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Critico musicale, giornalista, storico e memoria vivente della canzone: Dario Salvatori è un’enciclopedia ambulante della musica, ma con l’ironia di un narratore da palcoscenico.

Voce inconfondibile della radio italiana, ha attraversato decenni di storia con l’entusiasmo del collezionista e la precisione dello studioso. Ha incontrato miti, raccontato rivoluzioni sonore e dato dignità anche alle melodie più leggere.

Intervista a Dario Salvatori per Il Salvatori
Dario Salvatori – Foto: Ufficio Stampa

Con Il Salvatori 2025 (Iacobelli Editore), torna a offrire uno sguardo lucido, appassionato e sorprendentemente attuale sulla musica di ogni epoca. Dietro ogni titolo, una storia. Dietro ogni storia, il tocco inconfondibile di un uomo che alla musica ha dedicato ogni battito.

Il dizionario presenta oltre 20.000 schede di canzoni, ciascuna con informazioni dettagliate quali titolo, autori, anno di pubblicazione, interpreti che l’hanno registrata e un commento storico-critico con punteggio finale. Copre un arco temporale, includendo brani dal Seicento e Settecento fino ai giorni nostri, e abbraccia canzoni di ogni nazionalità.

Intervista a Dario Salvatori per il Salvatori 2025

Per quanto riguarda gli artisti trattati, il dizionario include una vasta gamma di interpreti di diverse epoche e generi musicali.

Nell’edizione 2025, si racconta di band come i Beatles e i Rolling Stones evidenziando il ritrovamento continuo di foto e altri supporti audio e video.

Il Salvatori 2025 è uno strumento di consultazione per appassionati e studiosi della musica, offrendo un viaggio attraverso le canzoni che hanno segnato la storia musicale.

Un viaggio attraverso le canzoni che hanno cambiato la storia della nostra vita.

Al microfono di Patrizio Longo con Dario Salvatori per raccontare de Il Salvatori 2025

Leggi intervista a Dario Salvatori per Il Salvatori 2025

Patrizio Longo: Critico musicale, giornalista, storico e memoria vivente della canzone. Dario Salvatori è un’enciclopedia ambulante della musica, ma con l’ironia di un narratore da palcoscenico. Voce inconfondibile della radio italiana, ha attraversato decenni di storia con l’entusiasmo del collezionista e la precisione dello studioso.

Ha incontrato miti, raccontato rivoluzioni sonore e dato dignità anche alle melodie più leggere. Con Il Salvatori 2025 ritorna puntuale nell’incontro a offrire uno sguardo lucido, appassionato e sorprendentemente attuale sulla musica di ogni epoca. 

Dietro ogni titolo, una storia. Dietro ogni storia, il tocco inconfondibile di un uomo che ha la musica dedicato ogni battito. Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Dario Salvatori, ben trovato.

Dario Salvatori: Che meravigliosa intro, grazie.

Patrizio Longo: Nel nostro appuntamento dove raccontiamo di questo libro che è diventato un vero e proprio libro di referenza. Cosa ti ha invogliato all’inizio a diventare un divulgatore e uno storico della musica?

Dario Salvatori: È molto semplice, ci sono libri che parlano di canzoni ma anche quelle americane che fanno un certo stile di libri. Però poi alla fine ci sono questi libri dove si dice le dieci canzoni di Battiato oppure le cento canzoni che possiamo ascoltare prima di morire. 

Allora io naturalmente ho fatto qualcosa di più ampio e sono arrivato a ventimila canzoni di tutti i tempi e di tutte le nazionalità. E questo è stato uno start buono perché lì posso vantare un discreto archivio e poi lo aggiorno ogni anno perché questa è la storia. 

Mi sono un po’ ispirato ai colleghi del cinema, a Mereghetti, Morandini e questi qua. Ormai è un classico, come dicevi te, è di 14 anni e mi fa piacere.

Patrizio Longo: L’edizione de Il Salvatori 2025 che in questa edizione ha inserito per la prima volta le canzoni del 600 e del 700. Com’è stata questa scelta così ambiziosa?

Dario Salvatori: Siccome si parla in continuazione di plagio e comunque di cose che poi escono fuori anche nel passato. Allora qua mi sono divertito perché praticamente il primo compositore è stato Bach, John Sebastian. Ma lì c’era una famiglia che durò tre secoli, poi si estinse in qualche modo.

