mascarimirì-patrizio-longo-03-07.jpg

Musica solare, ricordi di tradizioni popolari legate a ritmi moderni questi sono i Mascarimirì.

Numerose le collaborazioni con i Dupain dalla scena francese.

Claudio Cavallo leader della Band ritorna al nostro microfono a distanza di tre anni per raccontare il nuovo progetto intitolato “Triciu” in riferimento al quartiere del suo paese.

Un percorso che ripropone,a dire della Band, antiche canzoni popolari abbinandole al suono di basso e batteria, loop e nuovi arrangiamenti per far conoscere vecchi canti e tradizioni a volte scompare nel trascorrere del tempo.

Ed eccoci qui al microfono di Extranet, un altro gradito ritorno quello di Claudio Cavallo, portavoce di Mascarimirì. Ciao Claudio!

Ciao, ciao a tutti!

Ed eccoci qui tornati da un lontano 2004 in cui si parlava di world music, si parlava di contaminazioni, si parlava soprattutto di tradizione delle danze tradizionali (scusate il gioco di parole) e tradizione delle danze popolari, poi, appunto, rielaborate. Voi, sicuramente, siete portavoce di queste tradizioni.

Il nostro ultimo incontro è datato 2004, cos’è cambiato in Mascarimirì rispetto ad oggi?

Innanzitutto son cambiati i musicisti, ed è la cosa forse più importante da dire. Abbiamo avuto fino a settembre Alessio Amato, che è stato un po’ colui che ha cambiato anche il suono dei Mascarimirì con le sue programmazioni. Fino ad oggi avevamo lavorato con basso, batteria, cioè non usando proprio all’estremo l’elettronica. Cioè, avevamo usato l’effettistica, quindi l’elettronica era un po’ messa da parte. Invece con Alessio ci siamo aperti proprio alla totale contaminazione. Quindi lui suonava i synth, suonava le chitarre elettriche e, veramente, c’era un impatto molto più elettrico.
Adesso purtroppo Alessio ci ha lasciato per impegni scolastici chiamiamoli così purtroppo. Devo dire che poi sono dei musicisti molto giovani, sia Alessio che Alberto Stefanizzi, che è la batteria che è entrata dopo il 2004, dopo che sono cambiate un po’ di cose al livello di organico nei Mascarimirì. E quindi questi due ragazzi giovani hanno dato veramente una nuova spinta, un nuovo suono. Questa è la cosa secondo me importante, e poi anche ritorno di mio fratello, che secondo me è considerato… io lo considero una delle voci giovani più interessanti nel panorama della musica tradizionale salentina.

In apertura si parlava di tradizione, di musica popolare, quindi tradizione e di innovazione. Come si coniugano questi due elementi all’interno di Mascarimirì?

Questa la nostra sfida? Io nel 98, proprio quando mi sono sentito quasi, sai quando ti brucia lo stomaco, quando ti senti male, quando dici: “Ma si può andare avanti così?”. Non capisco questo folk revival dove andrà a finire. Io invece sono un tipo che se si alza la mattina… Io ad esempio sto due dischi avanti. Se potessi fare due dischi ancora, oltre “Triciu”, né farei altri due, e quindi mi piace sempre sperimentale, giocare. Ultimamente, per esempio, ti do un’idea che ho avuto in mente, ho cercato di fare qualcosa con un gruppo: loro si chiamano gli “”Shank”, sono un gruppo leccese che fa proprio il rock più estremo, dal crossover al metal, un miscuglio di rock estremo, e noi abbiamo cercato di fondere anche la musica dei Mascarimirì con quest’altra realtà musicale salentina. E chissà che anche nel futuro non potrà nascere un disco, e un tour con questi ragazzi. E ho avuto una piccola esibizione l’anno scorso, ed è rimasta nel mio cuore, diciamo così.

Cosa significa “Triciu”?

