Dopo aver segnalato il calendario raffigurante alcuni frati secondo Roberto Mangosi. Abbiamo deciso di incontrare questo creativo per conoscere, se esiste, il confine fra creatività ed abitudini.

Roberto molto gentilmente dedica alcuni minuti a rispondere alle nostre domande, inerenti: la carriere, l’approccio con il disegno ed un commento “abbozzato” su come sarebbe questo incontro se fosse un disegno di Mangosi.

Dove nascono i tuoi soggetti, quali le ispirazioni?

I miei soggetti provengono in parte dagli spunti offerti dalla vita quotidiana e per il resto dalla pura fantasia. Traduco in immagine tutto quello che mi diverte durante il giorno, cercando di trasmettere il mio divertimento agli altri.

L’approccio al disegno è stato spontaneo?

Ho iniziato a disegnare a tre anni e non ho mai smesso.

Non ho frequentato alcuna scuola specifica (ho la maturità scientifica) ma ho imparato moltissimo dai miei colleghi, scambiando informazioni su tecniche ed altro.

Un ruolo importantissimo è stato svolto dal piacere di creare e sperimentare sempre nuovi modi di esprimermi.

Perché molti dei tuoi soggetti ritraggono figure ecclesiastiche?

In verità non ne disegno molte. Quella del frate è una figura creata per un calendario che ha avuto molto successo e proviene da un personaggio piuttosto noto: Frà Tazio da Velletri.

Un agriturismo locale ne ha fatto il soggetto per la sua pubblicità e ne è nato un calendario molto divertente.

Per il resto io sono ateo e non amo il clero. Tocco questo argomento principalmente quando capita per fatti d’attualità.

Quando realizzi una tavola, viene disegnata prima su carta o direttamente sul computer?

Io disegno soltanto su carta.

Il computer lo uso soltanto per eventuali lievi ritocchi e per trasmettere le mie vignette tramite e-mail.

Il successo di ohmygoodness.com, alcuni anni or sono, è derivato proprio da questo.

La vignetta disegnata a mano trasmette qualcosa che il computer non può fare e la gente se ne accorge.

Molti miei colleghi sono passati al computer ma i loro disegni sono caduti molto in basso dal punto di vista qualitativo.

Fra le numerose collane di personaggi da te ideati, a quale ti senti più vicino?

Io non invento quasi mai personaggi specifici come fanno i disegnatori di fumetti o di strips.

Quelli che disegno sono personaggi sempre nuovi che fanno da contorno ad una situazione che è il centro della vignetta.

Nelle tue realizzazioni c’è qualcosa di autobiografico?

Nei personaggi che ogni autore disegna c’è sempre qualcosa di autobiografico. Un esempio molto calzante sono i personaggi del grande e compianto Jacovitti (Ndr. Auotre fumetti italiani. Il suo personaggio animato più famoso è senza dubbio Cocco Bill), mio punto di riferimento da sempre.

Il disegno è una sorta di messaggio che detto con la parola potrebbe offendere un soggetto?

L’offesa prescinde dal mezzo che si usa.

L’esperienza insegna che la matita può essere molto più graffiante della parola ( vedi le vignette su Maometto, che hanno scatenato un putiferio nonostante fossero molto innocenti ).

Al liceo io ero il terrore dei miei professori, che temevano più la mia ironia grafica che il giudizio di tutta l’assemblea degli studenti.

Il tuo mestiere primario è molto razionale. Il disegno lo è. Come si coniugano?

Metto tutto me stesso nei disegni proprio per bilanciare la noia ed il grigiume del mio lavoro in banca.

La monotonia uccide piano piano e riduce le persone ad automi.

L’unico modo per uscire da questo torpore è il gusto di ridere di tutto ciò che rappresenti il mondo delle"persone serie".

Hai mai avuto dubbi se rappresentare un personaggio?

Alcune volte sì.

L’attualità riguarda infinite situazioni, la cui descrizione ironica non è sempre corretta.

Bisogna avere molta prudenza nel valutare quali siano gli argomenti ed i personaggi su cui scherzare.

Il pericolo di ferire qualcuno, moralmente parlando, è sempre in agguato.

Ti definisci Ironico o Sarcastico. Creativo o metodico?

Direi tutte queste cose insieme, a seconda delle situazioni.

Una recente ricerca americana stabilisce che le persone disordinate sarebbero le più intelligenti. Roberto dove si posiziona?

Beh, secondo quegli studiosi io sarei forse uno degli uomini più intelligenti della storia del mondo e questo non depone a favore della loro teoria : )

Il disordine è una conseguenza delle mille cose che frullano per la testa di un creativo o di uno scienziato, ma l’ordine è una struttura mentale soggettiva.

Il mio disordine è, nel suo genere, ordinatissimo. Quando io metto ordine nelle mie cose secondo uno schema "razionale" è il momento che non trovo più niente !!

Se dovessi pensare a questo momento (durante l’intervista) che situazioni riproporresti in una tua vignetta?

Nel tempo che ho impiegato a leggere la domanda me ne sono già venute in mente una decina … quella più divertente proviene dal mondo fantozziano di Paolo Villaggio, con Fracchia che si rotola sulla poltrona informe senza trovare un punto di equilibrio statico : )

Il tuo sito?

Lo trovi su robertomangosi.com

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