Dichiara la propria musica per donne: inadeguata, fuoriose, insoddisfatte, le inconsapevoli e le sfiorite. La sua è una rabbia sana, che porta al cambiamento in positivo. incontriamo Femina Ridens al secolo Francesca Messina.

Un canto che supporta le donne fiduciose che vogliono cambiare stato alla propria esistenza?

Forse ti riferisci al manifesto di Femina Ridens, in cui dichiaro che canto per le inadeguate, le furiose, le ritardate, le sfiorite e soprattutto per quelle che sono pronte a lottare ed esultare a qualsiasi età. Voglio dare voce ad un tipo di donna diversa da quella descritta dal cantautorato tradizionale, che vede la donna come una creatura radiosa/ porca/sbarazzina/cornuta/dolcissima/sfuggente/disperata, buona per tutte le stagioni.

Canzoni sublimi, ok, ma l’ universo femminile resta incompreso perché visto da fuori. Ma che ne sanno di come ci si sente ad esserlo? (se ci fai caso è costituito quasi esclusivamente da uomini) . Inoltre, dopo Linda, Gianna, Francesca, Sally, Giulia e Mariù, è bello offrire un po’ di attenzione anche all’altro sesso.

Una rabbia sana, che porta al cambiamento in positivo?

Magari! Sono stata definita una post femminista, ma che significa esattamente non lo so. Di sicuro non brucio i reggiseni non odio gli uomini e tanto meno voglio essere come loro! Se per femminismo si intende il desiderio di dare dignità ad un modo diverso di intendere le cose, allora ok, sono femminista. Non mi riferisco solo al fatto che in gran parte del mondo, i diritti della donna vengono calpestati. Nella civiltà occidentale persiste il viscidume volto a sottometterla. Siamo ancora fermi ai clichè anni ’50 . E non puoi mettere in riga tutti i cretini, ce ne sono troppi, si spalleggiano, talvolta sono pericolosi! Poi ci sono le battutine pruriginose e indubbiamente certe ragazze hanno saputo sfruttare la situazione a loro vantaggio, ma non tutte subiscono volentieri questo tipo di attenzioni…poi ci sono quelle che non le avranno mai perché son bollate come inchiavabili.

I media ci offrono scene di donne che lottano o fanno sesso per un nonnulla … Ma non è tanto la zuffa o la scopata in sé che mi annoia, quanto il fatto che siano messa lì per la risatina da cortile, per un gusto voyeuristico, senza contenuto, senza poesia, senza l’onestà di un porno. Non sono una suffragetta, forse ampliare il livello di consapevolezza potrà cambiare le cose, ma sono sempre i soliti discorsi e la rabbia non c’è più, solo tanta noia.

Come ti approcci alla musica, provieni anche dal mondo del teatro c’è molta differenza con quello della musica?

L’esperienza che ho fatto non posso descriverla in due righe…. Tutti dovrebbero fare teatro. il Teatro va contro la filosofia “sticazzi” che oggi va per la maggiore. Comunque prima di fare teatro facevo musica e sono tornata a farlo, questa è la mia vocazione.

La canzone come percorso tra ritmo stratificato e ricerca lessicale. Come coniughi questi momenti?

Le parole sono importanti devono permettere a chi ascolta di capire e di farsi il suo filmino personale. La musica però domina su tutto.

L’omonimo album rappresenta una serie di scritti assemblati o sono canzoni scritte per l’occasione?

Non è un concept album anche se posso aver dato l’impressione. Niente di pettinato, nessun calcolo a tavolino. Solo totale devozione.

Ci racconti dell’incontro con gli autori Juri Camisasca e Cristina Donà?

Mai conosciuti di persona. Nella testa della gente quando sente qualcosa di nuovo scatta spesso il giochino delle somiglianze che mi diverte molto perché non c’è mai l’unanimità. Mi hanno associata a Meg, Consoli, Ruggero, Mina, Camiscasca, Battiato, Donà. Nella mia vita ho ascoltato di tutto e il contrario di tutto.

All’inizio della carriera hai avuto a che fare con i CSI. In una parola la tua emozione?

click! (mentale). Questa sua capacità di cogliere nel segno con poche parole e mi ha folgorata.

Un luogo preferito dove trovi l’ispirazione a scrivere?

Il letto o il divano letto con una chitarra e tanto silenzio.

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