Un linguaggio contemporaneo veicolato dal jazz che partendo da quest’ultimo viaggia e sperimenta attraverso i numerosi generi musicali, cercando dal loro incrocio di crearne di nuovi.

Questa la sintesi che meglio sembra rappresentare l’ensemble di Alberto Giraldi che incontriamo per raccontare del nuovo lavoro: Deep Passage.

Bentrovato Alberto. Un lavoro armonico che ha come base di partenza il jazz?

Il jazz è il mio “brodo primordiale”, come dico nelle note di copertina del cd, e dunque partire da lì mi è sembrato assolutamente naturale. Trovo peraltro che in un momento così complesso per la ricerca musicale, come quello odierno, il jazz rappresenta un particolare crocevia in cui si possono incontrare e trasformare le esperienze più disparate. C’è molto qualunquismo musicale in giro; ma ci sono anche segnali incoraggianti. Deep Passage si unisce a questi, perché la musica d’arte continui ad avere spazi.

La tua musica da dove trae spunto?

Gli studi classici hanno influenzato non poco il mio percorso creativo, ma i miei amori di sempre sono i grandi del jazz. Tra i contemporanei poi, sono un fan accanito degli Yellow Jackets, di Pat Metheny e – da qualche tempo – ho approfondito l’ascolto del pianismo nord-europeo: adoro – su tutti – Esbjorn Svensson, un rivoluzionario, un innovatore vero.

Come ti sei avvicinato al pianoforte?

Lo suono da quando ero ragazzino. Poi gli studi di composizione, per i quali il pianoforte è un utensile naturale, un percorso obbligato, me l’hanno fatto amare ancor di più. È sul pianoforte che tutte le mie idee prendono vita. Dunque, lo ritengo la continuazione naturale del mio pensiero.

Raccontiamo di Deep Passage chi ti accompagna in questo viaggio?

Deep Passage segna un momento particolare della mia vita: troppo lungo raccontartelo in due parole… ma è un momento talmente importante da essere etichettato proprio come un “Passaggio profondo”, non solo a livello musicale. Quanto ai musicisti ho coinvolto tre amici, tre jazzisti eccezionali che sanno bene interpretare le mie idee: Gianni Savelli ai Saxofoni, Aldo Bassi alla Tromba e il giovane, portentoso chitarrista Gianluca Figliola. Colgo qui l’occasione pubblica per ringraziarli della loro amicizia e della loro insostituibile collaborazione.

Un cd accattivante?

Non sei il primo che me lo dice. E sono felice di questo. La musica deve avere anche il suo lato accattivante, perché no! L’importante è tentare di non essere banali e di “cercare” con sincerità: scrivere in modo gradevole aiuta a diffondere le proprie idee.

A tuo avviso la musica quando nasce come lavoro individuale e viene usato per sonorizzazioni di vario tipo acquista un valore aggiunto?

È una domanda difficile. Per un musicista, la musica può avere senz’altro un grande valore assoluto; il fatto di essere legata alle immagini non è necessario per apprezzarne il valore: l’Arte della Fuga di Bach è un capolavoro assoluto: chi ne ha competenza, ad esempio, lo assapora anche semplicemente scorrendone la partitura. Ma non c’è dubbio che talune opere musicali vengano esaltate dal loro sync con le immagini.

Chi ti accompagna in questo viaggio e come sono confluite le varie influenze ed esperienze sonore individuali alla realizzazione del disco?

Gianni ed Aldo hanno suonato già nei miei due precedenti dischi, Marta’s dream e Soul Poetry; mi basta fargli sentire due cose, e vanno diritti all’obiettivo. Gianluca è una scoperta più recente: l’ho sentito suonare in un locale, ho capito che avevamo delle cose in comune… l’ho contattato, ed è finito nel mio disco; con la stessa bravura di Gianni e Aldo ha interpretato le mie esigenze e le ha tradotte in tre bellissimi soli!

Il Disco ha avuto una genesi rapida o è frutto di un lavoro più o meno lungo?

Ho lavorato molto a questo progetto. Molto all’aspetto compositivo, cercando di esprimere esattamente quello che volevo, scartando materiale cui pure ero affezionato, ma che non mi rappresentava in questo momento del viaggio. Il lavoro di missaggio mi ha poi impegnato in modo particolare, perché ho cercato di esaltare i più piccoli particolari, i minimi dettagli: spero di esserci in parte riuscito.

Progetti futuri? Il futuro è invece in Trio: con Giulio Ciani al Contrabbasso e Aurelio Rizzuti alla Batteria. Stiamo programmando la stagione, e si vanno profilando appuntamenti importanti. Per il momento, il 29 Ottobre presenteremo a Roma il disco, in un concerto in cui eseguiremo anche materiale nuovo. Sono in un momento particolarmente fertile a livello creativo e con i due bravissimi, giovani musicisti che mi affiancano è nata da qualche mese una straordinaria collaborazione che spero dia frutti nel tempo, chissà, forse anche un altro disco (magari live….).

Foto: Archivio Alberto Giraldi

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