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Un emozionante tour lo accompagna in giro per i teatri italiani, dove stabilisce un feedback più intenso rispetto al passato con il proprio pubblico. Da sempre protagonista indiscusso nelle scelte compositive. Al microfono di

EXTRANET

incontriamo

Sergio Cammariere

per continuare a condividere gioie, emozioni, sentimenti di un nostalgico compositore che anche questa volta emoziona il suo pubblico regalando un nuovo successo.

Al microfono di Patrizio LONGO, un graditissimo incontro. Si è appena concluso l’appuntamento leccese del suo tour: Sergio Cammariere. Benvenuto Sergio!

Grazie per quest’intervista! Noi facciamo tanti concerti, è chiaro, ma quello di stasera è stato speciale. Con me c’era la “Magna Grecia”, un’onorata orchestra sinfonica pugliese, diretta dal maestro Paolo Silvestri. Insieme a me c’erano anche Amedeo Ariano alla batteria, Daniele Mencarelli al contrabbasso e Bruno Marcozzi alla percussioni.

“Cantautore piccolino”, è la raccolta che ti sta vedendo protagonista nei principali teatri italiani. Con un nuovo appeal nei confronti del pubblico: più intimo, più personale?

Sì, ci sono momenti intimi, come ci sono momenti autoironici, sentimentali… la musica è un arte dell’anima, così quando il compositore crea direttamente con la sua anima accadono le cose che sono successe stasera: il pubblico tutto in piedi, le ovazioni, a testimoniare che c’è stata condivisione, che qualcosa è stato trasmesso.

Dove nasce l’idea di “Cantautore piccolino”, questo progetto musicale, questa raccolta che – tra l’altro – include degli inediti e dei tributi importanti, anche a grandi maestri della musica italiana di fine anni ‘70?

Il titolo “Cantautore piccolino” è quello di una canzone che abbiamo composto con

Roberto Kunstler

nel ’93. L’abbiamo incisa nel 2001, ed è entrata nel primo, storico cd “Dalla pace del mare lontano”. Si tratta di un omaggio a tutti i grandi cantautori, da De Gregori a Bruno Lauzi, da Endrigo a De Andrè.

Sergio Cammariere ha uno spettro musicale veramente a 360°. Ascolta jazz, musica italiana, bossanova. Esiste una nicchia, particolare, nella quale metti un tuo genere che sia lontano da ciò che poi porti sul palco?

Diciamo che tutti i miei ascolti sono fondamentali per la mia composizione. Ascoltare musica classica, come Beethoven e Bach, mi ispira molto. Continua ad essere una fonte intuitiva ed immaginativa: Brahms, Wagner, Mahler, Chopin, ma anche i compositori moderni, del ‘900, come Satie, Debussy, Ravel, Stravinskij, Mahler…

La prima fase della tua carriera era orientata alla composizione di colonne sonore. Com’è stato il passaggio al grande pubblico, e quindi l’arrivo a Sanremo? Seguito poi dal successivo ritorno, nel 2008, con questa bellissimo canzone.

Credo che Sanremo sia la trasmissione televisiva musicale più importante del nostro paese, e quindi una vetrina ad hoc per chi ha una canzone. Certo, la gavetta è stata lunga, e oltre alle colonne sonore ho fatto anche musica per teatro. Già negli anni ’80 componevo le mie prime canzoni, però ho avuto la possibilità di realizzarle, e di avere una casa discografica come la EMI, nel 2000.

Stiamo parlando di musica, che è sempre evocatrice di ricordi. Per te questi ultimi sono gabbie dorate oppure esperienze di vita e, quindi, modi per affrontare meglio il presente?

Nel ’93 io e

Roberto Kunstler

incidemmo un disco, passato inosservato, molto cantautoriale. Si chiamava “I ricordi e le persone”, ed era proprio centrato su quello che mi chiedi. Perché i ricordi e le persone fanno parte di noi, ma solo poche cose belle rimangono nel cuore. Chiaramente nei miei ricordi ci sono Crotone, Firenze e tutta la mia adolescenza passata sul Mar Ionio ad osservare il mare. È stato veramente fondamentale per la mia memoria, che è piena delle tre cose che mi avvolgevano da piccolo: il cielo, il mare, la terra.

Quanto hai avvertito la sensazione dell’abito stretto, quando vivevi a Crotone. Dalle tue dichiarazioni si ha spesso la sensazione che, ad un certo punto, la tua città fosse per te una bellissima realtà, ma troppo piccola?

Beh, come tutte le realtà del sud: per dedicarsi al proprio sogno bisogna abbandonare, tagliare il cordone ombelicale una volta per tutte. Quindi, a diciotto anni ho lasciato Crotone per dedicarmi completamente alla musica.

Hai confermato in questo 2008 quella che io definisco “la regola di Sanremo”: il vero vincitore del festival non è colui che arriva primo, ma sempre uno di coloro che ottengono posizioni meno buone, che poi si traducono in grandi successi di vendita. Confermi questa realtà?

Si, siamo tutt’oggi nella top-ten e, nonostante siano entrati Vasco, Jovanotti, i Rem, Amy Winehouse e Duffy, ancora ci salviamo. Ci difendiamo, in qualche modo.

Qui si conclude il nostro incontro. Ti ringrazio, e spero di rincontrarti quanto prima.

Grazie Sergio!

Grazie a voi!

Ascolta intervista audio.

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