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A raccontare percorsi artistici fra musica, televisione e radio con Donatella Rettore che in questo periodo parlando di sè si definisce “Stralunata“.

Potremmo presentare così Donatella Rettore, alla pubblicazione della sua prima raccolta con 2 cd, tra le quali alcune canzoni inedite, come “Stralunata” e “Primadonna“, e un dvd con le più rappresentative apparizioni in tv sulle reti Rai.

Al microfono di Patrizio LONGO incontriamo un personaggio che durante la sua carriera ha sperimentato diverse forme espressive della comunicazione. In questo periodo si sente un poco: “Stralunata“? Donatella Rettore! Ben trovata!

Ciao! Come stai?

Benissimo! Eccoci a parlare di questo cofanetto che ti vede davvero stralunata?

Sì, ma tutte noi donne dello spettacolo, come anche tutti gli uomini che fanno questo lavoro, qualche volta siamo un po’ stralunate. Ecco, stralunati per essere anche un po’ più felici di quello che normalmente si è, in questo periodo un po’ opaco come realtà sociale. Non viviamo un momento di splendore, ma un momento di leggera nebbiolina. Speriamo che l’essere un po’ stralunati ci aiuti a venirne fuori.

Un cofanetto che è anche una sorta di raccolta, con due cd e un dvd che includono anche due canzoni inedite, “Stralunata” e “Prima donna”?

Parte dalla “Rettore che ha cominciato” e arriva fino alla “Rettore di adesso”.

È anche un voler fare il punto della situazione?

Sì, è voler vedere cosa si è fatto. Certo, dentro non c’è proprio tutto quello che ho fatto, perché io – che sono un’anima in pena – ne ho combinate di tutti colori. Anche artisticamente. Per esempio, manca la mia parte teatrale, o quella cinematografica.

E questo, probabilmente, è di buon auspicio per il prossimo?

Per il prossimo “Stralunata 2”.

Un cofanetto pubblicato lo scorso 19 settembre, che è un voler vedere un momento della carriera artistica di Donatella Rettore. Mi farebbe piacere raccontare i momenti più importanti della tua carriera, a partire dal ’77, quando…?

Quando ho fatto successo in Germania!

Sì, proprio lì! Com’è stata quell’avventura?

È stata una bellissima avventura, che continua ancora, perché in Italia non mi voleva nessuno. Nessuno credeva in questa… avevo appena finito il liceo… in questa ragazzona veneta. Dicevano: «È belloccia ma non è bella», «È bravina ma non è brava», «In fondo queste cantautrici con la chitarra… sono meglio i cantautori.» In Italia, si sa, il maschio ha sempre la meglio sulla femmina. E così io ho cominciato a divertirmi, a non abbattermi. E ho cominciato dalla Germania, dove invece mi hanno accolto.

È il ’77, e nello stesso anno ti presenti al Festival di Sanremo?

Non è che mi presento: è la mia casa discografica che dice «Insomma, questa piace a tutta Europa, dobbiamo portarla a Sanremo.» E lì partecipavo come debuttante, fra i giovani.

Tra le note trovo che lanciasti caramelle sul pubblico?

Caramelle scoppiettanti, caramelle bomba!

Era una scelta che da subito ti ha reso un poco irriverente. Eri troppo avanti rispetto ai tempi. Rimasero tutti basiti da quest’atteggiamento?

Sì, rimasero tutti scioccati, però io trovai la casa discografica giusta e da allora, piano piano, anno dopo anno di gavetta, siamo arrivati al ’79, a “Splendido splendente” e al grande successo in Italia.

“Splendido splendente”, una delle canzoni culto di Donatella Rettore, inserita nella raccolta in distribuzione in questi giorni. Come nasce questa canzone?