Però Bach è ancora oggi la persona, il musicista più in qualche modo pulvinato è un conto ma avere quattro secoli che ti girano le canzoni, faccio un esempio Procol Harum del 67 quando fecero A White Shadow Pale e lì era esattamente…., poi stiamo parlando del clavicembalo perché ancora il pianoforte non aveva i martelletti, non aveva nemmeno il seggiolino.

Questo che vuol dire? Vuol dire che la famiglia di Bach si copiava una sull’altra, Liszt copiava Wagner e poi non c’erano gli avvocati, c’era l’aspetto epistolare, quello piaceva.

Poi siamo arrivati fino alla musica contemporanea, cioè la generazione di Berio, di Bussotti, di Nono e poi ovviamente di quelli più conosciuti nel mondo, Stockhausen, Cage, Philip Glass eccetera. Ecco, quindi io ho voluto mettere quelli perché vanno messi in qualche modo, perché te li ritrovi nei film, te li ritrovi nelle compilation più incredibili e quindi questo vuol dire che la musica prende delle strade che qualche volta sono impensabili, forse.

Intervista a Dario Salvatori per Il Salvatori 2025
Intervista a Dario Salvatori per Il Salvatori 2025

Patrizio Longo: Come quelle negli spot pubblicitari spesso, dove si riscoprono canzoni dimenticate.

Dario Salvatori: Come no, come no. Sai qual è la verità su questa cosa. Che i cosiddetti copy, cioè i pubblicitari che fanno questo, sono tutti diciamo sui 50-60 anni, a loro piace quel genere là e poi alla fine hanno ragione loro. Perché trovano delle assonanze con il merchandising che stanno proponendo, ma anche l’aspetto musicale.

Ovviamente qualche volta è quello che si risale alla originale, ma l’originale poi costa un sacco di soldi. Allora ci sono dei bravissimi cantanti, senza nome e senza volto, che riprendono le canzoni. Io ho sentito da un anno adesso questa cosa, Come prima, tutto il repertorio di Tony Dallara.

Ecco, Dallara è l’espressione della musica degli anni 50, delle canzoni degli anni 50, perché tutti coloro che lavoravano nei night, a cominciare da Buscaglione, Peppino Di Capri e tutti gli altri, Carosone, avevano l’eco. Perché nei locali dove loro suonavano e cantavano, l’eco era richiesto. 

Quindi tutti i proprietari di night dicevano ma ce l’avete l’eco? Ce l’avete l’eco? Era così, chi ce l’aveva l’eco altrimenti non lavorava. Questo se tu vai a utilizzare e a sentire canzoni di questo tipo, queste sono camere anecoiche, praticamente insonorizzate dall’acustica.

E lì i pubblicitari hanno ricostruito, quella cosa che ovviamente oggi è una sciocchezza, la fa un bambino insomma, e addirittura la voce di Dallara è proprio uguale. Altre insomma sono più complicate, per esempio il pezzo Primavera, quello di Barry White, è stato fatto in italiano poi, è perfetto, però il cantante sconosciuto che l’ha proposta non è granché, è una voce femminile, ma poca roba.

Patrizio Longo: Dario quante ore di ricerca e ascolto ci sono dietro ogni singola scheda e tra l’altro poi il punteggio che viene attribuito come si fa nei film alle singole canzoni?

Dario Salvatori: Ma io naturalmente ho un metodo, il metodo è quello della schiettezza della canzone, la capacità lungimirante degli autori, ma anche delle interprete, che propongono ancora queste cose. Poi naturalmente io sono partito con una base che avevo, poi dopo ogni anno metto 150-200 new entry, che sono estratte da Sanremo, tormentoni (hits) e grandi capolavori che arrivano dall’Inghilterra e dall’America, qualche volta dall’Asia, e quindi li metto tutte.

Intervista a Dario Salvatori per Il Salvatori 2025
Dario Salvatori per Il Salvatori 2025

Adesso questa cosa del classico era una cosa che mi piaceva, mischiare queste due cose. Però poi 20.000 sono un po’ tante, sono un po’ più di 20.000 perché a giorno 150-180, come ti stavo dicendo, quindi è un po’ così. Però poi alla fine ci sono delle rivalutazioni, perché qualche volta ho cambiato i miei pallini, li ho tirati giù e qualche volta li ho tirati su, sono tremendo lo so.