“Triciu” per noi è il luogo dove nasce Mascarimirì, nella storia proprio fisica, dove nasciamo anche come ragazzi. Cioè “Triciu” è il quartiere di Muro Leccese dove siamo nati tutti noi, poi alla fine. E… Mi sono dimenticato prima di dirti che a settembre Alessio ci lascia per motivi, ripeto, sempre scolastici, ed entra Gianluca Longo, che io lo considero un emigrante a sud. Questa cosa secondo me è unica, e lui ormai è un santamarinese: perché c’è questa chiesa di Santa Marina, in questo quartiere, che poi alla fine a Muro Leccese è conosciuto forse più Santa Marina come quartiere che… il nome di questa di chiesa ormai ha messo parola, invece di”Triciu” che è il nome del quartiere, poi, la dicitura giusta è “Trisce”: “triangolo”, in poche parole. La cosa che ci tengo a dire e che oltre alla presenza di questa Chiesa del 1000, con degli affreschi bizantini molto molto molto belli, c’è la presenza anche di due pietre di quelle che contano, secondo me, proprio per quello che è la cultura salentina. C’è un dolmen è un menhir. Quindi “Triciu”, un triangolo, un dolmen e un menhir, non poteva che nascere qualcosa da questo posto, secondo me.

Quasi un triangolo magico?

Bravo, secondo me c’è un’energia che in altri posti… è una cosa… Scusami se prolungo un po’ questa mia idea su “lu Triciu”, una cosa che poi mi fa anche riflettere, su questa caspita di posto che sempre un rigenerarsi di giovani, di persone. Cioè, tu pensa che questo posto, d’inverno, alle nove di sera è desolato, però ci sono sempre quelle 10 persone. Cioè non passa una macchina, non c’è nessuno, il bar chiude alle otto e mezzo, però 10 ragazzi ci sono sempre, e questa cosa secondo me è quello che ti dicevo prima, cioè l’incontro, il triangolo, il chiacchierare, il fare movimento che secondo me quel posto conserva.

A proposito di abitudini che diventano tradizioni proprio nel loro ripetersi quotidiano, in “Triciu” l’obiettivo principale è quello della canzone popolare abbinata ai ritmi elettronici. È stato anche un modo per far conoscere, appunto, i costumi e il colore del sud, del vostro sud?

 

Noi, ti ripeto, secondo me per arrivare a dei giovani devi parlare il loro linguaggio, secondo me. Cioè, la pizzica fatta nella maniera tradizionale, arriva a una fetta di persone, secondo sempre il mio parere. Io amo molto alla tradizione, cioè, secondo me è alla base della vita, la tradizione, e pure le usanze. Cioè secondo me non c’è un popolo senza usanze, non ci sono tradizioni senza popolo, no? Cioè questo il mio pensiero: le tradizioni sono troppo importanti per l’esistenza, proprio umana. Io vivo sulla tradizione, proprio faccio quasi tutto in funzione della tradizione, davvero! Ti sembrerà strano ma è così… Credo molto in un calendario contadino, no?

Qual è il calendario contadino?

Eh, un giorno poi te lo spiego. Secondo ci sono dei periodi… per esempio, in questo periodo che siamo nel periodo di Pasqua, le feste non escono molto bene, perché, sai, c’è questo lutto dentro di noi, quindi… Poi invece, dopo Pasqua c’è tutto questo nascere, per arrivare poi all’esplosione estiva. Questo può… cioè non è un calendario fatto di numeri, ma fatto proprio di punto… di sentire. E quindi con “Triciu” noi ovviamente rapportiamo tutto quello che è Santa Marina, il nostro quartiere popolare, quello che è il nostro “Triciu”, il nostro posto, con quella che poi alla fine è l’esperienza dei Mascarimirì, che contaminano tutto. Noi Mascarimirì anche se suoniamo con mandole e mandolini è un groove-punk, è un groove-rock’n’roll, cioè un groove moderno, cioè un groove di musica attuale, e questo il nostro pensiero. Tanta gente forse non se ne accorge, però è così, è questo.

Cosa ricordi della tua collaborazione con i Du Pin? Della “vostra” collaborazione con in Du Pain?

