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Mauro Pagani, musicista, polistrumetista, cantante. Una vita trascorsa a sperimentare fra diverse culture e tradizioni musicali. Il rock progressivo della “Premiata Forneria Marconi”, prima, di cui anche fondatore poi il blues e le collaborazioni con Fabrizio de Andrè ed ancora incroci musicali nello sperimentare la tradizione etnica di matrice araba, balcanica e medio-orientale.

Il suo laboratorio lo chiama “Officine Meccaniche” quasi a lasciar intendere un luogo dove si assemblano pezzi, forse meglio dire note.

Le stesse che gli hanno permesso di essere considerato dalla critica fra i primi dieci musicisti più bravi al mondo.

Ha visto passare dal proprio studio nomi come Daniele Silvestri, Samuele Bersani, Le Vibrazioni, gli Afterhours, i Negramaro, Stefano Bollani, i Muse, i Franz Ferdinand, Massimo Ranieri.

Lo incontriamo al microfono di EXTRANET per ripercorrere questo percorso e ascoltare le novità apportate alla direzione dell’Orchestra della Notte della Taranta ed. 2007 di cui sarà maestro concertatore ed anche musicista.

Un uomo semplice che si vuole continuare a confrontare con quello che definisce l’universo della musica.

E’ un piacere averla come maestro concertatore alla "Notte della Taranta"?

E’ un piacere e un onore per me perché è un gran privilegio avere la possibilità di mettere le mani su tanto materiale musicale così bello con così tanti musicisti bravi.

Ripercorriamo questa sua magnifica carriera?

Io ho cominciato a suonare da ragazzo il violino, mio padre era flautista quindi ho cominciato respirando musica, poi ho cominciato a suonare nei gruppi come tutti i ragazzi, ho gettato il violino alle ortiche per la chitarra elettrica salvo poi riprenderlo qualche anno dopo, ho cambiato parecchi gruppi, suonavo nei night club come si usava una volta, nel 1970 ho incontrato un gruppo di musicisti italiani, ci siamo messi insieme, siamo stati fortunati, forse anche un pò bravi, il gruppo si chiamava Premiata Forneria Marconi ed è stato un susseguirsi di avvenimenti inattesi uno dopo l’altro. Abbiamo fatto il primo disco e siamo arrivati primi in classifica, poi siamo stati il primo gruppo italiano a essere pubblicati in Inghilterra, poi in America, poi in Canada, poi in Giappone ed era come se fosse un giocattolo meraviglioso che però mi impegnava troppo e mi mangiava la vita per cui ad un certo punto ho deciso di lasciare anche perché già a metà degli anni ’70 ho cominciato a interessarmi di musica e cultura popolare quindi avevo un tragitto da seguire, ho cominciato a interessarmi di musica del Mediterraneo e questo mi ha portato verso l’82-83 a essere pronto a realizzare il mio primo lavoro con Fabrizio De Andrè che si intitola "Creuza de ma", un disco fortunato che ha riscosso un sacco di affetto e di attenzioni e nel quale io ho fatto le musiche e Fabrizio De Andrè ha fatto i testi, poi abbiamo fatto un secondo lavoro che è stato "Le nuvole" nel ’90. Nel frattempo ho lavorato con un sacco di altra gente, poi gli anni passano e di lavoro in lavoro sono arrivato qua e finché non arriva il bidello e mi manda dietro la lavagna spero di andare avanti.

Il suo personale ricordo nei confronti di Fabrizio De Andrè?

Non riesco mai ad avere un ricordo in particolare perché abbiamo lavorato 14 anni, in realtà che mi manca e di cui ho un pò nostalgia è il rapporto umano al di là del lavoro, forse la cosa che più mi manca è il suo senso dell’umorismo.

Nel 1991 riceve il Premio Tenco "Passa la bellezza", una canzone che a quel tempo parlava per l’Italia di un problema oggi così discusso. Mauro Pagani era riuscito a guardare oltre?

Ho sempre avuto la fortuna di essere curioso e di non riuscire a stare fermo quindi in realtà non è vero che sono sempre in fuga però mi sto sempre guardando in giro, sono goloso di realtà, di bellezza e di fascino, per cui ogni volta che c’è qualcosa che mi affascina mi faccio prendere e mi faccio trasportare, per quello che ho fatto tanto e ho lavorato tanto, perché mi piace e mi diverto.

Giocando un pò con i ruoli, "Officine meccaniche", lei è un pò il capo officina di questa situazione?

Bhe un pò sì, mi piace questa idea anche perché "meccanico" è un termine che proprio mi piace perché ha a che fare con la manualità, con l’attenzione ai piccoli particolari, il fatto che si facciano cose che si toccano perché secondo me le canzoni sono cose che si toccano se sono fatte bene, non è solo aria che si muove.

Un ricordo della collaborazione con Lindo Ferretti?

E’ stata una cosa molto fugace, abbiamo fatto insieme la produzione di questo 45 giri assurdo. Lo ricordo come una persona molto intensa e molto affascinante ma ci siamo conosciuti poco purtroppo, non posso dire di averlo conosciuto bene, abbiamo lavorato insieme una settimana e poi non abbiamo più lavorato insieme quindi non abbiamo fatto a tempo.

Ascolta intervista audio a Mauro Pagani.

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