Con il verbo convergere si intende «dirigersi verso uno stesso punto, partendo da punti diversi». Non è detto che l’operazione, ossia l’incontro, riesca, ma comunque resta il concetto e la volontà dell’impresa. Nel caso dell’evento artistico in questione l’azione sembra essersi conclusa con successo. Nicola Cesari (1940) e Fernando Longo (1973) hanno puntato nella stessa direzione: il primo con il trittico Mistero (2007) e il secondo con l’installazione Autoritratto (2007). Opere recenti, dunque, che chiudono un periodo di ricerca. La “convergenza” tra i due artisti, oltre che nel dato cronologico della loro vita (trent’anni di distanza), è da ricercarsi soprattutto nel senso della ricerca concettuale che li vede protagonisti.

Convergono due mondi espressivi apparentemente lontani; due linguaggi figurativi che segnano profondamente il contemporaneo. Si punta sulla sostanza. Cesari utilizza un sistema prettamente cromatico, “colored fields” mistici, ultima tappa dell’esperienza pittorica legata alle Icone prodotte dall’artista a partire dall’inizio del XXI secolo. Il blu e il rosso sono stesi sulle tre tele che si trasformano in spazio infinito, ancestrale, che spinge lo spettatore all’esperienza sensoriale. Pura materia preistorica, «pittura biomorfa» – come definiva l’Informale Italo Calvino (1960)- che respira nelle viscere della terra. Dall’altra parte fa da contraltare l’installazione di Longo: 26 cubi bianchi (la semantica del numero è da ricollegare alle lettere dell’alfabeto ) dai titoli evocativi.

Il carattere ludico dell’operazione dal sapore dadaista è evidente. Gli omini bianchi (presenti nei cubi), un tempo virtuosi e forzuti supermen, ora vivono inscatolati in realtà tridimensionali metafisiche, dalle quali è impossibile fuggire e l’unica alternativa – come per Godot – sembra essere l’attesa. Gli omini si muovono ma tutto li riconduce allo stesso punto. Ventisei realtà cubiche che assemblate compongono l’autoritratto di Longo. Le convergenze di Cesari-Longo si racchiudono in un concetto assolutamente spaziale: you are in it (Rothko).

Massimiliano Cesari

Fernando Longo nasce a Lecce il 13 novembre 1973, cresce a contatto con l’azienda paterna di arredamento e architettura degli interni, dove sviluppa la conoscenza e l’uso di materiali quali legno, metallo e materie plastiche, acquisendone tecniche e processi di lavorazione. Studia architettura a Roma a “La Sapienza”, dove si laurea nel 2003 con tesi in Allestimento – Rel. Prof. Arch. Vincenzo Giorgi. Lo studio dell’architettura e il costante contatto con laboratori artigiani si accompagnano in Fernando Longo ad un interesse vivo ed intenso per l’arte e il design, impegnandolo in varie attività professionali e di ricerca. Dopo gli anni universitari, di fondamentale importanza è l’incontro a Genova con l’artista newyorkese Ivy Pelish Murzi, pittrice e scultrice, che gli suscita un forte interesse per l’arte ceramica. Stabilitosi per circa un anno in Finlandia, è subito attratto in modo particolare dal paesaggio, dalla museografia finlandese, dalla cultura e dall’artigianato Sami. A Helsinki si dedica all’arte ceramica con l’artista finlandese Kati Hamalainen e segue corsi di formazione presso la Helsinki University. Significativo l’incontro a Helsinki di Jarno Peltonen che lo introduce alla conoscenza dell’opera della scultrice Eila Hiltunen. Grazie a questa esperienza e al forte legame con la propria terra, il Salento, sente fortemente il bisogno di promuovere un personale progetto, SDW – Salento Design Workshop, che pone come condizione indispensabile la commistione tra artigianato e design.

Nicola Cesari nasce a Maglie (Lecce) nel 1940, dove vive e lavora. Si diploma presso l’Istituto d’Arte “G.Pellegrino” di Lecce, annoverando tra i suoi maestri il poeta “salentino” Vittorio Bodini: incontro che sarà fondamentale per la sua cultura artistica. Dal 1960 al 1998 insegna discipline artistiche e storia dell’arte negli istituti di istruzione superiore. Dal 1968 si dedica alla pittura in qualità di ricercatore e sperimentatore, svolgendo contemporaneamente l’attività di critico d’arte, collaborando con diverse riviste: Realtà Salentina, Tempo d’Oggi, Nuovo Spazio, Pensinonante de‘Saraceni, Titivillus. Le prime esperienze artistiche si caratterizzano dall’avvicinamento all’informale europeo. L’artista agli inizi, come scrive Luigi Scorrano, è attratto – rispetto ai modelli allora in voga – da altri fatti artistici: “…le ustioni di un Burri o i frammenti delle cose quotidiane di un Raushemberg. L’incontro con Calò – continua il critico – gli sarebbe servito ulteriormente a comprendere il valore della materia. E Cesari ripensa al legno, materia saggiata ed esplorata in un altro tempo”. Da questo momento in poi, il percorso di ricerca pittorica e sperimentazione di materiali è incessante: “…i suoi pezzi “informali” – sottolinea Nicola Rainò – sembrano sorretti da una latente ma chiara volontà compositiva, strutturante, e non tanto nei suoi Spazi Cosmici dove … affiora una sorta di figuralità, ma proprio nelle sue opere più esplicitamente materiche, in quegli impasti di colori graduati dove l’acrilico e la tempera si raggrumano per dare effetti di trasparenza”. Inizia la sua attività espositiva nel 1973, continuando ad esporre in Italia e all’estero, con notevoli riconoscimenti di critica e pubblico, tra le mostre più importanti citiamo: Astratto Cosmico (1976), Simboli e Colori (1980), Il segno dell’Eros (1980), All’amico Egon Schiele (1984), L’esperienza informale (1985), I luoghi … la memoria (1981), Se riesci a volare vedrai tutto azzurro (2002), Cartoline d’autore (2003), Non chiedere la luna (2004). Sue opere si trovano in numerose collezioni pubbliche e private.

dal 20 dicembre a fine gennaio in via dei verardi 19 lecce presso showroom SDW

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