Incontriamo un’Artista che esprime la musica attraverso le diverse chiavi del Jazz con sonorità avvolgenti ed uno stile che rasenta la poesia. Martino De Cesare racconta il suo nuovo lavoro In a sentimental sud.

Un disco che guarda verso quale aspetto del Sud?

Un sud anche diverso, se vuoi…

Spesso la mia terra (Puglia) è sempre e solo rappresentata con la pizzica e la taranta, io credo che ci sia ben altro. Le nostre radici appartengono a tutti, ma questo non vuol dire rimanere “tradizionalisti” a tutti i costi. Spesso la musica etnica pugliese finisce spesso per diventare un pretesto anche speculativo, le scelte diventano calcolate, pianificate, e questo quando si parla di Musica e di Arte non và bene. Trovo invece che bisogna guardare con più attenzione alle potenzialità individuali degli Artisti e…se si guarda bene il carattere “Mediterraneo” che ci rappresenta viene fuori. Cominciamo a valorizzare l’aspetto evocativo e fascinoso che questa terra e la sua cultura riesce ad esprimere.Sonorità avvolgenti fanno da base portante a questo disco. In uno stile elegante che rasenta la poesia?

La poesia la si può esprimere in parole, in musica, con immagini… ma di poesia credo ce n’è e ci sarà sempre più bisogno. Forse è uno dei pochi elementi che riuscirà, almeno spero, ad arginare una società che và sempre più verso il superfluo, il consumismo, il banale. Chi parla credetemi non è ne un nostalgico ne un sentimentalista da strapazzo ma dove volgiamo arrivare: a vedere film fatti da “tronisti”, ascoltare musica di ex partecipanti a reality, leggere magari libri scritti da chi ha sposato qualcuno famoso…e ci racconterà la sua “vita” …Ma chi se ne FOTTE!!!!

Il produrre una canzone strumentale è un modo per lasciare libera l’immaginazione all’ascoltatore?

Nel 2006 ho pubblicato un libro-disco L’ultimo bivio in cui il disco era la colonna sonora scritta apposta per il racconto. Ho sempre pensato che la lettura di un romanzo lasci libera l’immaginazione dei volti, dei luoghi, delle voci… se poi la lettura è affiancata da un’ideale colonna sonora che stimoli le sensazioni, le emozioni del lettore il risultato potrebbe essere che ognuno di noi diventi regista di un suo film. Certo io la musica la uso per stimolare immaginazione evocare qualcosa, creare emozioni ed emozionare me stesso (non sò se ci riesco ma…..).

Fra le numerose collaborazioni che hai avuto nel corso della carriera: Eugenio Bennato, Pietra Montecorvino, Tony Esposito ed altri, a quale sei particolarmente legato?

Tra i migliori amici ci aggiungerei a quelli nominati Enzo Gragnaniello, Graziano Galatone e i miei musicisti, parlo di loro perchè con loro abbiamo condiviso tutto: case, viaggi ecc. Le collaborazioni artistiche invece sono state anche altre. Preferisco ricordare sempre le più le amicizie che le collaborazioni (anche se importantissime). Ad Eugenio per esempio devo moltissimo soprattuto come esperienze di vita, nei tantissimi viaggi fatti insieme.

In a sentimental sud non sembra essere un lavoro di facile ascolto ma un viaggio a volte introspettivo che l’Autore compie?

Se per facile ascolto si intende “non è da telefonino” come disse un noto discografico…. Sì: non è di facile ascolto. Ma tutto sommato, anche se è un disco quasi tutto strumentale io trovo che le melodie siano abbastanza semplici ed orecchiabili e questo mi viene confermato anche da gente comune, non critici o altro. Oggi purtroppo lo standard dell’orecchiabile o commerciale si è ridotto notevolmente siamo ai minimi storici, se provi a pensare che anni fà lo standard poteva essere Modugno o i grandi cantautori, o dall’estero addirittura Duke Ellington, poi Stevie Wonder ecc. Oggi anche i grandi di una volta sono costretti a scrivere in un certo modo se vogliono passere in radio o fare altro promozionale. Questa tendenza cambierà… sta già succedendo in Spagna in Francia, c’è bisogno di un ritorno alla “verità” della musica. Poi per quel che riguarda l’introspettività, è normale che sia così, non può nascere nulla di Artistico non guardandosi e “scavando dentro”.

Quali sono stati i tuoi ascolti durante la scrittura del lavoro?

Non solo durante la scrittura…: James Taylor, Stevie Wonder, Donald Fagen, Tommy Emmanuel, Pino Daniele (di una “volta”).

La tua passione verso quest’arte a quando risale?

Dall’età di circa 8 anni, la mia prima chitarra comprata a Torino da mio padre, che scese dal pulmann con questo enorme scatolo di cartone…”un immagine che non dimenticherò mai”.

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