ferradini-concato-10-12.jpegInnumerevoli volte avrete ascoltato la sua voce: dagli spot televisivi, ai jingles radio passando per le sigle di cartoni animati e la musica leggera questo è Marco Ferradini è autore e compositore. Ha scritto canzoni divenute icona della musica leggera italiana, innumerevoli i successi di cui citiamo: Teorema nel 1981 e Lupo Solitario D.J. nel 1983.
Un percorso che inizia con la band de I Balordi passando poi alla carriera da solista.

Di recente pubblicazione un album intitolato La mia generazione dove Ferradini insieme ad altri protagonisti della scena musicale italiana, come Ron, Eugenio Finardi, Alberto Fortis, Fabio Concato, Eugenio Finardi, Moni Ovadia, Mauro Ermanno Giovanardi, Lucio Fabbri, Syria e tanti altri ha voluto rendere omaggio all’amico ed artista Herbert Pagani.

Incontriamo Ferradini al microfono di Patrizio LONGO per raccontare questa intramontabile avventura che ha segnato la storia della musica Italiana, bentrovato.

Hai iniziato da giovanissimo a suonare nei I Balordi. Perché questo nome?

I Balordi è stato il mio primo gruppo, ma ancora prima ho fatto parte di formazioni beat dilettantesche. I Balordi era un gruppo demenziale fondato dai fratelli Muratori simpatici creativi ed estroversi. Un’esperienza che ricordo con affetto. Poi ho fatto parte della Drogheria Solferino, gruppo prog degli anni 70, Dell’Enorme Maria di Simonluca, degli Yu Kung, Patty Pravo, Tozzi.

Una voce alla radio, prestata in diversi spot pubblicitari e jingles ne vogliamo citare qualcuno?

Sottilette Kraft è forse il jingle più conosciuto, ma ne ho cantati veramente tanti, Sprite, Coca Cola, etc. E poi le sigle dei cartoni giapponesi: Mazinga, Ufo robot, La Principessa Zaffire, Daitan 3, anche qui c’è la mia voce mescolata agli altri vocalists con cui lavoravo.

Il 1978 rappresenta un anno importante per la tua carriera, esordisce a Sanremo da solista con il brano Quando Teresa verrà. Chi era Tersa?

Una donna…ovviamente.

Quando si cita Ferradini si rimanda ad un tuo classico Teorema canzone stra suonata. Come nasce questo brano?

Nasce da una delusione amorosa, quando ti accorgi che chi ami non ti ama. Io raccontavo la mia odissea e Herbert Pagani ha scritto questo testo che mette a nudo i sentimenti contrastanti che spesso si nascondono nell’intimo di un uomo, che non vengono detti per pudore. Il successo è stato dato non solo per la canzone ma anche per il coraggio di essersi aperto il cuore.

Raccontami del tuo incontro con Herbert Pagani?

Considero il mio incontro con Herbert come fondamentale per la mia carriera. A lui devo buona parte del mio successo. Ci siamo conosciuti alla fine degli anni ’70 quando io avevo bisogno di testi per le mie musiche e lui di musiche per i suoi testi. Capimmo subito che insieme funzionavamo perché c’era stima e rispetto reciproco. Sandro Colombini era il nostro produttore all’epoca, fu lui che ci fece incontrare.

Adesso volevo parlare di un singolare progetto dal nome Caserme Aperte un tour dove per la prima volta, nella storia credo, le caserme sono aperte ai civili. Dove nasceva questa esigenza, di suonare nelle caserme?

Caserme Aperte fu una “genialata” ideata da Ennio Melis (direttore della RCA) insieme a Libero Venturi (manager)entrambi scomparsi.L’idea era quella di portare la musica nelle caserme del 5° corpo d’armata degli Alpini di tutta Italia. Lo scopo era quello di creare un contatto tra la popolazione e i soldati . Fu una esperienza importante e bellissima che ho condiviso con altri due colleghi:

Mario Castelnuoveo e Goran Kuzminac. Da quell’esperienza nacque il brano Oltre il giardino.

