liberpool-cover.jpgSono Alessandro De Simone, Gabriele Gallassi e Andrea Capoti i ragazzi che dopo l’avventura Lùnapop intraprendono una nuova strada fondando i Liberpool.
Appena pubblicato il primo disco LP (2009 – Superpartes) Alessandro De Simone racconta al microfono di Patrizio LONGO questa nuova avventura dichiarando che «Per essere sempre un gioco ci si deve sempre divertire».

Liberpool richiama ad un gioco di parole “liber” come liberal e “pool” come gruppo?

Sì Liberpool richiama la libertà di fare musica, ognuno con la propria individualità ma insieme, in un pool appunto! Poi ovviamente richiama la città natale dei nostri miti musicali, i Beatles.

La vostra voglia di suonare continua ad affermarsi nella scena musicale dopo l’avventura Lùnapop. Quali sono le modalità per essere sempre in gioco?

Per essere sempre un gioco ci si deve sempre divertire a fare quello che si vuole fare. Inoltre essere in compagnia di amici aiuta moltissimo!

Adesso parliamo di LP il nuovo primo lavoro come Liberpool appena rappresentato. Da quanto ne state parlando fra voi?

Il nostro album LP è nato in modo fluido. Fino a qualche tempo fa vedevamo lontanissima l’idea di fare un disco, scriviamo pezzi e arrangiamenti ma non con la finalità o il pensiero di una uscita discografica. Poi siamo finiti in studio e abbiamo tradotto tutto il lavoro, insieme all’aiuto del produttore artistico, Umberto Iervolino, e registrato tutte le idee e le cose che fino a poco tempo prima erano solo nella nostra testa.

Il lavoro spazia fra musica rock, ballate melodiche e brani pop. Forse anche con una più consapevole esperienza soprattutto di vita cosa è cambiato nel vostro scrivere brani?

Nel disco ci sono diverse tipologie di pezzi, tutti nascono comunque dalle emozioni e dalle esperienza vissute, poi queste sono ovviamente tradotte in musica e parole a modo nostro!! Sicuramente in otto anni tante cose sono successe e sono state vissute.

Il disco ha un filo conduttore unico la vostra passione per la musica quali le difficoltà incontrate?

Chiunque faccia musica oggi dovrebbe avere un progetto discografico in quanto diverse le difficoltà che vive il settore e che spesso si ripercuotono sulla qualità e sul futuro della stessa.

Avete dichiarato che: “il musicista sia a servizio della musica e non che questa sia solo uno sfondo sul quale esibirsi”. Diamo spazio alla persona e non al personaggio dunque?

A nostro avviso la cosa più importante è la musica e le canzoni non il musicista. Se il musicista per mostrare quanto è bravo rende meno bella e meno godibile la musica, non è un un musicista da apprezzare. Ammiriamo al contrario chi davanti a tutto mette il risultato finale.

Sono 11 i brani che compongono questo disco anticipati dal singolo Sotto i portici. Un inno alla città che vi ha adottato, a Bologna?

Sotto i portici, racconta una storia, uno sguardo di un secondo che ti permette o forse è solo un’illusione, di entrare nella vita di una persona in modo profondo e di capirla veramente. Lo sfondo è ovviamente Bologna la nostra città che sotto i suoi portici ti tiene al riparo e fa si che la gente si possa incontrare e conoscere.

Avete in programma dei live?

Stiamo preparando dei live che saranno in primavera ed in estate. Speriamo di andare tanto in giro e di suonare a più non posso.

Nella lista dei brani c’è una canzone alla quale siete particolarmente legati o un aneddoto curioso che avete voglia di raccontare?

Siamo legati a molti pezzi del disco da Alba nei tuoi occhi che è stata scritta nel periodo pre-Lùnapop a Memoria di un immagine che è finita nel disco all’ultimo momento e che adesso è uno dei nostri pezzi preferiti, insieme a Come il sole d’inverno e Voglia di te. Alla fine su questo ultimo brano abbiamo lasciato la traccia dove stavamo registrando le clap. Nel finale si sentono risate e scherzi tra di noi ricalcando lo spirito con cui è stato scritto, suonato e registrato il pezzo.

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