Poi le cose con il passaggio e con il tempo sfornano più cose che erano rimaste dentro, questa è la cosa. E poi io lo faccio ogni anno, quindi questo che vuol dire? 

Vuol dire che la gente va a vedere anche là, questa è la verità, cosa che non si può dire sul momento.

Patrizio Longo: Su System con Dario Salvatori, stiamo raccontando de Il Salvatori 2025, questa raccolta di canzoni, di artisti e di interpreti in distribuzione. Dario tra radio, televisione e carta stampata, quale mezzo senti più vicino al tuo modo di raccontare di musica?

Dario Salvatori: Beh, la musica si racconta nei libri, si racconta in un programma radiofonico, si racconta in televisione. In televisione è un po’ più complicato perché devi avere un’altra strada, un’altra possibilità, perché poi se tu hai vicino… Io di solito non mi piace stare vicino al cantante, perché poi uno si incontra al trucco, si solidarizza e poi dopo diventa una cosa da compari, e questo non mi piace. Io non voglio una persona accanto, ma l’ho fatto anche con i jazzisti, e non mi piace nemmeno il formato intervista. 

Sai perché? Perché l’intervista è qualcosa che ti strappano di mani. Ti strappano delle mani perché? 

Perché non si ricordano delle cose. Allora, se tu poi meno ricordi… Dico una cosa. Ieri ero al TG2 a parlare del compleanno di B B King, che è morto dieci anni fa. Naturalmente loro hanno messo, essendo televisione, nelle immagini di B B King, però poi alla fine ho dovuto raccontare delle aneddoto perché erano più interessanti. 

Io ero il presentatore del suo show a Torino, poi quello a Roma, e poi dopo sono entrato nel suo camerino e lui stava con un fornello che possiede bacon, la pancetta diciamo, però era un chilo di pancetta, capito?

E lui mi vede e mi dice Ah, allora? You try? No, no, no. Will? No, no, no, no. Io sono vegano. E allora gli ho fatto vedere questa cosa. Per dire, no? Poi ci aveva nelle tasche tutta una serie di gadget e diceva Yo. No, io non ho uno che lui. Pensavo che io avessi un orchestra.

Patrizio Longo: Dario hai conosciuto personalmente moltissimi artisti. Qual è l’incontro che ti ha lasciato il segno?

Dario Salvatori: Beh, io ovviamente come tutti noi ho dei gusti, ho delle persone, degli artisti che ho seguito sempre. Guarda, te ne posso dire 5 o 6 perché sono quelli che mi sono piaciuti di più nella vita e in tutti i generi. Allora, per esempio, gli Stones che sono ancora in vita, come sai, no?

Patrizio Longo: Sì, certo.

Dario Salvatori: E quindi gli Stones li ho sentiti, credo, almeno 100 volte un po’ tutto il mondo e però mi piace che sono ancora là, capito? E questa è la cosa. 

Poi, naturalmente, quest’anno ho tirato fuori una biografia di Yoko Ono e pure lei mi è piaciuta tantissimo perché ho ritrovato un manoscritto che avevo fatto e poi dopo me l’avevo perso.

Mi sono rimesso a riproporre è stata una cosa notevole quella di scrivere. Avevo cominciato a fare questa bio negli anni 70, poi l’ho persa e poi ho ripreso Yoko la quale però non esce più dall’America non sa più neanche al Dakota non sa più neanche a New York e fa 40 miglia da New York però, insomma, è cognitiva, capito? 

Questo vuol dire…E dice tante cose che sono rimaste dentro, in questo libro. Però una è andata fuori perché tu sai che lei era… il pezzo era di John Lennon ma poi, morto Lennon lei invece è Lennon-Ono o Ono-Lennon, non mi ricordo vabbè, comunque… però lui era morto. 

Alla fine, due anni fa l’ultimo no, tre anni fa l’ultima volta che l’ho sentita e vista che è uscita dall’America e gli ho detto senti Yoko, ma perché c’è… Imagine c’ha questa cosa, con tre accordi puoi fare quello che vuoi e lei mi fa sentire da questi sorrisi asiatici che mi mettevano un po’ in imbarazzo e lei mi dice ma Imagine non è una canzone che viene dal passato è del 71, lo so e secondo te chi è che l’ha scritta? 

