ezio-guaitamacchi-delitti-rock-05-2010.jpgAutore di numerosi libri come Le 1000 canzoni che ci hanno cambiato la vita, Peace & Love, sulla psichedelia californiana ed altri, incontriamo al microfono di Patrizio Longo lo scrittore Ezio Guaitamacchi per raccontare di Delitti Rock, da Robert Johnson a Michael Jackson: 200 indagini sulla scena del crimine (2010 – Arcana), un libro di musica scritto come un thriller noir.

Storie di Artisti, scomparsi in circostanze misteriose, che con la loro creatività hanno cambiato la scena musicale. Si racconta del mistero delle tre “J” che vede protagonisti Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, del Club J27. Storie di personaggi che probabilmente con la loro musica stavano cambiando la società.

Un libro: Delitti Rock con retroscena inediti, curiosità, misteri e casi irrisolti intorno al mondo del rock’n’roll. Bentrovato Ezio?

Grazie, bentrovato a te!

Un’indagine in corso, questo volume?

Purtroppo sì … Di rock si vive ma anche si muore. E la lista delle rockstar che scompaiono tende ad allungarsi…

Quando hai pensato di scrivere un libro sulla scena del crimine?

É successo dopo il caso che tratto nella prefazione al libro, quello della povera Lana Clarkson, l’attrice hollywoodiana uccisa da Phil Spector. Lana era una mia amica: era stata mia ospite una decina di anni prima quando sperava di “trovare l’America in Italia …”. Poi non l’ho più sentita: ho letto di lei sui giornali perché il “caso Phil Spector” è stato uno degli “open case” più famosi d’America. Gli avvocati della difesa hanno tentato in tutti i modi di fare passare l’omicidio per un suicidio: niente di più falso. Hanno pure detto che Lana fosse ubriaca e drogata. Vi posso assicurare che la cosa più pericolosa che a Lana piaceva bere era latte e menta … Per fortuna, giustizia è stata fatta. Ai tempi, ho comprato un instant book sul caso di Lana e ho pensato che fosse interessante ricostruire tutte le morti misteriose di un secolo di musica. Scrivendole come fossero storie noir, partendo dalla scena del crimine.

Quale fra i numerosi delitti ti ha maggiormente interessato?

Ce ne sono moltissimi davvero stravaganti: come il cadavere trafugato di Gram Parsons, le stupide morti di Johnny Ace e Terry Kath (chitarrista dei Chicago), vittime di una sorta di “roulette russa”, le inquietanti circostanze (o sfortunate coincidenze) relative alla scomparsa di Keith Moon e Mama Cass, di Buddy Holly, dei Lynyrd Skynyrd o di Duane Allman e del suo bassista, i tristi retroscena delle tragiche fini di Bessie Smith e Billie Holiday, le cupe storie dei suicidi di Nick Drake, Ian Curtis, Jeff Buckley. Ma nulla può battere i misteri e i quesiti ancora aperti nel caso di Kurt Cobain.

Il 2010 è l’anno dell’anniversario della scomparsa di Jimi Henderix, Lanis Joplin e il 30ennale del delitto di Lennon. A tuo avviso c’è un nesso o solo una casualità?

Lennon è una storia a parte e accade 10 anni dopo: è il classico caso di uno squilibrato che uccide il suo idolo per avere un giorno di celebrità. Jimi e Janis muoiono a due settimane di distanza, entrambi per pura e sfortunata fatalità. Entrambi, però, per storie di droga. Una cosa tipica del periodo. Il giorno seguente la morte di Hendrix, Janis viene intervistata da moltissimi organi di stampa. “Chissà cosa diranno di me quando sarò morta …”, sospirava la ragazzina texana. “Tranquilla Janis”, la consolava la sua amica e amante Peggy Caserta, “due rockstar non posso morire nello stesso periodo …” “E poi tu non sei stupida”, faceva eco Seth Morgan, il ragazzo che la Jopòlin avrebbe dovuto sposare, “morire dopo uno come Hendrix più bravo e più famoso di te sarebbe una stronzata imperdonabile …” “Mi sa”, concludeva una Janis fatalista, “che anche stavolta Jimi mi ha fregato l’idea …”

Adesso raccontiamo senza anticipare nulla del mistero delle tre J. Quattro star che con il loro talento musicale cambiano la scena musicale e tutti scomparsi in circostanze misteriose?

Paul Kantner, leader dei Jefferson Airplane, ha una teoria. Dice: “Gli anni 60 sono stati un periodo di sperimentazione, di esplorazione. E tutte le esplorazioni scientifiche sono pericolose: si rischia la vita. Alcuni di noi ce l’hanno fatta, altri no”. E’ una visione cinica ma estremamente realistica per dare un’idea di cosa ha voluto dire vivere in quegli anni “sulla corsia di sorpasso”.

Nelle storie che hai raccolto quanto c’è di “leggenda metropolitana” e quanto di cronaca?

Zero leggende. Solo fatti.

Spesso al musica si lega alla politica a tuo avviso in queste storie è accaduto questo?

Che su John Lennon e molte star della musica degli anni 60 e 70 ci fossero files del FBI è cosa nota. Ma non esiste alcun complotto. Non c’è una morte di una rockstar legata a motivi politici.

Quale la tua personale impressione sulla scena rock internazionale?

Molte cose carine ma nulla di rivoluzionario. Se il rock è una forma d’arte (e io lo considero tale) deve essere criticato allo stesso modo di pittura, scultura, poesia, letteratura, ecc.. E in tutte le forme di espressione artistica dell’uomo, la primogenitura è un valore. Quando ci sono già stati Bob Dylan, Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin, Pink Floyd, Hendrix, Joplin o The Doors che senso ha rifarne il verso?

Cosa ti ha incuriosito maggiormente durante la scrittura del libro?

Che la storia del rock è talmente affascinate, originale, creativa che non c’è bisogno di inventarsi altre teorie. Basta attenersi ai fatti: neanche uno genio del cinema come Oliver Stone sarebbe stato in grado di scrivere storie così sorprendenti, curiose, appassionanti come molte di quelle che ho raccontato nel libro.

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