Intervista a Tony Maiello: "Il linguaggio della resa"L’abbiamo incontrato pochi giorni prima dell’inizio della manifestazione augurandogli di vincere e così è stato.

Al microfono di Patrizio Longo con Tony Maiello, bentrovato?

Ciao Patrizio, grazie per l’invito.

E adesso? Inizia tutto da qui?

Sì, è sicuramente un bell’inizio, un’opportunità che capita poche volte. La sfrutteremo al massimo, e speriamo bene. Veramente un grande inizio… e speriamo che non sia la fine. (ride)

Se hai voglia, ripercorriamo gli attimi che hanno preceduto la nomina a vincitore?

Ero dietro le quinte, ed Antonella stava per ricevere la busta… due minuti prima – e te lo racconto perché è stata la cosa più bella di tutto il festival, al di là delle conoscenze e dell’esperienza in sé – si è avvicinato un microfonista e mi ha messo l’auricolare. Mi sono chiesto, ovviamente: «Perché solo a me l’auricolare? Non vedo nessun altro che lo porti…» E allora mi hanno detto: «Devi mettere l’auricolare, perché se vinci devi ricantare.» E in quel momento ho iniziato a rendermi conto di qualcosa, tanto che sono entrato sul palco piangendo, già emozionatissimo. Non è che io non creda in me stesso, ma quello di vincere è pur sempre un sogno. Partecipare è già tanto. da lì a vincere passa un po’ di tempo.

Sanremo è caratterizzato da mille polemiche. In questa edizione è avvenuta una svolta, a mio parere, epocale: quella del televoto. Un tuo commento?

Ci saranno sempre polemiche: un po’ dicono che il pubblico premia anche la simpatia di un artista, un po’ perché il pubblico in sala può avere un ascolto diverso di quello da casa, un po’ perché – quando c’è la giuria – potrebbe essere stata corrotta. La polemica c’è sempre. Si potrebbe cercare di bilanciare tutti i fattori, inclusa l’orchestra, ma il voto del pubblico a casa avrà sempre il peso maggiore.

Il linguaggio della resa è il singolo che annunciavi nel precedente incontro, poco prima che iniziasse il festival. Adesso hai registrato anche un video: qualche anticipazione?

Posso dirti che il video in questione non è mai stato presentato come video musicale. È particolare, ci sono dei begli effetti, e posso anticiparti che è girato su una spiaggia. È il tema centrale della canzone ed è la cosa più particolare perché… poi lo scoprirete guardandolo.

Il CD è pubblicato da alcuni giorni. C’è una canzone alla quale tieni particolarmente?

Ce ne sono due: una è Come gli altri, che è un brano un po’ autobiografico, anche se l’ho incentrato su una ragazza, perché a loro capita più spesso che ai ragazzi di guardarsi allo specchio e di non accettarsi. Vuole essere un’esortazione, rivolta soprattutto al pubblico femminile, ad andare avanti e ad accettarsi come si è, con tutti i propri pregi e difetti. L’altra è Echo, una canzone inglese che ho cantato con Brooke Borg, una ragazza che ho conosciuto su Facebook, ed abbiamo avuto la possibilità di lavorare con gli stessi autori di Chris Brown e Rihanna. Veramente un bel progetto, avendo avuto il piacere di lavorare con persone di questo calibro.

Cosa rispondi a chi afferma che in questa edizione del festival le canzoni non avevano testo?

Secondo me non è giusto affermarlo, perché a volte può trasportarti anche una melodia. Quindi, a prescindere che sia il testo o la melodia ad impressionare, resta comunque una bella canzone da ascoltare. Se poi entrambi i fattori spiccano con forza, allora è un bel successo. Però dire che nei “Big” o nei “Giovani” non c’erano testi interessanti proprio no. Anzi, quest’anno mi è piaciuto particolarmente, anche per la freschezza dei giovani, che quest’anno erano davvero tanti.

Com’è cambiata la tua vita privata? In questo momento hai messo da parte il tuo percorso di studi, per trasformare la tua passione nell’attività principale?

Sì, perché mi sono ritrovato in questa realtà un po’ surreale: son passato dallo svegliarmi alle sette per andare a scuola all’andare a dormire alle sei per scrivere canzoni, svegliandomi a mezzogiorno. Faccio tutta un’altra vita. però sono sempre il solito ragazzo, che appena ritorna a Castellammare va nello stesso bar, gioca a biliardo e fa la vita di sempre. Ovviamente, quello che è cambiato, è che qualche volta mi ascolto in radio… ed è un po’ strano. Spero comunque, un giorno, di riprendere gli studi, anche perché ai miei piacerebbe che prendessi architettura, che avendo studiato da geometra è stata sempre la mia passione. Però, lo ammetto, è anche successo che io abbia marinato la scuola per andare a cantare.

È vero che Mara ti ha imposto di leggere un libro al mese?

Più che Mara è stato Alberto Salerno, che mi ha dato tanti consigli e me ne dà tuttora, per scrivere canzoni. Mi hanno consigliato di leggere molto, per arricchire il vocabolario, per cultura personale, e per imparare a costruire storie diverse, che non siano sempre incentrate sull’amore. Perché scrivere d’amore è facile, il bello è riuscire – magari – a parlarne in altre forme: senza essere “epico”, rimanendo realista, paragonandolo a qualcosa… ad una sedia magari. È li che arriva la difficoltà.

Quali titoli stai leggendo?

Gli ultimi sono stati L’ombra del vento, Io, Robot, Figlie del silenzio, ed ora sto leggendo L’ultima canzone, di Nicholas Sparks.

Una frase che Mara ti ripete sempre?

«Non essere troppo tranquillo.» (ride)

Grazie a Tony Maiello per la disponibilità. In bocca al lupo per tutto, e alla prossima!

Grazie a te Patrizio, veramente. Alla prossima!

Foto: fmphotographers

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