Beh, certo che l’ha scritta John e tu l’ha fatto anche il testo, lo so ah, bisognerebbe capire allora chi ha fatto la musica, caro lei, praticamente mi ha detto che l’ha fatta lei la musica bene lei era una cantante certo sua mamma era una musicista classica una che per fatto era numero uno nel Giappone poi dopo quando ha fatto i figli si è ritirata, no?

Come la classica storia delle musiciste e diciamo soprattutto delle pianiste e quindi quando noi andiamo a vedere queste foto di Yoko nello studio di Abbey Road dove non c’è neanche una donna ma c’è lei che ti sta mostrando dove stanno gli altroparlanti e l’ha vista no, sono zitti perché sta parlando lei, capito? 

Quindi per dire che lei mi ha detto e guarda che una canzone e soprattutto un capolavoro si fa con tre accordi e Imagine lo è questa è la storia, capito? 

E io l’ho messo nel libro e quindi apriti cielo quindi tutti gli appassionati dei Beatles si sono attaccati a questa storia ma lei ha distrutto i Beatles e no cari i Beatles Lennon ha incontrato Yoko Ono nel 1967 poi dopo sono passati altri tre anni di Beatles quindi vedete che non ha distrutto nulla erano ancora erano ancora quattro anni dopo i Beatles non facevano concerti ma facevano dischi.

Patrizio Longo: Dario con quale criterio riesci a mantenere una valutazione a commentare così tante canzoni di epoche e di generi diversi ci dicevi poco anzi che spesso le valutazioni può capitare che nel corso del tempo cambino cioè qual è il criterio un criterio emozionale o di crescita personale?

Dario Salvatori: no è emozionale io la penso come che è emozionale perché se tu senti una canzone di Cole Porter o di George Gershwin e lì c’è l’emozione ma l’emozione della struttura, della melodia di chi l’ha cantata e quelli sono i capolavori che io rincorro questa è la storia cosa che non si può dire per Sanremo perché ovviamente ci sono diciamo dei dispositivi che sto parlando dell’auto tune naturalmente ma dispositivi che possono fare qualsiasi cosa.

E allora questo conta poco insomma ecco abbiamo fatto il Primo Maggio dove c’erano dei cantanti che si sono persi mentre cantavano non solo, c’era l’autotune, c’era la base cioè Ghali per esempio non cantava e allora poi si era presa col microfono e stava cantando la base e la sua voce a vergogna insomma voglio dire questo oppure Olly che ha vinto il Festival di Sanremo e toccava a lui andare all’Eurovision ma lui è stato furbo ha detto no no io senza l’autotune non vado allora questi hanno detto eh ma anche l’Eurovision non c’ha l’orchestra hai capito insomma.

Patrizio Longo: è un momento particolare, di cambi e di svolte e a proposito di tecnologia visto che abbiamo parlato di autotune è un argomento molto discusso e di diversi incontri in questo periodo da Enrico Ruggeri a Massimo Bonelli citando il Primo Maggio a te si parlava proprio dell’auto tune e dicevo parlando di tecnologia, come scegli cosa ascoltare oggi in un’epoca dominata dagli algoritmi?

Intervista a Dario Salvatori per Il Salvatori
Intervista a Dario Salvatori

Dario Salvatori: beh se devo essere sincero io vado sulle cose che mi piacciono oppure che mi piacciono ancora oppure quelle del momento che mi piacciono che ne so Billie Eilish beh mi piace molto perché c’ha delle intuizioni questa capacità di soffiare e cantare soffiato capito. Aveva 17 anni quando ha preso i primi Grammy capito adesso ce ne ha 23 quindi Lola Young che è una che sta facendo sconquassi in Inghilterra per esempio oltre che è molto bella. Queste perseguo questa roba ascolto poi naturalmente ci sono i classici. Però ecco un soggetto come Billie Eilish è insomma non credo che l’abbiamo avuto in Italia no? Non mi pare proprio.

