giovanni-lindo-ferretti-04-2011.jpgUn percorso individuale non semplice quello di Giovanni Lindo Ferretti fatto da scelte spesso forti ed estreme contro il sistema, soprattutto quello cristiano per poi redimersi ed accoglierlo come credo di vita. Insieme con Massimo Zamboni, in un incontro casuale, avvenuto in una discoteca in Germania, hanno portato ed affermato il punk progressivo in Italia. È decisamente una figura carismatica ed ha rappresentato un riferimento per migliaia di giovani italiani anni ottanta, quello della contro cultura.

Un viaggio dagli Appennini italiani alla Berlino divisa del dopoguerra, da Sarajevo alla Mongolia, dal punk filosovietico degli anni Ottanta. A distanza di venticinque anni dalla pubblicazione di Ortodossia (1984) il disco che presentava al pubblico i CCCP – Fedeli alla linea, Matteo Remitti e Stefano Fiz Bottura hanno voluto raccontare in Giovanni Lindo Ferretti: Canzoni, preghiere, parole, opere, omissioni (2010 – Arcana) il singolare percorso di questa personalità a volte inquieta.

Perché la scelta di rendere tributo alla personalità di Ferretti con questo libro?

Non direi proprio che sia un “tributo”. È un tentativo di mettere in fila le cose, una biografia artistica, probabilmente non del tutto convenzionale. Avevamo tutte le intenzioni di evitare un’opera agiografica, da un lato, e i facili attacchi a testa bassa, dall’altro, considerato che ultimamente su Ferretti si sentono solo estremizzazioni in uno di questi due sensi. D’altra parte, abbiamo scritto pagine che non sono certo equilibrate, né pacate, né equidistanti. Anzi. E non solo per l’alta frequenza di esperienze raccolte o vissute da noi in prima persona. Poi, al solito, se il tentativo sia riuscito o meno non possiamo deciderlo noi.

I CCCP Fedeli alla linea nella prima parte della carriera avevano un approccio freddo con il pubblico. Per quel motivo hanno riscosso un successo così rilevante?

Perché erano forti, nuovi, diversi da tutto. Senza dubbio, e a prescindere dalle opinioni e dal gradimento personale. Riguardo alla “freddezza”, Annarella e Fatur hanno risolto il problema quasi subito, in modo perentorio.

Quale il periodo che vi ha maggiormente interessato fra l’espressione del punk filosovietico, i viaggi in Mongolia, la conversione?

Tutti. Abbiamo raccontato cinque piani quinquennali, cercando di riservare le giuste attenzioni ai passaggi significativi, forse non sempre così facili da individuare nel mare di cose dette, scritte, avvenute. Raccontare la storia dimenticandone brani interi non avrebbe avuto senso, fare una monumentale opera biografica in tre volumi – il materiale ci sarebbe stato, volendo – nemmeno.

Come nasce e dove trova riferimento un così forte senso per la religione, tanto criticata prima della conversione?

La domanda andrebbe girata a Giovanni Lindo Ferretti, ovviamente, ma le risposte che ha dato a domande analoghe, più volte, sono state raccolte con cura nel libro. In generale, da qualcosa di personale, a volte problematico e comunque discreto, la religione di Ferretti è diventata pubblica, granitica e plateale. Una decisa accelerazione, ma nessuna “botta in testa”.

Questo libro rappresenta una guida per meglio comprendere i passaggi della vita artistica di Ferretti? In un certo senso, ce lo auguriamo. Durante una intervista, Massimo Zamboni mi raccontava, durante l’intervista l’intervista di maggio 2009 che non c’è più rapporto fra loro due. Per quale motivo, a vostro avviso?

La rottura tra i due è ormai leggenda, ma anche su questo qualcosa da scrivere c’era, e lo abbiamo scritto. Per quello che è seguito, la totale assenza di rapporti tra i due ex ‘soci’, il loro reciproco rigore nel rispettare tassativamente la separazione avvenuta è una nobile cosa d’altri tempi, tutt’altro che sgradevole. Sembra che il viaggio artistico di Ferretti dopo CCCP – Fedeli alla linea, CSI ed altri episodi minori si concluda con il progetto PGR ed il disco Ultime Notizie di Cronaca. Un lavoro che segna definitivamente la chiusura di un capitolo sonoro? Lo abbiamo scritto nella presentazione del libro: “Un attimo dopo la presentazione del capitolo definitivo, di fatto e come sempre senza sapere se il presunto e dichiarato capitolo definitivo sia davvero la fine”. Sono venti anni che periodicamente esce il presunto ultimo disco di Ferretti e soci. Prima o poi, per Ferretti come per chiunque, ci sarà un “ultimo disco”, e questa volta c’è qualche motivo per pensare che possa essere davvero quello pubblicato da poco. Forse.

Come vedete oggi la figura di Giovanni Lindo Ferretti? Un eretico che ha trovato la strada oppure un uomo che è in continuo mettersi in discussione? Nessuna delle due. Non è mai stato un eretico, e il primo disco dei CCCP, intitolato Ortodossia, è lì a tentare – senza risultato – di ricordarlo, ma d’altra parte le sue posizioni pubbliche degli ultimi anni, molto definite e ben classificabili, non sono compatibili con il “continuo mettersi in discussione”.

Diversi gli Autori che hanno scritto su Ferretti. Chi vi ha maggiormente interessato?

Con l’eccezione del libro di Alberto Campo, che – oltre ad essere ormai lontano nel tempo, e quindi limitato ai periodi di CCCP e CSI – era di fatto un lungo monologo di Ferretti e Zamboni, senza controparte esplicita, non esistono testi corposi ‘su’ Giovanni Lindo Ferretti. Il nostro è, come dicevo prima, anche un tentativo esplicito di rimettere in fila fatti, dischi, parole, idee. “Canzoni, preghiere, parole, opere, omissioni” non c’era, e non c’erano libri simili. Adesso c’è. Vediamo.

Foto: Angelo Trani

One thought on “Intervista a Matteo Remitti & Stefano Fiz Bottura: “Giovanni Lindo Ferretti: canzoni, preghiere, parole, opere, omissioni””
  1. ..e pensare che avevo
    ..e pensare che avevo anticipato a Ferretti che avrei scritto un libro su di lui.
    Non ho ancora letto questo, ma sono sicura che l’analisi e l’interpretazione del soggetto, da parte di una donna (che lo ha “pure” conosciuto) sarà tutta un’altra musica !!

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