Come spesso accade per le band sono alcuni amici che si ritrovano a condividere passioni ed intraprendere nuove direzioni. Sono i Gualeve a percorrere questa strada, accomunati dalla passione per la musica e per la scrittura.

Il loro primo cd s’intitola L’età del ferro. Un disco che sembra essere stato influenzato dal rock progressivo dei CCCP – Fedeli alla linea. Suonano una musica che li presenta ragazzi introversi. Mirano ad affermare il loro suono raccontando descrivendo stati d’animo e i bisogni dei alcuni giovani salentini.

Incontriamo Alessandro Gatto per raccontare di questa band e del primo disco. Quale il messaggio che volete promuovere in L’età del ferro?

Non c’è un messaggio preciso che si vuole dare, tutto è affidato alla libera interpretazione dell’ascoltatore, ciò che si sente maggiormente fruire dall’album è un disagio sociale che viviamo. L’album si apre con un pezzo intitolato Come può, nel testo del brano si ha un chiaro riferimento al contrasto tra uomo e natura, l’uomo infatti si pone delle domande di cui non avrà mai risposta. Dopo Come può c’è il pezzo che dà il titolo all’album, L’età del ferro, anche qui si trova di nuovo l’eterno scontro tra la natura e il progresso umano; Epitaffio di un’amore parla delle passioni che consumano, L’oro di Mida parla dell’avidità umana, la canzone Vendetta e perdono è nata quasi per gioco e impersonifica lo scontro tra la vendetta e il perdono, infine l’album si chiude con La n°6 che parla dell’impotenza dell’uomo e delle cose soggette all’usura del tempo.

Nel ricco panorama musicale indie, quali elementi di novità pensate di apportare?

Gli elementi principali presenti nell’album sono questi:melodia che viene sporcata dal gioco di dissonanze e di effettistica degli strumenti. Melodia che rappresenta in un certo senso la purezza, che rimanda alla natura, mentre la dissonanza rappresenta le opere artificiose che quotidianamente ci circondano, da qui la nascita del titolo dell’album L’età del ferro.

Spesso la musica indipendenti in Italia ha un carattere introspettivo “solitario” è anche il vostro caso. Per quale motivo?

Beh non penso ci siano dei motivi logici, nella sua storia la musica underground italiana è nata e si è sviluppata quasi sempre accompagnata da questo modo “solitario” di fare ed esprimere, per quanto ci riguarda noi cerchiamo di stare quanto più a contatto con la gente, non ci sentiamo isolati o emarginati, cerchiamo di far arrivare la nostra musica a chiunque cercando di ritrovare sempre riscontri positivi e non con quello che esprimiamo.

Perché Gualeve dove trova origine il nome?

Il nome è nato per gioco un bel po di anni fa, nel 2003, abbiamo inventato un sacco di storie ogni volta che ci hanno chiesto il perché di questo nome, no comment, immaginate voi.

In una linea ideale con il rock-progressivo dei CCCP – Fedeli alla linea. Quando le vostre sonorità attingono da questo stile?

I CCCP ci hanno dato tanto, sono un grande pezzo di storia della musica italiana, sinceramente quando abbiamo composto i pezzi non abbiamo pensato a gruppi in particolare, abbiamo creato che ciò che sentivamo, possiamo dire che sicuramente nel disco si sentono le nostre influenze che possono essere vicine alle sonorità del miglior rock italiano e internazionale.

A cosa state lavorando in questo periodo?

Stiamo cercando di far arrivare il nome Gualeve e la nostra musica quanto più lontano possibile attraverso tanta pubblicità e tanta gavetta, e anche attraverso il vostro aiuto stiamo avendo buoni riscontri di pubblico e di critica. Siamo in contatto con un po di etichette, valuteremo le varie proposte.

In questo percorso cosa avere appreso durante i live?

Che devi essere preparato a ogni inconveniente, per primo, poi se tutto va bene puoi anche aspettarti un bel live ricco di emozioni sia per noi e per chi assiste allo spettacolo.

Come nasce una brano, quale l’ispirazione?

Di solito il brano nasce sempre da qualche riff di chitarra, basso o qualche improvvisazione dietro la batteria, poi ci si ritrova insieme e si mettono in ordine le idee o gli spunti che abbiamo. Cerchiamo di fare un collage di quello che sentiamo che va bene e poi iniziamo a lavorare alla stesura vera e propria della canzone. I testi nascono dall’ispirazione di Federico, il nostro cantante, e di solito hanno una lunga gestazione perché si da molto significato all’incastro tra la musica e parole.

Foto: Archivio Gualeve

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