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Un lavoro che scorre fra sarcasmo ed autoriflesisoni di una società complessa. Allo stesso tempo l’esperimento da come risultato Corpi Celesti. Sono dieci canzoni d’autore in un lavoro “casual”.

L’anticipo di un nuovo percorso cantautorale combinando ironia, sperimentazione e capacità comunicativa.

Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Paolo Rigotto, bentrovato?

Ciao Patrizio e grazie di questo spazio!

Il primo lavoro da solista che fotografa la tua idea compositiva?

Paolo Rigotto

Mettiamola così: il mio primo lavoro solista che ho la faccia tosta di rendere “ufficiale”. In realtà il percorso che ha portato a questo lavoro è durato anni, molti. Anni durante i quali ho maturato quello che è il mio stile attuale, ma ho iniziato giovanissimo le mie prime composizioni e registrazioni. Nulla che io consideri degno di pubblicazione ma comunque tappe importanti per me, che mi hanno permesso di capire cosa so fare e cosa no.

Come la definiresti in una parola?

Ho giustappunto creato il neologismo: Prunk. Svergognata miscela di progressive e punk.

Questo è l’anticipo di un nuovo percorso cantautorale combinando ironia, sperimentazione e capacità comunicativa?

Lo considero per lo meno l’inizio del mio nuovo percorso. Il desiderio di sperimentare e di comunicare stati d’animo rischia, nel 2011, di sembrare a ragione un tantino presuntuoso. Quindi in un certo senso cerco di scherzarci un po’ sopra.

Differenti suoni e stili dal cantautore all’elettronica per raccontare un vissuto. Perché le sonorità elettroniche hanno maggiore presenza nel cd. Una scelta voluta?

L’elettronica è stato il mio primo strumento, prima di intraprendere lo studio (e la professione) della batteria. Amo molti sperimentatori elettronici (cito Brian Eno) ma anche molti poeti della canzone. Per non parlare degli attori della canzone, Gaber su tutti. In realtà credo all’elettronica non come surrogato di una band che non c’è, quanto piuttosto come uno strumento che può arricchire la tavolozza timbrica degli strumenti acustici ed elettrici con qualcosa che questi strumenti non possono produrre.

Canzoni scritte per l’appunto oppure brani conservati e raccolti per Corpi Celesti?

Corpi celesti è nato in un mese, composizione e registrazione comprese. Credo che i dischi che raccolgono canzoni realizzate nel corso di anni risultino sempre meno incisivi e spontanei dei dischi realizzati in un lasso di tempo relativamente breve, qualche mese, un anno al massimo. Sono una fotografia del momento che l’artista (e talvolta il mondo) sta vivendo in quel periodo.

Un lavoro registrato in completa solitudine, una casualità?

In realtà i musicisti che mi accompagnano dal vivo (Felice Sciscioli, Silvio Vaglienti, Francesco Borello e Roberto Cannillo) avrebbero potuto suonare l’intero disco meglio di me. Ma non puoi avere sempre il chitarrista a disposizione nella stanza accanto, o il batterista vicino di casa (cosa quest’ultima poco augurabile a chiunque). Ed essendo io tendenzialmente pigro so che devo realizzare l’idea che ho in mente nel momento stesso in cui la penso, altrimenti rischia di morire in un cassetto.

Prima esperienza da solista, ritornerai a suonare in band?

Non ho mai smesso di suonare in band. Banda Elastica Pellizza (premio Tenco 2008) è un gruppo in piena attività con interessanti sorprese all’orizzonte; Syndone è un progetto di alto livello musicale il cui CD Melapesante sta avendo ottimi consensi tra pubblico e critica “prog”. Suonare in band è uno dei massimi appagamenti artistici che conosca. A pari merito con il mettere su disco ogni rumore che mi possa piacere.

Hai accennato ai musicisti che ti seguono dal vivo. Quindi Corpi Celesti è anche un progetto live?

Il live deve essere lo scopo principale di un’uscita discografica. Prima dell’invenzione del supporto fonografico i musicisti hanno sempre vissuto scrivendo musica e tenendo concerti. Il disco è stata la straordinaria e rivoluzionaria invenzione musicale del ‘900, ma oggi (almeno dal punto di vista meramente commerciale) per un musicista è impossibile campare facendo solamente dischi. Il concerto è la prova del nove della validità di un prodotto e di un artista. E, almeno secondo i pareri di chi ha visto il nostro spettacolo, Corpi Celesti ha trovato la sua completa espressione grazie ai live. È essenziale che l’artista si diverta sul palco. Quando questo succede il pubblico lo sente e partecipa al concerto come parte dello spettacolo, non come semplice fruitore.

Progetti futuri?

Continuare a fare ciò che sto facendo, cercando di non rifare mai ciò che ho già fatto.

Foto: My Space

Un commento a “Intervista a Paolo Rigotto: “Corpi celesti” sarcasmo ed autoriflessioni di una società complessa”
  1. Amo la liberta’ e “pago”
    Amo la liberta’ e “pago” volentieri quello che c’e’ da pagare.
    Come diceva Gaber : ..senza due corpi e due pensieri diversi,finisce il mondo.
    Ciao

😀 Cosa ne pensi?

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