I Du Pain Hai toccato un tasto dolente, perché uno, sai, da quelle che sono state secondo me le cose più belle che io ho fatto all’interno delle Notti della Taranta, io ricordo proprio il concerto con i Du Pain al concertone finale del 2001, se non sbaglio. Dall’epoca… Da allora è un po’ morto il nostro rapporto. Loro hanno pubblicato altri due album, “Cammina” e “Les Vivant”, che… “Cammina” mi piace moltissimo, però sai, hanno chiuso un po’ quello che è il rapporto delle collaborazioni, e secondo me hanno perso qualcosa. Poi il cantante ha avuto dei problemi personali, quindi sono stati un anno fermi… Però, puntualmente, io quest’anno sono andato a sentire… son partito dal Salento per andare a Marsiglia al Festival du Sud, che è un festival importantissimo a Marsiglia, e ho visto il loro… l’apertura del loro tour, diciamo, d’esordio con l’ultimo disco e l’esordio (scusate)… Quindi è sempre bella musica, è sempre qualcosa che rimane forte, però secondo me hanno perso quell’ipnotismo del primo disco. Io li amo, però qualcosa è morto. Io, il mio consiglio che gli do, che mi sento di dare, poi alla fine, è di aprirsi di nuovo. Infatti forse quest’estate li rivedrete qui il nel Salento, ve lo dico già in anticipo. Se si può dire.

Un’altra anticipazione che Claudio ci ripassa?

Sto lavorando sud delle idee perché, come ti dicevo prima, quando stavamo senza le onde, sto un po’ depresso in questo periodo. Mi serve un po’ di energia vera.
Mascarimiri.com è il vostro spazio, la vostra immagine nel Web, ricca di notizie, ricca di informazioni, e tra l’altro c’è anche la possibilità di… adesso non vorrei fare pubblicità on-line, però… di acquistare le vostre realizzazioni, e poi c’è la sezione delle sciccherie. In cosa consiste questa sezione, e soprattutto di chi è stata l’idea?
Naturalmente… No, l’idea è stata poi alla fine… Noi come musicisti sul palco, diciamo, siamo in quattro, però c’è una persona che è Carlo Calabrese, che è uno dei fondatori dei Mascarimirì, insieme a mio fratello e Cavallo, nel 98, quindi cominciammo questa idea sui Mascarimirì, e sono nate poi delle situazioni parallele tipo, anche gli striscioni che ogni tanto vedete sui nostri palchi, queste dicerie popolari… Allora, la sezione sciccherie vuole racchiudere tutte queste… È nata da un viaggio che abbiamo fatto a novembre: stavamo andando in Spagna, e abbiamo avuto la fortuna (o la sfortuna) di spaccare due gomme, e abbiamo documentato il tutto. Quindi voi immaginate, mentre io bestemmiavo in tutte le lingue del mondo, loro si divertivano, c’era ruscellino, a costruire barchette e a fare delle gare di… con queste barchette, e abbiamo documentato il tutto e abbiamo detto “questo è troppo bello per tenercelo”. Poi da lì stanno nascendo delle altre cose, tipo per esempio, vogliamo sempre… Ti ripeto il discorso degli striscioni: cioè, molto probabilmente sarà proprio un angolo di, chiamiamole, di cose kitsch, però secondo me sotto il kitsch poi si può anche mandare dei messaggi per arrivare poi a quelle persone che forse ancora non hanno capito il nostro linguaggio, e forse scherzando e giocando riusciamo anche a rubare qualche altra idea.

Prima di arrivare ai cubi colorati, con questo forse… con questo messaggio riusciremo?

Comunque noi ci divertiamo, questa è la cosa… Quando viaggiamo, cioè non siamo quel gruppo, sai che si alza la mattina e si fa le pippe, le situazioni. Cioè, Mascarimirì veramente c’è un’armonia, c’è molta serenità, ci divertiamo, questa forse è la parola giusta.

Salutiamo Claudio, si è appena concluso il sound-check, adesso un break e poi saranno pronti anche per questa loro esibizione. Grazie Claudio, e alla prossima.

Alla prossima!

Ciao.

Ascolta intervista audio.

Cosa ne pensi?

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.