Innanzitutto nasce proprio letterariamente: io ho sempre avuto questa invidia – io sono interprete parlamentare – questa invidia verso i cantanti anglosassoni, che hanno questa lingua così facile, così musicale, così onomatopeica. È facile da usare per scrivere canzoni, soprattutto canzoni ritmate come le mie. Per cui ho cercato di addentrarmi nella lingua italiana, di scovare delle parole che potessero essere altrettanto onomatopeiche e musicali. Appunto: splendido splendente, in inglese non lo trovano.

Era quasi una sfida?

Sì che era una sfida!

Alla fine dei ’70 anzi 1980 un altro singolo: “Cobra”, che rappresenta?

Erano dei grandi long-play, “Brivido divino” – che conteneva “Splendido Splendente” – e “Magnifico Delirio”. Se si ascoltano quei cd…

Quei dischi! Parliamo di long play…

Quei long play, certo, anche perché è ritornato di moda il vinile…

Appunto!

Sono tutte canzoni che io rifarei adesso, e che rifaccio. Per esempio, al concerto di quell’anno feci “Cobra” – chiaramente – ma rifaccio, riadattata, “Le mani”, che è un pezzo formidabile, bellissimo: un pezzo blues, jazz. Studio jazz da dieci anni, ormai, e l’ho voluto mettere in pratica nel concerto di quest’anno.

Accennavi al mondo anglosassone, e adesso ci parlavi di jazz. Tu hai sempre sperimentato con la musica, sei stata sempre un passo avanti rispetto ai tempi?

Che vuol dire essere un passo indietro, quando vuol dire non essere “in time” e vuol dire essere sfasati, stralunati.

Era il 1981, quando Donatella Rettore portava in Italia – per la prima volta – lo ska?

E non lo portavo male, lo portavo fatto benissimo! Tant’è che ho fatto tutti i festival con i Bad Man, con i Divo, e mi sono divertita un frego perché se c’è un tipo di musica che è divertente è proprio lo ska. Non puoi non divertirti, non puoi non saltare.

Ci spieghi qual è il segreto attraverso il quale le tue canzoni, a distanza d tanto tempo, riscuotono ancora tanto successo. Anche in discoteca, nelle feste, perché hanno ancora tanta energia da trasmettere?

Ma perché sono state scritte da una che ama divertirsi. Io soffro, anche, e avendo fatto il liceo linguistico ho avuto a che fare con tutti i poeti francesi: Baudelaire, Rembeau, Verlaine fanno chiaramente parte del mio background, della mia storia. Però mi piace il divertimento, la mia adolescenza io lo vissuta con film come Hair e Tommy, con Elton John che faceva il re del flipper. Ho vissuto dei momenti in cui la musica era puro divertimento, oltre che cultura.

“Stralunata”, il cofanetto di Donatella Rettore, al microfono di Patrizio LONGO. Potremmo definirla la tua seconda raccolta, visto che nel 1982 pubblicavi “Super rock rettore”?

Sì, ma questo è il mio primo dvd! È come mangia e bevi: qui si ascolta si vede.

Quindi un contributo integrale, non parziale?

È un contributo integrale. Siccome io ho fatto tanta roba, questo dvd dura quasi due ore. Più di così non poteva durare.

Si tratta di un dvd prodotto da Sony BMC in collaborazione con RaiTrade per la regia di Salvo Guercio.

Certo! E da un’idea di Leandro Leandri.

Adesso volevo farti una domanda, alla quale naturalmente puoi non rispondere, per una scelta professionale.

Ma perché? Io se mi fai una domanda ti rispondo!

Nel 1983, quando Donatella Rettore è proprio all’acme della propria carriera artistica, decide di cambiare etichetta. Passa dalla CGD a alla Caselli?

Non l’ho deciso io. Ero molto giovane, e non ero tanto in grado di decidere. Avevo un produttore che fino ad allora mi aveva sempre consigliato per il meglio, mentre quella volta si è fatto un po’ gli affari suoi.