Nel 1983 ancora Festival di Sanremo con la canzone Una Catastrofe Bionda e l’omonimo album dal quale si ascolterà Lupo Solitario D.J. un altro classico della radio anni 80 in Italia?

Una Catastrofe bionda l’ho scritta insieme a Mogol per il Sanremo del 1983, brano a mio avviso bellissimo ma troppo raffinato per la kermesse dove l’ho proposto. Però quando lo canto nei miei concerti mi emoziono ancora anche perché è dedicato alla mia compagna. Lupo Solitario invece è una dedica alle radio, a tutti i DJ di allora, perché grazie a loro le mie canzoni venivano trasmesse molto spesso. Sono loro che scoprirono Teorema, Week End e Schiavo senza Catene. Ma…. i DJ di allora avevano la libertà di scegliere!

Come e perché viene scritta Lupo solitario D.J.?

Venne scritta durante una notte, di ritorno da un concerto. É la descrizione del viaggio che stavo facendo, del paesaggio autostradale, con tanto di grill e camion fermi come bisonti a riposare. Quando la radio diventa il tuo compagno di viaggio, ci parli anche, e se poi ti trasmette ancora meglio!!! Parla comunque di questo nostro lavoro faticoso, del senso di smarrimento che provi ad essere sempre in giro, ma anche degli incontri e delle grandi soddisfazioni che il pubblico sa darti.

Un album tributo ad Herbert Pagani: La mia generazione che ti vede al fianco di altri prestigiosi nomi della scena. Dov’è nata questa idea?

Perché nessuno ha più parlato del mio amico Pagani. Nessuna radio, nessun giornale l’ha ricordato in tutti questi anni. E pensare che ha scritto dei gioielli che io ho voluto riproporre con questo doppio cd dedicato alla sua grande arte. 21 brani eseguiti con strumenti acustici, pianoforte, chitarra, mandolino, quartetto d’archi, arrangiati in modo da non soffocare il respiro dei suoi testi.

Sono veramente contento del risultato e felice del riscontro che sta avendo. Poi ho voluto che questa mia iniziativa fosse anche condivisa con amici e colleghi che stimo e così ho chiamato, Ron, Finardi, Concato Mirò. Fortis, Giovanardi, Moni Ovadia, Shapiro, Syria, Nuti, Simonluca, Treves, Oreglio ho coinvolto la sorella di Herbert, Caroline, che ha recitato alcune introduzioni e Anna Jencek che oltre essere stata amica dei vent’anni di Herbert è stata una fonte di preziosi aneddoti e consigli che mi sono serviti per arricchire la mia conoscenza di Herbert.

Un album che vuole rappresentare il tuo grazie all’amico?

Certamente

Il titolo dell’album è anche un brano potremmo dire che ha in se un messaggio diretto, lo commentiamo?

La mia generazione oltre ad essere il titolo di un brano che Pagani ha dedicato alla sua famiglia l’ho utilizzato per dare il nome all’intero lavoro. Questo per sottolineare come la sua e la mia generazione hanno avuto la fortuna di vivere in un momento forse irripetibile, dove l’entusiasmo e la voglia di cambiamento diventava creatività e difatti non a caso in quell’epoca sono usciti brani intensi che ancora adesso ascoltiamo stupiti chiedendoci “ma come hanno fatto”?

Gatti che attraversano la strada !ecco cosa eravamo.

Si studia per il prossimo Sanremo quant’è cambiato a tuo avviso?

Mah! Dovrebbe essere una fiera della musica italiana dove tutti dovrebbero avere la possibilità di fare sentire la propria musica, invece ci vanno sempre gli stessi. Si dovrebbe cambiare lo statuto e fare in modo che chi ci è stato un anno per due non ci possa tornare. Così ci sarebbe una rotazione che permetterebbe a più artisti di partecipare.

Possiamo salutarci citando una frase da Lupo Solitario D.J.?

E… questa notte insieme a te Lupo Solitario per favore dacci dentro!!!

Foto: Ufficio Stampa

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