Cosa vi aspettate da questo evento?

Il fatto di poter suonare così tanto e in locali così importanti, per noi è già una novità; aspettarsi qualcos’altro sarebbe ingordigia. Ma attendiamo con ansia la data di Bari perché è in assoluto il nostro primo concerto al sud e siamo molto curiosi.

Qual’è il denominatore che vi accomuna?

Il nostro palco è quello più eterogeneo, e credo che quello che ci accomuna, come gruppi, sia il fatto di essere difficilmente catalogabili sotto un genere preciso.

In Italia, si parla spesso di musica indie, intendendo quella musica che non passa per le label. A vostro avviso è possibile parlare di Indie nel nostro paese?

Il termine indie non ci piace affatto, in primo luogo, perché, essendo assolutamente generico, negli ultimi anni ha cambiato totalmente di significato, finendo per indicare più una massa di diciottenni vestiti da anoressici, e con ciuffi enormi davanti agli occhi, che un modo di intendere e fare musica. Se invece si torna ad usare “indie” con l’originario significato di “indipendente”, forse per l’Italia sarebbe meglio sostituirlo con un termine più realistico e più attinente all’attuale situazione: qualcosa come “disgraziati”.

Avete mai pensato alla distribuzione esclusivamente tramite internet? Fra i diversi portali che offrono questo servizio?

Ci abbiamo pensato, ma per ora non ne sappiamo abbastanza sull’argomento per poter fare qualsiasi passo.

Quali sono i vostri ascolti in questo momento?

Attualmente siamo rifugiati in un passato remoto. Tempi duri.

Siete in tour, fino ad ora cosa vi ha dato questa esperienza?

Abbiamo scoperto che adoriamo viaggiare in giro per l’Italia. Il che è ovviamente fondamentale se si vuole suonare in un tour.

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