C’era semplicemente forse Anna Pepe forse l’ha sentito no? Certo com’è e beh lei pure allora abbiamo Eilish c’ha il fratello lei c’ha il padre e quindi però voglio dire che rispetto ha introdotto la figura della Barbie la figura della Barbie a 16 anni è interessante capisci? Ecco questo è ci si crea una nicchia capito che poi diventa il suo aspetto principale. Quello è il riconoscimento insomma, questi due soggetti secondo me piacciono molto. Guarda caso sono della stessa età più o meno.

Patrizio Longo: Proprio questa mattina ascoltavo Anna Pepe. Le strane coincidenze si siete su System stiamo raccontando il libro de Il Salvatori 2025 il libro di referenza sul mondo della musica eh scritto da Dario Salvatori che abbiamo al nostro microfono Dario il vinile è tornato di moda credi che ci sia un ritorno consapevole alla qualità o è più una questione di nostalgia?

Dario Salvatori: ma guarda io dovrei stare nel nel gruppo della nostalgia però sono anche nel gruppo dei collezionisti. I collezionisti sono un valore a parte diciamo ma quando dicono che è il ritorno del dell’album del vinile li punto un po’ i piedi perché quest’anno il vinile è aumentato del 13%. Si dice ma no non è un boom è una cosa che sta là e che si caratterizza insomma poi i collezionisti sono persone che è molto complicata insomma no? 

Perché e poi però tu hai visto che ci sono questi raduni queste cose che prima erano una volta l’anno adesso sono tutte le parti ma anche posti neutrali c’è anche a da Bolzano capito?

Anche la Sicilia ci si va ci si va io così vado a Milano e a Roma e poi però quelli più no sono stato a Renna insomma tante cose vabbè però c’è un’affezione questa è la verità Dario c’è un’affezione perché ci hanno imbrogliato quando è nato il CD perché sai il vinile è fatto apposta per ascoltare musica no? 

E il CD ci può mettere anche una una ricetta medica una una lastra c’è tutto là dentro no? Cioè hai visto quando ti consegnano un esame che hai fatto e tu dici eh questo è il CD e come allora a me mi chiedi eh dico chi l’ha fatto.

Patrizio Longo: con Dario Salvatori in diretta sul System una serie di volumi editi che raccontano la storia della musica italiana e quella internazionale dicevamo hai in mente di fare una versione digitale o interattiva del dizionario pensata anche per le nuove generazioni?

Dario Salvatori: ma guarda io sono sempre un po’ in lite con gli editori perché ci sono editori che curano un certo mercato e quindi non mi va di andare dentro ai nuovi dispositivi eh quelle poche volte che è andato sono che non sono dispositivi già ci sono per esempio il diciamo il codice a barre il codice chiamiamolo così per ora. Io l’ho fatto questo dizionario anche in due volumi perché in caratteri così si sarebbero letti meglio così no? 

E quindi due volumi allora sai che cosa è successo?

Che il codice a base stava soltanto su una copia quindi è successo che hanno scartato il minister e il minister poi hanno preso una copia quindi lui è rimasto là l’editore si è trovato messo male la libreria ci ha messo ancora di più perché poi questi uscivano e non c’era il codice che ballava che suonava, sull’anti taccheggio capito?

Patrizio Longo: e vabbè questo è il nostro tempo. Dario prima di salutarci secondo te una domanda una buona canzone per resistere al tempo al logorio del tempo beh dipende di quale canzone parliamo no?

Dario Salvatori: voglio dire perché ogni genere ha uno stile quindi che ti posso dire se tu ascolti un pezzo di Miles Davis è sicuramente un pezzo destinato a stare lì nella storia e prima l’ho detto col Porter Gershwin ma poi è la stessa storia è quello che conta le nostre vibrazioni come dicevi te cioè la capacità di far entrare nella nostra vita cose eleganti cose che ci informano che ci piacciono e ci sono piaciute e ci piaceranno questo dico.

Poi rincorrere la novità è certamente utile poi io faccio il giornalista quindi devo sentirle queste cose e però ti dico che qualche volta soprattutto a Sanremo è una bella tortura e sì insomma quindi al di là del circo Barnum quello ci piace ma non tutto il resto come vedi sono proprio loro i più giovani che fuggono.

Patrizio Longo: Dario ti ringrazio per la disponibilità buon vento e al prossimo appuntamento con il Salvatori.

Dario Salvatori: ma grazie gentilissimo alla prossima.

Foto Copertina e Articolo: Ufficio Stampa

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