In Treno è il primo lavoro di Salvatore Schisano. Un viaggio fatto da infiltrazioni di musica partenopea, jazz e blues. Un lavoro che inaugura una possibile carriera?

Incontriamo Salvatore Schisano per raccontare di questo suo primo disco.

Un lavoro che ha di base infiltrazioni di musica Sud Americana ma pone l’accento sulla ricerca delle sfumature?

Con questo lavoro musicale ho cercato di esprimere al massimo la mia interpretazione della musica e della vita. Anche nella mia vita privata io sono costantemente alla ricerca delle sfumature, (che a volte fanno la netta differenza). Le infiltrazioni di musica sud americana mi appartengono da molti anni, sono stato influenzato molto da quel tipo di musica, l’ascolto da sempre.

Quanto è un lavoro autobiografico, dove si rispecchiano ansie e quotidianità?

Questo è un lavoro molto biografico anche se in alcuni pezzi faccio riferimento a fatti accaduti ad altre persone che mi hanno però particolarmente toccato. Le ansie e la quotidianietà si evincono in particolare in due pezzi: In Treno e Che cos’è la vita.

Il Treno, come mezzo di locomozione, è simbolo di viaggio. Sembra essere iniziato, il tuo viaggio nella musica?

Il treno è per me il mio destino, il suo è un percorso obbligato che non posso cambiare… posso solo vivere. A volte meraviglioso e a volte meno, ma è il mio destino e lo seguirò ovunque vada. Per me la vita è il viaggio più bello che un essere umano può fare, il mio treno è partito già da tempo, ora mi sto godendo il viaggio.

Un disco In treno che ha avuto una lunga attesa prima della pubblicazione. Per quale motivo?

Questo disco era pronto, volendo, nel 2001 … ma io non volevo farlo uscire perché pensavo fosse troppo fuori dai canoni commerciali, ma poi sono arrivati altri, come Cammariere, Segreto, e a quel punto ho pensato che forse qualcuno mi avrebbe ascoltato. Ho deciso di pubblicarlo ed ho quindi cercato un produttore, dopo averne conosciuto tanti e non concludendo con nessuno a causa della loro grande avidità.

Un giorno ho trovato una piccola etichetta indipendente, la positano records, quest’ultima ha manifestato un grande interesse per il mio lavoro, offrendomi promozione per il disco, e quindi ho firmato.

Le tue composizioni sono un insieme di stili come si coniugano fra loro?

Si sono un insieme di stili, che comunque mi porto dietro da tempo, e credo siano frutto del mio percorso da chitarrista.

Quali sono i tuoi riferimenti nella musica italiana?

Lucio Dalla, Ornella Vanoni, Claudio Baglioni, Pino Daniele ed altri. Oggi però non sono più i miei riferimenti, lo sono stati per diversi anni. Oggi ascolto molto di più musica estera.

A cosa stai lavorando?

Ad un nuovo progetto acustico, arrangiato solo con chitarre e cori, ma è tutto ancora in fase di sperimentazione.

Questo lavoro potrebbe fare da colonna sonora ad un film, magari su Napoli?

Credo, Piazza Massimo Troisi … E’ sicuramente il pezzo che descrive più di tutti gli altri la mia Napoli.

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