito, di lì a pochi mesi uscirono il disco di Tricky, dei Portishead, dei Massive Attack, dei Prodigy, ci fu una specie di bombardamento di sonorità nuove o vecchie sonorità che venivano rielaborate che sicuramente mi rispecchiavano, me ne sono appropriata perché le sentivo già mie.

Il tuo primo lavoro da solista si intitola "Meg". Chi ti ha aiutato a intraprendere questo percorso artistico dopo la pausa di riflessione con i 99 Posse?

Sicuramente tantissime persone, da persone sconosciute ai miei familiari, le amiche del cuore, gli amici più cari, ai 99 Posse stessi, Marco Messina in primis che è stato fondamentale per me, da lui per esempio ho imparato a lavorare da sola col computer per poi scrivere il disco che è nato prima a casa nella mia stanza con il mio computer e le mie tastiere e poi in un secondo momento grazie a quei provini è diventato il disco che è diventato andando poi da un’altra persona fondamentale che è stata Carlo Rossi, uno dei migliori produttori in Italia che ha dimora a Torino e che io già conoscevo perché con lui i 99 Posse avevano fatto due dischi: "Corto circuito" e "La vida que vendrà". Forte del fatto che già c’era questa sinergia artistica e in più ci vogliamo molto bene e siamo molto amici, mi sembrava la persona più adatta a traghettarmi dalla dimensione del gruppo a quella da solista.

Un indirizzo internet per sapere di più sulle tue realizzazioni, sulla tua personalità?

L’indirizzo del mio sito è www.m-e-g.it e poi c’è anche www.myspace.com/megmultiformis sul quale si trovano più in tempo reale delle news, un blog, poi anche su youtube c’è meg official che è il canale ufficiale dove ci sono una serie di video, non solo i videoclip dei singoli ma anche dei video live.

Da poco tempo è stato pubblicato "Congarbo". Lavoro tributo da parte di diversi personaggi della scena italiana a Renato Garbo. Il tuo tributo è stato dato insieme agli Zu, qual’è la canzone che avete voluto interpretare e perché?

La canzone ci è stata proposta e noi l’abbiamo accolta di buon grado perché "Up the line" è un pezzo bellissimo, in origine era cantata da Renato Garbo solo con un fragilissimo tappeto di archi pizzicati e basta, molto raffinato, molto sospeso e siccome proprio dal management di Garbo è venuta l’idea di far fare questo pezzo a me e agli Zu insieme, idea che ci ha subito trovato entusiasti, quando si è trattato di incontrarci con gli Zu ci è venuto naturale sia per l’attitudine solita degli Zu sia per proporre un pezzo che partiva appunto da sonorità più delicate ed eteree per poi arrivare invece a sonorità più violente e aggressive come quelle degli Zu, ci siamo messi al lavoro e quello che ne è uscito è un lavoro che per me è stato molto particolare perché essendo abituata a lavorare da lungo tempo con il computer, a programmare da sola in una stanza con me, le mie melodie e le mie cose, trovarmi con gli Zu che hanno un modo di lavorare cogliendo l’attimo, improvvisando e ottimizzando al massimo le idee che ti vengono al momento per me è stato fondamentale. Ci siamo ritrovati in uno studio, abbiamo cominciato a improvvisare, quello che ci sembrava valido lo abbiamo fermato e dopodiché abbiamo deciso "buona la prima", ma non pensando che sarebbe rimasta quella, abbiamo provato a farlo una volta, lo abbiamo registrato poi siamo andati in regia, abbiamo riascoltato tutto e alla fine ci siamo resi conto che era buona la prima veramente, abbiamo lasciato quella versione e abbiamo solo fatto una sovraincisione di una seconda traccia di sax e io ho fatto una seconda traccia di controcanti alla mia voce di base quindi quella che avete sentito nel CD è veramente la prima versione di quello che abbiamo provato a fare.

Un compagno di università ti regala un’edizione della “Divina Commedia” di Dante in edizione tascabile. La porti sempre con te?

Sì, all’epoca quando ho scritto questa cosa la portavo sempre con me, adesso no perché lo tengo più come una specie di tesoro da non rovinare.

Ascolta intervista audio a Meg.

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