In una carriera un poco eclettica, un poco “fuori” come la tua, sembrava una scelta abbastanza azzardata ma comprensibile.

No. Esattamente una settimana dopo ho chiesto la liberatoria, perché volevo ritornare con quel gruppo di ragazzi con i quali avevo cominciato, che stavano all’Ariston e che erano il mio gruppo.

Adesso facciamo un salto indietro nel tempo, in un tempo non troppo remoto. Vorrei che tu mi raccontassi il tuo incontro, nell’87 con Giuny Russo.

Non l’ho incontrata nell’87, era anche lei nel gruppo CGD, ora Warner. Ci incontravamo sempre nei corridoi e nelle messaggerie: andavamo nei bagni e cantavamo, duettavamo.

Cosa ricordi di quel periodo?

Mi ricordo che ci divertivamo. Almeno a cantare, ci si divertiva tantissimo! A creare, a inventarsi delle cose, a sperimentarle e stravolgerle. Giuny era una come me, un’eclettica con una voce inesauribile. Non solo una voce divertente, ma anche una voce che toccava dei punti a volte dolorosi.

Quanto ha di autobiografico la musica di Donatella Rettore?

Ha molto di autobiografico, ma anche di biografico, perché io a volte raccolgo confidenze da mie amiche e le traduco in testi. Io non posso vivere tutto! Ad esempio, il “Porco romantico” non è Claudio (Rego, suo marito – ndr). È una storia d’amore che io ho vissuto in terza persona tramite le confidenze di una mia amica, che tra l’altro è piuttosto famosa. E lo è anche lui, però non si può dire di più.

Al microfono di Patrizio LONGO con Donatella Rettore, per raccontare di questo cofanetto che rappresenta, in un certo senso, l’opera musicale di quest’artista?

È divertente, questo cofanetto, è divertente! Da vedere e rivedere, scopri delle cose… io ne ho combinate, sono veramente Lucignolo.

Svelaci qualcosa?

Ne ho combinate di tutti i colori, guardati il dvd e ti divertirai. Sono veramente un attrice comica, e lo sono sempre stata.

Donatella, raccontami perché il tuo singolo del ’76, “Laiolà”, non è stato inserito nella raccolta. C’erano troppe canzoni?

Ne mancano tante, di canzoni “Laiolà” ha avuto successo solo all’estero e non in Italia. Qui ha avuto successo in concerto, perché l’ho presentata per la prima volta l’anno scorso. L’abbiamo riarrangiata, rifatta, ed ha ottenuto un grande successo di pubblico. Quasi quasi la registro un’altra volta…

Hai pensato anche di pubblicare un libro con tutte le foto di questo percorso. Chissà quante ne avrai, quanti ricordi in immagini?

Sì, ne ho tantissime, ma dovrei fare un lavoro di ricerca impiegando almeno quattro o cinque studenti bisognosi di soldi, che mi diano una mano. Anche per catalogare: ho veramente tanta roba.

In quasi chiusura del nostro incontro: a tuo parere, rispetto al passato, il mondo della musica è cambiato?

Eh, qui cominciano le dolenti note.

Come al solito sei sempre libera di non rispondere.

Sì, è cambiato. Sto facendo del mio meglio perché si ritorni… hai presente il bellissimo film degli anni ’80, di Robert Zemeckis, “Ritorno al futuro”?

Sì, certo, quello è un film di culto.

Io vorrei avere una macchina che mi permettesse di andare nel passato per farlo diventare futuro.

Che bel pensiero. Donatella, io ti ringrazio per la disponibilità e ti auguro un mega in bocca al lupo per una carriera ancora più fortunata rispetto a quella che hai avuto fino ad oggi.

Ti ringrazio, sei troppo buono.

Un abbraccio forte!

E io lo auguro a te e a tutti i tuoi seguaci!

Alla prossima. Ciao Donatella!

Alla prossima. Ciao!

Ascolta intervista audio.

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